Minnesota Clay

Minnesota Clay

Regia: Sergio Corbucci.
Con: Cameron Mitchell, Georges Rivière, Ethel Rojo, Pietro Tordi, Gino Pernice, Fernando Sancho, Antonio Casas, Nando Poggi, Diana Martin, Alberto Cevenini, Anthony Ross.
Durata: 86 minuti
Anno: 1964

Visto nel DVD Hobby & Work. Master ottimo. Film da vedere. Bellissimo il finale crepuscolare e di grande suggestione.

Ho scritto una recensione recentamente per un sito Americano, in inglese ovviamente:

http://fistfulofpasta.com/index.php?go=reviews/minnesotaclayss

(Scherpschutter = simondibelgio)

C’è un programma a destro (babelfish) chi fa una traduzione, ma non è un granché (Minnesota Clay diviene argille di minnesota ecc.)

Film interessante, che punta gia su Django e Il Grande Silencio

Un western all’italiana molto interessante,perchè, sebbene in parte influenzato dal western classico americano, ha già in nuce molti elementi dei migliori western corbucciani degli anni a seguire.Molto buono il cast,con una menzione speciale per il vilain principale interpretato da Georges Rivière,è un peccato che l’attore non abbia,a quanto mi risulta,recitato in altri western.

Visto oggi nell’ottimo (incredibile ma vero) dvd H&W, che presenta un master video pulito con un buon audio, naturalmente zero extra ma tantè.
Il film di Corbucci è molto carino ma non mi ha entusiasmato più di tanto (al contrario di come fino ad ora hanno fatto tutti i suoi western che ho visionato).
La pellicola pare godere di un ottimo budget, ripercorre molto il western americano classico, comunque Corbucci lo farcisce di alcune “genialate” niente male(soprattutto nell’ultima mezz’ora).
Il protagonista, Minnesota Clay è un uomo verso i cinquant’ anni un po’ imbolsito ma ancora agile come un gatto (vedi sequenza dove da cavallo si getta a terra per abbracciare un fucile), in un primo momento lascia un po’ perplessi la scelta di Mitchell come protagonista, poi però si rivela azzeccata.
Presente il grande Fernando Sancho.

Concordo, ottima interpretazione, a tratti mi ricordava Lee Van Cleef ne i giorni dell’ira.

Molto bella la “banderuola” Ethel Rojo.

Cavolo, bel film! Non pensavo…

Tirava decisamente una buona aria per il western nostrano se si pensa che contemporaneamente Leone girava “Per un pugno di dollari”, usando le stesse scenografie. La trama del film di Corbucci ha tantissimi punti in contratto con il film di Leone e ci sono numerose anticipazioni dei suoi western “maggiori”, a cominciare dal saloon come teatro di ammazzamenti. Film molto americano a cominciare dalla composizione classica ed elegante delle inquadrature, ma a differenza di altri prodotti analoghi i colori, le scenografie, le musiche e soprattutto i costumi (spesso vero punto debole di molti primi euro-western) sono di gran classe. Non fosse per la legnosità diffusa degli attori, non avrebbe nulla da invidiare ad un buon prodotto americano. Ma non è solo una buona imitazione, c’è anche qualcosa in più, un che di strano, a cominciare dal protagonista crepuscolare e menomato. Come (per forza di cose) nel capolavoro di Leone, anche in questo si sente l’influenza del cinema giapponese, non solo per il riferimento diretto al mito del samurai cieco Zatoichi, ma per la violenza stilizzata e la melodrammaticità surreale di alcune scene.

La prima parte è carina, il secondo tempo notevole, ma gli ultimi venti minuti sono davvero grande western. In particolare…

è strepitosa la scena della morte della bonona Ethel Rojo, davvero un gran pezzo di cinema, con niente da invidiare ai classici americani. Temevo per il lieto fine, invece con un ultimo colpo di classe Corbucci aggiunge una nota triste: Minnesota Clay spara agli occhiali che gli permetterebbero una vita normale e si allontana verso una probabile e imminente morte: è il primo dei perdenti corbucciani.

Mitchell è gonfio e bolso, ma ha l’aria giusta, ricorda allo stesso tempo John Wayne (è doppiato dal solito Emilio Cigoli) e il Dean Martin alcolizzato di “Un dollaro d’onore”. Impressionate in alcune inquadrature la somiglianza del cattivo dandy Rivière con Lee Van Cleef, non ancora riscoperto da Leone. L’unico già perfettamente “spaghetti” è uno straripante Fernando Sancho con tanto di treccine.

Il film ha sorpreso anche me, mi aspettavo qualcosa di più inamidato, invece l’ho trovato scritto bene e non scontato. Ma io non ho interpretato così il finale:

poco prima, Clay viene redarguito dalla figlia: “Mi raccomando, il dottore ha detto di tenere sempre gli occhiali”. Appena solo invece, compie un gesto di libertà e indipendenza (un pò sciocco ma vabbè) sparando alle lenti: il fatto che le vediamo centrate in pieno, significa che come minimo ci vede a sufficienza, quindi non lo trovo un finale così mortifero.

In oda su RaiSat Cinema Sabato 23 Gennaio alle ore 11.00

visto finalmente quest’anno su rai movie grazie al SOLITO TARANTINO, veramente notevole , mitico il protagonista e ancor di piu’ la perfida mora;)

Doppiaggio:
Cameron Mitchell: Emilio Cigoli
Georges Riviere: Nando Gazzolo
Ethel Rojo: Rita Savagnone
Fernando Sancho: Luigi Pavese
Diana Martin: Maria Pia Di Meo
Alberto Cevenini: Massimo Turci
Julio Pena: Gualtiero De Angelis
Antonio Casas: Giorgio Capecchi
Gino Pernice: Gianfranco Bellini