Occhio nero, occhio biondo e occhio felino (Muzzi Loffredo, 1983)

Chi ha mai visto questo misterioso e a dir poco oscuro film tv della rai?

Sul tubo si trova qualche stralcio:

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Sentito nominare, varie volte.Visto, mai. Titolo sibillino, quanto suggestivo e affascinante. Il manifesto, bellissimo, credo sia comunque meglio del film stesso… :smirk::clinking_glasses::heart:

Pare che in ‘sta roba sia coinvolto anche l’ amatissimo Luc Merenda. Boh. E Maria Rosaria Omaggio. La quale, se non si spoglia, vale ben poco. Giusto per chiarezza…:grin:

Purtroppo l’unica copia che circola è di cattiva qualità.

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già, motivo per cui, pur avendola da parte, non ce l’ho ancora fatta. agli eventuali interessati segnalo che lo si trova, intero, sul tubo russo e su cinemazoo.

Adoro questi film fatti per nessun pubblico. Qui c’è addirittura la ‘santissima Trinità’: Istituto LUCE, Italnoleggio e RAI.

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Io ho fatto davvero fatica a finirlo, in primis a causa della pessima qualità della copia circolante, ma anche perché lo ricordo troppo ambizioso, col piano onirico e quello della memoria che si confondono in modo indistinto. Non aiuta neppure la parlata siciliana a volte un po’ ostica.

Ricordo poco o niente.

Sono consapevole che forse però, se circolasse una versione che si vede bene, il mio giudizio potrebbe cambiare.

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Ho scoperto solo ieri che Muzzi Loffredo (Palermo, 1941/Roma, 2017) era una donna. Vero nome: Emma. Era soprattutto una cantante dialettale, ma anche attrice. Questo è il suo unico film da regista. È stata la madre di Vincenzo Amato.

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A me piacerebbe sapere perché continuavano a produrre questo tipo di film. Li facevano anche negli anni settanta, ma almeno allora c’era anche altro cinema che attirava frotte di pubblico. Ma negli anni ottanta il grande cinema popolare era pressoché morto, tuttavia si continuavano a produrre film che non han fatto altro che allontanare la gente dal cinema italiano. Anche questo sarà stato sicuramente un articolo 28.

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E invece no. Questa è una produzione Rai (con produzione esecutiva esterna). Insomma, lo Stato - tra articoli 28 e produzioni Rai - negli anni '80 di soldi ne ha sprecati proprio tanti…

Il film della Loffredo è passato nella sezione “De Sica” del Festival di Venezia 1983, e L.A. era fin troppo generoso nella sua recensione:


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Ho provato a vederne una mezz’ora, ma dopo ho lasciato stare. Tipico film che piaceva solo a certi critici. Una cosa del genere mi è capitata con Il giorno dell’Assunta o Non si scrive sui muri a Milano in cui l’ottimo cast non poteva fare niente contro l’insipienza dei registi (in questi casi tutti provenienti dalle regie teatrali).

Non sapevo che una cosa, l’articolo 28, escludeva l’altra, la RAI.

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