Yoshiko Shinozaki è una famosa scrittrice che vive in una lussuosissima magione con il marito, influente diplomatico. Lei è affetta da un disturbo ossessivo-compulsivo, è fissata con l’igiene e la purezza del corpo. Nel profondo però, cela un desiderio indicibile e ripugnante per la sporcizia.
Un giorno inizia a ricevere lettere da un anonimo produttore di mobili, maestro nella fabbricazione di sedie e divani, il quale ha costruito una poltrona all’interno della quale si nasconde, dopo averne rimodellato la struttura interna… di asta in asta l’uomo ha occasione di godere di olezzi e fluidi corporei di vari personaggi, in particolare donne, di cui avverte il peso e l"essenza" ogni qual volta si adagiano sulla poltrona.
In una delle sue lettere a Yoshiko, la “sedia umana” ammette di essersi innamorato della moglie di un alto funzionario. Descrivendone intimamente, odori e forme, Yoshiko inizia ad avvertire un brivido lungo la schiena.
“Vuoi vedere che quella poltrona che c’ho in soggiorno…”
Dopo un incipit opportunamente sinistro in cui Misa Shimizu flirta con una carpa agonizzante, una serie di vignette troppo raffinate e sontuose impedisce a questo ennesimo adattamento del racconto di Edogawa Rampo di giocare la carta del grottesco lurido e sconcio come si dovrebbe al testo originale (un’inarivvabile ode alla parafilia e all’oscenità), rimanendo solo una profumatissima, patinatissima fantasticheria