Il caso cinematografico più discusso della stagione.
Costato quattro milioni di euro (di cui uno e mezzo provenienti dal Ministero, più 200mila di contributi selettivi, che la Galli si è aggiudicata con il minor punteggio ammissibile a norma di legge) elargiti in una lavorazione durata quasi 10 anni, il film ha esordito il 26 settembre in sala. Ad oggi ha incassato poco meno di 10mila euro.
L’acronimo PAP sta per prêt-à-porter, poichè i fatti del film, che è un cartone animato, girano attorno ad un atelier di moda della Milano cool, aggrovigliato non si sa bene come al mondo della musica.
In doppiaggio un carnet di soliti sospetti, da Luca Ward a Rudy Zerbi, passando per Mazzoli de Lo Zoo di 105 e Jake La Furia, forse coinvolti dietro estorsione o debiti in sospeso. Animazioni in CGI che neanche le promo dei siti porno.
Consiglio spassionatamente di approfondire la figura della Galli, il cui nome d’arte è LeiKiè. Un incesto, artisticamente parlando ovviamente, tra Annarita Campo e Orlando Corradi. Difficile definire cosa faccia esattamente, canta, gira i suoi video in cui impersona varie macchiette e scrive. Esilaranti i comunicati stampa palesemente scritti dalla Nostra, in cui asserisce in terza persona che la sua figura infiamma i giovani sui social. Purtroppo per la Galli però, i numeri di una pagina Internet non sono dati da visura camerale, pertanto ben accessibili a tutti: difatti la Galli vanta poco meno di 6000 seguaci, i post arrivano a singhiozzo alla decina di apprezzamenti mentre i commenti tacciono in un assordante silenzio.
Vista la polemica sull’utilizzo esagerato di fondi statali per un’opera dal cui teaser si respirava aria di fallimento, la Galli è stata travolta da una manciata di haters, difendendosi in un esecrabile video di nove minuti, una sorta di cieca celebrazione di sé stessa il cui messaggio è “io sogno e faccio quello che mi dice la mia anima” (sì mai coi nostri soldi, cara Robertuccia).
Ma come i social ci insegnano, casi come questi sviscerano la creatività di decine e decine di content creators: il caso PAPmusic è infatti attualmente oggetto di analisi di una varietà di YouTubers, che hanno fatto venire alla luce una vera e propria montagna di squallore. Per disegni, animazioni e sviluppo del lungometraggio, la nostra parrebbe che si sia circondata di una ventina di neolaureati, collaboratori che hanno poi raccontato in anonimo di straordinari non pagati, vessazioni sul luogo di lavoro e mancanze di rispetto di vario tipo.
Ma la storia è destinata forse a continuare, perché la Galli ha annunciato che è già in lavorazione un sequel della pellicola che sarà prodotto con due milioni di euro di tax credit.