Over The Limit (Marta Prus, 2017)

Over The Limit è un film documentario della polacca Marta Prus sull’ultimo oro olimpico della ginnasta ritmica russa Margarita Mamun (Rio De Janeiro 2016), ultimo di una lunga serie. Senza mezzi termini, un film che pare la materializzazione sportiva dell’estetica del “terrore e del sublime” di Edmund Burke. Il sublime è naturalmente il tetragono e imperituro livello di perfezione, di grazia e di tecnica che la scuola russa di Ritmica incarna. Terrificante è il sacrificio, l’abnegazione, l’annullamento di se stessi che il raggiungimento di quello standard comporta. Il “metodo” russo (del quale, ho letto, il documentario intende in qualche misura essere una celebrazione, anche se l’esito è esattamente l’opposto) è ferocissimo e comprende una tensione continua alla quale l’atleta deve essere sottoposta, senza sosta.

Durante i 75 minuti del film la Mamun non abbozza quasi mai un sorriso, nemmeno il giorno del suo compleanno (di una austerità e di una frugalità raggelanti). Pare portare la morte dentro, ad ogni passo, ad ogni evoluzione, ad ogni respiro. Le vengono incessantemente rivolti gli epiteti più crudeli e mortificanti da parte delle sue allenatrici, mentre intanto suo padre si consuma di cancro. Le viene persino chiesto di usare quella tragedia personale per rendere emotivamente più coinvolgente la sua interpretazione in pedana. Morirà due giorni dopo l’oro di sua figlia a Rio e la Mamun smetterà di lì a poco con la Ginnastica. Mia figlia è una ginnasta a livello agonistico e confesso che a fine visione ho sentito un brivido nero lungo la schiena. E’ vero che il metodo russo è portato agli estremi e qui siamo in Italia, ma è anche vero che - con le dovute proporzioni - le dinamiche tra tecniche e ginnaste sono sostanzialmente quelle. Il senso di solitudine e persino di violenza che la vita della ginnasta comporta (tanto più a quei livelli) è infernale. Anziché del 2016, potrebbe trattarsi dell’URSS degli anni ‘70, non c’è praticamente alcuna differenza, se non nel fatto che si vedono degli smartphone. La versione del documentario doppiata in italiano è un po’ alla viva il parroco, banalmente per dire si parla di ginnastica “Artistica” quando invece è Ritmica (manco sanno quello che doppiano!). La versione originale è sottotitolata in inglese (poiché il parlato è naturalmente tutto russo).

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