Diritto d’autore
La rete contro il prolungamento del copyright
Promossa una petizione online per fermare l’adeguamento alla legge americana
[i]Una petizione online per dire di no all’estensione del diritto d’autore sulle registrazioni musicali: è l’iniziativa promossa in rete dall’Electronic Frontier Foundation e dall’Open Rights Group per permettere ai cittadini europei contrari al prolungamento della durata del copyright di far conoscere il proprio dissenso alle istituzioni dell’Unione.
LA PROPOSTA DI McCREEVY – A metà dello scorso febbraio, infatti, il commissario europeo Charlie McCreevy ha proposto l’estensione dei diritti sulle registrazioni musicali dagli attuali 50 anni a 95, allineando così l’Europa agli Stati Uniti. A giustificazione della sua idea, McCreevy ha chiamato in causa il diritto dei cantanti e dei musicisti al controllo di come le proprie opere vengono utilizzate: 50 anni di diritti sulle performance musicali non sono sufficienti a tutelare chi le esegue garantendo incassi derivanti dal loro lavoro per un tempo sufficientemente lungo. Quindi perché non permettergli di beneficiare di un copyright analogo a quello che già protegge gli spartiti e i testi, legati ai compositori per tutta la vita e, successivamente, agli eredi per altri 70 anni?
TUTELARE CHI? - In particolare, gli artisti che il commissario dice di voler proteggere sono quelli con diritto d’autore “in scadenza”, ovvero coloro che hanno registrato le proprie opere a metà del secolo scorso, e che tra poco quindi - allo scadere del cinquantesimo anno - non riceveranno più le royalties. E se questo può anche non costituire un problema per il reddito degli artisti più famosi, così non è per i più anonimi, quelli semisconosciuti che hanno contribuito alla nascita di moltissime opere d’arte e che faticano a vivere con ciò che guadagnano dalla loro musica. Di fatto, però, la nuova legge europea tutelerebbe anche le casse delle major dei disco, che grazie a McCreevy manterrebbero il controllo sulle registrazioni per ulteriori 45 anni garantendosi così i profitti derivanti dalla musica che riempie i loro archivi: quella di 40-50 anni fa, lo zoccolo duro ormai in scadenza, appunto. Da un lato, quindi, le case discografiche sperano nella modifica della legislazione, e dall’altro i sostenitori della libera circolazione delle idee si battono contro l’estensione, sostenendo che il cambiamento finirà per scoraggiare l’innovazione, impedirà il rinnovamento del mercato, danneggerà i nuovi artisti e limiterà la libertà di accesso del pubblico alla propria eredità culturale.
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Alessandra Carboni