New Religion (Keishi Kondo, 2022)

Dopo la morte della figlioletta in un incidente domestico, Miyabi è afflitta dal rimorso e divorzia. Diventa una call girl e un giorno incontra un cliente particolare che vuole solo fotografare parti del suo corpo (prima la schiena, poi i piedi, le braccia, gli occhi). Nel frattempo inizia a percepire il fantasma della figlia mentre in città avvengono una serie di crimini misteriosi ed inspiegabili

New Religion si autoproclama un Japanese abstract sci-fi horror

sicuramente è molto giapponese, un po’ abstract OK (anche un po’ per forza visto che è un “micro budget”), sci-fi forse giusto perchè ci sono un po’ di techno-feticismi… e horror? perchè ci sono i fantasmi del cinema di Kiyoshi Kurosawa?
nel tentativo di trattare non in modo scontato e lacrimevole temazzi come dolore, perdita e disagio dell’uomo moderno nella civiltà industriale, qualcuno ci ha visto questo

è sempre brutto fare paragoni, un’opera dovrebbe brillare di luce propria
ma se proprio dobbiamo parlarne, le suggestioni stanno più dalla parte di “cosine” come Angel Dust, e anche in maniera molto molto esplicita direi

MA a proposito di paralleli non scontati
per un vecchio porco che (più di) qualche malatissimo pinku di Hisayasu Sato se l’è inflitto mi pare si “senta” un richiamo alle sue asettiche techno perversioni, con tappeti sonori di synth sui nudi e riflessi gelidi di grattacieli che trasmettono malessere siderale…che tutto questo derivi dal technoporno Satiano non mi pare strano (Keishi Kondo, il giovane capellone regista del film sui social segue qualche veterano dell’ambiente softcore nipponico, 2 + 2 fa 4)

Anche perchè vivaddio, dopo 40 anni pare brutto iniziare a dare a quel pervertito di Sato quel che è di Sato?

poi oh non è mica un crimine prendere di qua e di là, ovviamente.
se si mischiano bene gli ingredienti si può comunque risultare suggestivi quel tanto che basta, come in questo caso.

e già gira il corto Neu Mirrors, che è uno spin-off.

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