Pavoni neri

In un (peraltro ottimo) articolo di Luca Rea dedicato alla versione hard de “Il pavone nero”, leggo la seguente affermazione: “Aiuto regista ricordiamo che era Mario Bianchi, che potrebbe saperne qualcosa di più”.

Appago volentieri la curiosità di Luca Rea, cui probabilmente è sfuggita (non è grave, per carita!) l’intervista a Mario Bianchi pubblicata a suo tempo sulle pagine di “Cine70”.


Che ricordi ha invece di Osvaldo Civirani, ex fotografo di scena passato alla regia, e del suo Il pavone nero?

Un altro “bono” questo, ve lo raccomando (ride)… presuntuoso, megalomane. Andammo a girare il film a Santo Domingo, che è veramente il paradiso terrestre, con quelle spiagge, quei posti meravigliosi, e noi invece girammo tutto il film in mezzo alla foresta amazzonica, dove io ho rischiato pure di morire per avvelenamento del sangue da puntura d’insetto, tant’è che un giorno non ne potei più e glielo dissi pure: “’Sto film però lo potevamo fa’ tranquillamente a Castelfusano”, perché, ai fini della storia, non serviva girare in mezzo alla foresta. Civirani però era un tipo, tanto per dirvene una, che prendeva a schiaffi il figlio, che in quel film faceva il direttore della fotografia… ogni volta che sbagliava gli dava certi schiaffi in testa (sorride). Poi si innamorò di una, lì a Santo Domingo, dove eravamo praticamente tutti fidanzati perché ci sono delle ragazze stupende, e lui invece si mise con questa, che vi assicuro era contro ogni tentazione, se l’è portata a Roma e poi se l’è pure sposata.

Da voci raccolte e da alcune foto di scena che sono circolate, sembrerebbe che di questo film esista una versione con sequenze hard. Ne è al corrente?

Finché sono stato sul set sicuramente no, perché me lo ricorderei, ma siccome poi c’hanno rimesso mano qua a Roma, in stabilimento, è possibile che abbiano aggiunto delle “cose”.

Perché questa sua precisazione: “finché sono stato sul set”. Non ha forse partecipato a tutta la lavorazione?

No, perché a un certo punto mi cacciò via. Un giorno dovevamo fare una cosa semplicissima, un campo e controcampo, e in questi casi sapete benissimo che se lui guarda a destra macchina, io devo guardare a sinistra, sennò o lui è cieco oppure non si sa dove guarda… beh, lui stava sbagliando tutto, e siccome questo è proprio l’abc della regia, non ne potetti più e dissi, peraltro in modo molto garbato: “Signor Civirani, guardi che così non va bene”. Cominciò ad urlare come un pazzo: “Vada via, vada via”, e mi cacciò dal film. Però questi tipi qua sono anche quelli che poi, guarda caso, rimangono al palo: non so che cosa abbia fatto dopo, ma quel film lo fece perché era anche il produttore, perché altrimenti nessun produttore vero, almeno credo, gli avrebbe mai affidato una lira… ma per carità!

(da “Cine70 e dintorni” n.5, intervista a cura di Stefano Ippoliti e Matteo Norcini con la collaborazione di Franco Grattarola, pag.23).

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