Visto Giovedì sera al cinema, devo dire che non mi ricordavo molto il film originale, anche se poi Branagh si rifà ovviamente più al libro. Gran cast anche qui, Branagh che spadroneggia, interessante preludio, sceneggiatura ad orologeria. E poi che piacere vedere il pubblico in sala che se ne sta zitto per quasi due ore senza essere bombardato da effettacci speciali dell’ennesima boiata targata Marvel o DC. La cosa che mi ha più disturbato è l’eccessivo uso di CGI che di fatto botoxa tutte le immagini degli esterni, rendendole ridicole, poi scopro che il direttore della fotografia è Haris Zambarloukos, quello di Mamma Mia, e allora tutto torna. Ottimo responso al botteghino, per un film tutto dialoghi e niente action, Branagh ha annunciato di voler rifare anche Death on the Nile, sempre con lo stesso cast (se stesso) e sceneggiatore.
Il film lo andrò a vedere, si capisce: la storia della Christie è fantastica, e il cast di tutto rispetto. La memoria del film di Lumet è poi ben viva, nella capoccia. Ma quando ho visto il primo trailer e le foto di scena, sono rimasto sconcertato, e anche un pò scandalizzato, dai baffoni enormi, addirittura “eccessivi”, sfoggiati da Branagh. Su Poirot ho da tempo un’immagine ben precisa, grazie ad Albert Finney (il miglior interprete del personaggio, a tutt’oggi) e Peter Ustinov (attore splendido, anche se nei panni dell’investigatore belga era a volte un passo dalla caricatura): baffi curati ed aristocratici, non certo “vistosi”. Vengo poi a sapere che nei romanzi la scrittrice descrive la suddetta peluria facciale del personaggio come “monumentale”: vabbè, sarà. Ma a mio modestissimo parere, mr. Branagh ha davvero esagerato: c’è ancora una differenza fra “monumentale” e “ridicolo”…
P.S. Nelle nostre sale dal 13 dicembre: buttato nella “bolgia” delle uscite natalizie. Vabbè…
Curioso di capire che appeal possa avere nel 2017.
La letteratura gialla è cambiata, ma è anche vero che nel decennio scorso il cinema e la tv hanno recuperato largamente la figura di Sherlock Holmes, può quindi starci anche di riportare sul grande schermo il piccolo e paffuto investigatore belga ideato (e odiato) dalla Christie.
Mi incuriosisce, comunque: rimane sempre un capolavoro del genere anche al tempo del police procedural.
Quasi quasi stasera mi riguardo quello di Lumet.
Negli States il film commercialmente sta andando bene, oltreutto il suo budget non è certo quello dei blockbuster Marvel. Anzi proprio oggi è stato ufficialmente annunciato che “Death on the Nile” si farà…
P.S. Ciao, Blu! Piacere di averti visto, domenica sera. Un pò troppo velocemente, diciamo…
Assassinio fu il primo che lessi della christie e fu subito amore. Ancora oggi è una delle mie storie preferite! L’isolamento causato dalla neve, il treno fermo, un omicidio… che bello. Ovviamente ho adorato anche il film di Lumet. Questo lo andrò a vedere a prescindere. Però a chiappe un po’ strette. Sarà la canzone (terribile!) dei one republic nel trailer, sarà che è il 2017 e quindi rischia di essere snaturato per renderlo più moderno, come non so. Boh, vedremo. Voglio fidarmi di Branagh.
Io invece sono dubbioso sul doppiaggio di Branagh: non riesco a capire chi gli dia voce (naturalmente TRES “franscese”) nel trailer. Ma non mi garba granchè…
P.S. Sorpresa: uscita anticipata al 30 novembre! Meglio…
Gradevolissima riproposizione dell’Assassinio Sull’Orient Express affidata a Branagh. Il film è piacevole, elegantissimo e si lascia seguire molto facilmente. Fotografia esotica (urbana e non) meravigliosa, abbondantemente iniettata di CG ma mai pacchiana a mio parere (si vede l’intento di voler rendere un po’ fiabesco l’Oriente degli anni '30). Atmosfere molto affascinanti, Branagh “teatralizza” parecchio (anche e soprattutto a livello di mise en scene). Tuttavia il film non è perfetto. Il cast stellare (Depp, Pfeiffer, Defoe, Dench, Cruz, etc.) è sottoutilizzato. Defoe e la Cruz hanno dei personaggi che non richiederebbero nomi così blasonati; Depp è irritante (come al solito per altro) e svogliato (come al solito per altro), la Dench è sempre la Dench, ma certo le paginette di sceneggiatura che la riguardano sono quello che sono. Solo la Pfeiffer ha modo di farsi vedere per quel che vale. Branagh superomizza anche troppo Hercule Poirot, al quale manca solo la tutina Marvel (che compensa con i baffi antigravitazionali). Alla fine è Branagh al 100%, stiloso con accenti melodrammatici e melagomani, prendere o lasciare. Bello comunque come ovvia alla ristrettezza degli ambienti rendendo la regia estremamente dinamica e azzardata a livello di angoli di ripresa.
