Morto Alexander Solzhenitsyn

Lo scrittore russo aveva 89 anni

Alexander Solzhenitsyn, dissidente sovietico e scrittore è morto all’età di 89 anni. Ad ucciderlo, secondo quanto riportato da alcune fonti, sarebbe stato un attacco cardiaco. L’autore di “Arcipelago Gulag” e di “Una giornata di Ivan Denisovic”, vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1970. Pur malato da tempo, continuava ad occuparsi delle sue opere, un’edizione completa delle quali è uscita in Russia proprio nei mesi scorsi.

La notizia è stata data dal figlio Stepan. Secondo le parole del figlio, la morte è avvenuta per “un improvviso arresto cardiaco”, alle 23:45 di domenica, ora di Mosca (le 21:45 italiane).

Nel 1974 lo scrittore era stato privato della cittadinanza sovietica ed espulso dall’Urss. Aveva quindi vissuto in Germania, in Svizzera e infine negli Stati Uniti. Era tornato in Russia nel 1994, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Molto amato in Occidente ma non così apprezzato nel suo paese, Solzhenitsin fu lo scrittore che per primo ruppe il velo di silenzio che circondava i Gulag dell’Unione Sovietica. Il suo primo romanzo breve, “Una giornata di Ivan Denisovic” che comparve nel 1961 sulla rivista “Novyj Mir”, fu un evento politico ma insieme letterario di straordinario rilievo. Momento fondamentale della sua fortuna insieme a “Arcipelago Gulag”, l’opera in tre volumi comparsa nel 1974 che gli costò l’espulsione dal paese dove era nato nel 1918 a Kislovodsk e dove, rientrato nel 1994, è morto.

“Una giornata di Ivan Denisovic” raccontava appunto in modo esplicito, con i dettagli crudi della vita quotidiana, la realta’ di campi di concentramento staliniani dove lo stesso scrittore fu recluso per oltre 10 anni a partire dal 1945, reo di aver alluso in modo improprio a Stalin in una sua lettera. Era stato poi riabilitato ma la battaglia di Solzhenitsin
contro il potere sovietico è di quelle che durano una vita e nei successivi romanzi torna in modo esplicito e drammatico la sua denuncia del terrore staliniano che però viene anche espressa con la lingua e la forma di un grande talento letterario.

Una popolarità che gli vale nel 1970 il premio Nobel per la letteratura. Dopo il grande ciclo polifonico intitolato “La ruota rossa” a metà degli anni '70 arriva appunto Arcipelago Gulag, la sua opera colossale che ha causato la sua espulsione dall’Urss. Raccoglieva infatti dati, racconti e documenti mai così dettagliati fino a quel momento sulle deportazioni e i lager dell’epoca staliniana: Solzhenitsin lo aveva potuto portare a termine in 11 anni di lavoro grazie all’aiuto di compagni di prigionia e amici.

Dopo la cacciata dall’Unione Sovietica si stabili’ a Zurigo. Andò poi a vivere negli Stati Uniti dove rimase fino al 1994. Anche nei suoi anni occidentali Solzhenitsin aveva continuato pur a distanza la sua critica aspra e basata sull’esperienza personale e sulla forza della sua scrittura all’Urss. Anzi lo scrittore dedicò larga parte degli anni del suo esilio ad una serie di conferenze in giro per gli Stati Uniti e per il mondo dove raccontava in prima persona la sua testimonianza di dissidente. Tornato in patria però Solzhenitsin non ebbe quella calda accoglienza che forse si aspettava e l’ostilità nei suoi confronti rimase. Soltanto dopo il 2000 Solzhenitsin si era in parte riconciliato con il suo amato paese incontrando per la prima volta il presidente Vladimir Putin.

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