Moonlight aka The afghan (Paula van der Oest, 2002)

Gioiellino scoperto per caso, cooproduzione di maggioranza olandese ambientata e girata in Lussemburgo, con una regista plurinominata agli oscar e uno sceneggiatore che è un mestierante di vecchia data (Carel Donck), autore negli anni settanta di script di sexploitation come Tre adorabili viziose e Una donna come Eva. Insomma, nonostante i nomi non dicano nulla al pubblico italiano è gente che il cinema lo sa fare.

Il film ha una solida struttura di fondo genuinamente thriller, sulla quale però si innestano anche uno spunto di partenza di denuncia sociale, uno sguardo sociologico, degli sviluppi coming of age, dei simbolismi e delle sequenze di suggestione poetica. Con qualche accennata spolveratina da droga movie.
Uno di quei film con protagonisti ragazzini ma destinati ad un pubblico di adulti, come Lasciami entrare o Kisses.

I primi dieci minuti ti acchiappano e sono già densissimi a livello visivo e di contenuti:
una fermata di autobus in mezzo al bosco, scendono un uomo e un ragazzino di origini afghane; subito dopo passa un auto con a bordo dei loschi individui, l’uomo fa salire il ragazzino. Dagli aerei bassi che in continuazione sorvolano la zona capiamo che siamo vicini all’aeroporto. L’auto si sposta di qualche centinaio di metri in una zona del bosco più appartata, il ragazzino viene fatto scendere e gli viene consegnato un rotolo di carta igienica. Si tratta di un corriere della droga, deve cagare fuori gli ovuli. Il ragazzino non riesce ad evacuare se non in parte, il tempo trascorre, gli energumeni si agitano; si sente arrivare in lontanaza una famigliola, i trafficanti decidono di scappare, prima recuperano gli ovuli già evacuati e poi sparano al ragazzo abbandonandolo. Egli però non è morto, sanguina molto ma riesce a trascinarsi nel capanno degli attrezzi di un’isolata casa di lusso che sta lì nei paraggi. Nella casa vive una famiglia altoborghese, la giovane figlia sta esercitandosi al pianoforte quando si accorge di aver avuto le sue prime mestruazioni e di essersi macchiata abbondantemente. Spaventata cerca conforto dal padre che però sta ricevendo una cliente nello studio (è psicologo) e non può darle supporto. La ragazza corre allora fuori di casa e si rifugia nel capanno degli attrezzi dove si rannicchia per calmarsi. Lì incontra il ragazzino che è in fin di vita. Con questo incontro prende il via il plot vero e proprio.
La ragazzina nasconde e cura il giovane ospite, che però è in pericolo perché i trafficanti stanno battendo la zona e continuano a perlustrare i dintorni della casa. Appena il ragazzo è in grado di camminare lei decide di portarlo in salvo ed insieme partono per una rocambolesca fuga verso la città.
Il confronto tra culture e status sociali differenti, i primi tentativi di comunicazione, il feeling sempre più stretto che si instaura, scocca la scintilla dell’amore, al contempo assistiamo all’assaporamento della libertà e ai conseguenti tentativi di indipendenza, alla necessità di cavarsela da soli. E poi inevitabilmente la scoperta del sesso.
Il tutto costantemente braccati ed in fuga.
Epilogo drammatico e potente.

Controversa la scelta di mostrare sequenze contenenti scambi affettuosi ed effusioni piuttosto esplicite, con la giovane protagonista ripetutamente inquadrata a seno scoperto; dopo tutto il clamore (con relativi strascichi legali) suscitato ancora oggi dal film di Pier Giuseppe Murgia non pensavo che negli anni 2000 in Europa (ma il discorso vale anche per gli USA) fosse possibile proporre immagini di questo tipo. È pur sempre vero che la produzione è della liberale Olanda, ma la cosa mi ha comunque spiazzato.

Lasciando da parte questo discorso, che in ogni caso è un dettaglio all’interno dell’opera, siamo di fronte ad un film valido, curato, completo, con un’anima che vibra e delle cose da dire. E che comunque fino alla fine non tradisce la sua essenza di film di genere, somministrando la tensione che promette fin dal manifesto e dal titolo (il titolo francese è “Les proies”, → le prede) in modo cadenzato ed efficace nel corso di tutto lo svolgimento della vicenda.

Il dvd francese ha l’audio inglese (lingua in cui il film è girato) e francese e sottotitoli francesi.
https://www.amazon.it/proies-Edizione-Laurien-Van-Broeck/dp/B0006IQMLC/ref=tmm_dvd_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=1628815156&sr=1-28

Non so perché ma credo che piacerebbe a @Giorgio_Brass , peccato che non sia più attivo su questi lidi, chissà se l’ha visto…

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