Concordo: a me, per quello che è, non è dispiaciuto. Non m’ha annoiato, l’atmosfera “gialla” è riproposta piuttosto bene, l’impostazione “teatrale” non m’ha dato fastidio, ma ce lo sapevo già, visto che c’è branagh. Non è assolutamente perfetto, ovvio, ma neanche deve esserlo, secondo me. M’è piaciuta tutta la parte iniziale che serve a presentare poirot, le vedute dei palazzi, la cartolina orientale. Forse quella cosa del bastone nel muro è stata un po’ troppo, ma vabbè. Molto fedele al libro, buono.
Apprezzato, nel complesso. Non ho buttato 7 euro, dài. Vedremo quello sul nilo come sarà.
L’ho visto un paio di volte, e mi è senz’altro piaciuto. Ottimo esempio di “bel cinema di una volta”: può andarlo a vedere anche un novantenne, senza restare frastornato (dal sonoro, da una storia aritificiosamente complessa, da troppe sparatorie e/o inseguimenti…). Regia elegante che si permette pure qualche virtuosismo (le riprese all’interno del treno dall’alto: roba da De Palma…), e messa in scena ineccepibile (fotografia super, scenografie e costumi da premio). Branagh attore, pur bravissimo (e sapientemente doppiato da Marco Mete: occhio, NON è la voce che si sente nel trailer!), appare però fin troppo in forma e vigoroso per impersonare il detective belga (addirittura…corre?! E pur sottolineando un paio di volte la sua passione per gastronomia e dolciumi in particolar modo, siamo lontanissimi dalla tonda e liscia “paciosità” di un Peter Ustinov, ancora oggi il miglior Poirot dello schermo, grande o piccolo). Il resto del cast, pur ricco e ben diretto, diciamo ha alti e bassi: la migliore è sicuramente Michelle Pfeiffer, mentre la Cruz e Dafoe (da me amatissimi) sono alquanto sprecati. Idem la grandiosa Judi Dench. Meglio allora Daisy Ridley, che oltretutto in acconciature e abiti d’epoca fa una gran bella figura. Discorso a parte per Depp: azzeccato come non gli succedeva da troppo tempo. Del resto ha 54 anni, non può fare sempre il sex symbol o il buffone. Si cerchi ruoli da caratterista, come questo: la sua carriera ne trarrà indubbio giovamento. Riassumendo, alla fin fine lo spettacolo “d’altri tempi” regge ed è godibilissimo. Ed è stato baciato, anche sul nostro mercato, da un (credo inatteso)
bel successo commerciale. Meritato.
Mah.
Ho finito di vederlo pochi minuti fa e devo dire che non mi sento di condividere dei giudizi così positivi.
Del buono c’è, per carità, ma insomma… per rendere una porcheria Murder on the Orient Express uno si dovrebbe impegnare assai.
Partiamo proprio dal buono. Il cast funziona, non c’è dubbio. La Pfeiffer su tutti, ma anche la Ridley (bellissima, il che non guasta), Judy Dench e Derek Jacobi si fanno notare in positivo.
Non affondare da questo punto di vista quando hai nella mente le interpretazioni di Lauren Bacall, Ingrid Bergman (la Cruz probabilmente quella che soffre di più il confronto) e Anthony Perkins è sicuramente un merito.
Il montaggio gira bene anch’esso, il film nonostante l’obbligata staticità degli ambiente scorre fluido e non annoia mai.
Fotografia con troppi steroidi di CGI, si è già detto. Regia: mmm. Branagh azzarda qua e là dei virtuosismi che non mi sono sembrati nelle sue corde, e tante scelte di composizione dell’inquadratura non hanno incontrato il mio gusto.
E veniamo alla scrittura. Se da un lato è giusto che un autore dia una sua interpretazione dei personaggi, dall’altro bisognerebbe maneggiare con cautela certi classici. Perché un Poirot umano, filosofo e persinoin preda alla nostalgia da amore romanticosi fa fatica a digerirlo: non stai riscrivendo il personaggio dell’ultimo best seller di James Patterson, stai toccando un totem della letteratura poliziesca, che oltretutto è stato già portato sullo schermo in innumerevoli occasioni, e intaccarne delle caratteristiche così importanti inevitabilmente fa storcere il naso. Vederlo pure alle prese con un inseguimento, poi…
Infine, il melodramma: il finale, a mio modesto parere, nel confronto con la versione di Lumet diventa una specie di Caporetto per Branagh.La sobrietà, la sintesi, l’eleganza di quel brindisi silenzioso che riassume le personalità dei dodici congiuranti erano semplicemente perfette. Qui il regista mette in scena una sorta di ultima cena coi dodici assassini/apostoli a tavola e Poirot che dopo il suo monologo mette loro in mano una pistola chiedendo di ucciderlo per farlo tacere. Michelle Pfeiffer si punta il revolver alla gola per poi scoprire che è scarico. Una roba francamente insostenibile, per quel che mi riguarda.
Musiche di Patrick Doyle di una banalità disarmante, per concludere in bellezza.
Insomma, film da sufficienza stiracchiata ad essere buoni.