Morricone e le dubbie paternità: un ladro di royalties?

Non ci credo. Allora Morricone non era ancora così celebre da poter imporre certe decisioni. E comunque sia Alessandroni dovrebbe soltanto che essergli grato considerato che ebbe una svolta alla sua carriera proprio grazie a quella colonna sonora. Mi ricorda, e scusate se vado fuori argomento, quanto disse Sterling Morrison a proposito della produzione di Andy Warhol per il primo album dei Velvet Underground. Warhol non produsse un bel nulla dal punto di vista tecnico-artistico. Non era un musicista e non era un uomo di studio di registrazione. Ma i soldi per il disco ce li mise lui e se così non fosse i Velvet Underground sarebbero rimasti a suonare nei localini. La gratitudine è una cosa difficilissima da riconoscere.

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Era comunque più famoso di Alessandroni. Questa era una prassi messa in atto saltuariamente negli anni dal maestro, specie quando si affidava a specialisti o session men dedicati e pagati ad hoc per arrangiamenti, ecc., di cui tuttavia il maestro si attribuiva la titolarità compositiva: Amedeo Tommasi mi diede lumi su questa pratica consolidata, rivelando che il maestro disponeva di un agguerrito stuolo di avvocati, in caso.

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Adesso si scoprirà che tutte le più belle colonne sonore non sono sue, mentre quelle brutte sono state proprio composte da lui. :smile:

In ogni modo, è palese che il leitmotiv de Gli intoccabili riprende il tono minaccioso e di suspense de Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto.

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Beh, adesso non stiamo a calcare troppo la mano sull’estremo opposto. Ripeto, si tratta di una prassi occasionale e che riflette la volontà compositiva di avvalersi di virtuosi o specialisti ad hoc. Intendiamoci, Morricone può imporre queste scelte tranquillamente alla RCA, di cui ha praticamente risollevato le sorti finanziarie all’inizio degli anni '60, che erano in cattive acque, con il 45 giri di Gianni Meccia “Il barattolo”.

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Uuuuh! Qui rischio di ritrovare il tutto in un altro topic con un titolo tipo ‘Le disgrazie finanziare della RCA Italiana’, però una cosa la devo scrivere. La RCA Italiana rischiò veramente la chiusura (quanto meno il trasferimento a Milano) perché loro praticamente stavano facendo i soldi con Harry Belafonte ed Elvis, ma come parco artisti italiani stavano messi maluccio (avevano Nilla Pizzi come artista di punta e si erano fatti scappare Modugno). Cosicché chiamarono quel genio che fu Vincenzo Micocci che come primo artista mise sotto contratto proprio Meccia e il resto è storia.

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