Quattro anni dopo Sud, 6 dall’Oscar di Mediterraneo, Salvatores torna con un film di fantascienza, ulteriormente spiazzando la sua audience che magari non si aspettava Sud. Epperò questo film, girati nei vecchi stabilimenti dell’Alfa Romeo al Portello di Milano, riscosse un notevole successo per lo meno in Italia, si parla di 15 miliardi di lire, o 6 milioni di €; la critica invece freddina (quando andava bene), salvo magari ricredersi più tardi. Perché Nirvana è chiaramente ispirato a Blade Runner, e in parte a Strange Days, ma è innegabile che abbia a sua volta ispirato Matrix, tanto per fare un esempio. E nonostante la monoespressione di pesce lesso Lambert, c’è un cast coi fiocchi, su tutti Rubini che spadroneggia e Stefania Rocca, ottimi effetti speciali (soprattutto gli occhi di Rubini) e scenografie che rendono molto il senso di questa megalopoli del futuro. Nel cast ci sono, Abatantuono e Sandrelli a parte, molti dell’entourage del regista, Bisio & Catania, Gigio Alberti e Ugo Conti, Paolo Rossi e Bebo Storti (priceless la sua parte), financo a Silvio Orlando e Emmanuelle Seigner. Da recuperare, peccato esista solo nell’ormai qualitativamente vetusto DVD del Cecco, soprattutto l’audio in presa diretta spesso è incomprensibile, causa moviemtni dei personaggi. Ma a mio avviso una scommessa riuscita, da recuperare.
Visto all’epoca al cinema, da assoluto non appassionato di fantascienza (o forse proprio per quello) mi piacque molto
Salvatores in quel periodo era una specie di mago che qualsiasi cosa toccava la faceva diventare oro, un grande piacere anche stare ad ascoltarlo e difatti una volta lo andai a sentire a Bologna all’aula di S.Lucia, tra parentesi lo vidi in un corridoio di ingresso solo prima dell’inizio dell’incontro e come un fesso non gli dissi nulla
Comunque Nirvana segnò il ricomporsi del sodalizio tra lui e Abatantuono dopo la parentesi di Sud, dove secondo le versioni ufficiali Abatantuono non partecipò perchè non adatto (per me avevano litigato di brutto altrochè), e di Nirvana non ricordo quasi nulla se non che la parte di Abatantuono è bellissima
Visto recentemente, la mia impressione è che l’ottimo storytelling di Salvatores e il carisma da star di C. Lambert fanno a pugni con la zavorra dei simpatici caratteristi delle Zelig, che come dei Gremlins che infestano un macchinario, c’entrano poco con un cinema così ambizioso.
Beh, sai che da un certo punto di vista Salvatores “soffiò” la donna ad Abatantuono. Dimenticavo, c’è anche Luisa Corna, fa la Dea Khali nella locandina.
Qui un’interessante intervista a Salvatores del 2015, peccato per gli strafalcioni nell’intervento iniziale di Giorgio Arlorio, secondo cui c’è stato solo un altro film di fantascienza italiano prima di Nirvana, La Decima Vittima. E pensare che questo Arlorio insegnava pure al CSC…
Rivisto ieri sera. Per la prima volta,in br (ottimo, va detto). Prestatomi da un amico. A distanza di 27 anni,più difetti che pregi. Pregi: Lambert, Abatantuono, alcuni dettagli scenografici, certe idee di sceneggiatura,le tette della Rocca. Difetti: ritmo lasco, Rubini che parla pugliese,il pur simpatico Bisio, l’aver male utilizzato Emmanuelle Seigner. Globalmente,gli dò la sufficienza. Ma si tratta in pratica di un’occasione sprecata, benché produttivamente coraggiosa, nell’ambito del cinema italiano…
P.S. Nelle interviste,sia del 1996 che di un paio di anni fa, mi risulta insopportabile l’aria da sessantottino sfigato di Salvatores. Macilento,forse un po’ puzzolente,senza palle. È più forte di me. Ed è a causa di gente come lui, che un Nolan mi è sempre più simpatico. Classe 1970, praticamente mio coetaneo…
Riscoperto ieri sera dopo circa vent’anni, è stato come vederlo per la prima volta. Che dire: sottoscrivo quanto avete già detto. Il film, pur con i suoi difetti (non si riesce ad comprendere la reale portata del tormento del protagonista Jimy/Lambert oltre alle profonde motivazioni della sua ribellione) possiede elementi interessantissimi (la graduale presa di coscienza di Solo/Abatantuono).
Tantissimi i cameo di attori e registi (c’è anche Antonello Grimaldi). Non mi ero mai reso conto del fatto che alla sceneggiatura collaborò anche Pino Cacucci, quello di In ogni caso nessun rimorso, romanzo che ho adorato.