Nella misura in cui... (Piero Vivarelli, 1979)

Cast: Duilio Del Prete, Elide Melli, Alessandro Vivarelli, Ottavio Alessi

Qualcuno l’ha visto? Il Davinotti lo cataloga come erotico, poi non so…
Il Mereghetti ne parla molto bene.

Proiettato al Trevi nella serata dedicata a Piero Vivarelli.

Nella misura in cui… è un film talmente personale… che è tutto vero. Ho raccontato la storia che è capitata a me, quando mi sono innamorato di una ragazzina che era la fidanzata di mio figlio, l’ho portata in vacanza… nella realtà era la Tunisia, mentre nel film la porto nel posto in cui avevo girato Il dio serpente. […] Ho raccontato quello che è successo, pensando di scandalizzare tutti, mentre non gliene è fregato niente a nessuno. Era fallita anche la società di distribuzione… Il film è stato un flop, anche se è un film al quale io voglio abbastanza bene, perché mi racconto. […] Raccontare la storia di uno che è stato parà della Decima Mas, che poi è diventato comunista, che poi si incontra con questa ragazzina che ha la mentalità di una diciottenne, con lui che vorrebbe avere la stessa mentalità ma non la può avere per forza di cose, perché gli anni ci sono, è stato molto facile. […] Il titolo, Nella misura in cui…, l’ho scelto perché era una tipica espressione sessantottina: nei discorsi politici e anche non politici, c’era sempre, era una specie di logo della sinistra» (Vivarelli).

http://www.csc-cinematografia.it/events_detail.jsp?IDAREA=16&ID_EVENT=364&GTEMPLATE=ct_home.jsp

Durata di 1:31:41

Sono un patito di film sessantottini e contestatari, peccato che questo sia un osso duro da trovare!

io ne ho una copia ottima, non ricordo la fonte.

Ti invidio! :mad:
Comunque la fonte sarà vhs o satellite o qualche tv privata, non si scappa :cool:

Si scappa, si scappa: c’è anche una terza possibilità.

Mmm, dvd non credo, non esiste.

Piero Vivarelli si racconta in modo estremamente trasparente, mettendosi a nudo forse più del dovuto, sembra quasi che ci siano delle forzature nel suo raccontarsi per ottenere un effetto “scandalo”, una reazione forte da parte del pubblico e della critica.

Si dipinge come sessuomane, volgare, burbero, talvolta violento, impulsivo, incoerente nelle scelte relative alle dinamiche della vita di coppia (nonostante segua indefessamente una sua coerenza politica, anch’essa estrema e trasversale nei confronti delle linee guida tanto della sinistra parlamentare che di quella extraparlamentare).

Sicuramente Vivarelli era un intellettuale sui generis e aveva una visione del mondo molto personale, influenzata dalle sue scelte politiche ma libera da ogni dictat ideologico.
Colpisce vedere come persone che si professassero nelle parole e nei fatti progressiste utilizzassero linguaggio e concetti attualmente considerati “sbagliati” ed inopportuni nello stesso entourage della sinistra: in particolare mi ha colpito la parola “mongoloide” usata più e più volte come insulto, oppure un certo modo di riferirsi e di relazionarsi ai neri.

Un film forse catartico per Vivarelli, che non ha remore nel mostrarci i propri diffetti, errori e abiezioni, ma che a mio avviso vuole anche mandare un forte messaggio di libertà.

Mi ha colpito vedere Ottavio Alessi nella parte di sé stesso, sembra gongolare abbastanza mentre si auto interpreta.

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