“Più forte, sorelle” l’ha diretto Renzo Spaziani, alias Renzo Girolami, come ha dichiarato lo stesso Mario Bianchi nella più volte citata intervista a “Cine70”.
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Il suo debutto effettivo nella regia era nel frattempo avvenuto con il western Hai sbagliato … dovevi uccidermi subito! da lei firmato come Frank Bronston…
Sì, Frank Bronston perché se non mettevi il nome americano il film non lo vendevi. Il film era finanziato da un certo Silvio Battistini, persona deliziosa, che aveva fatto anche un paio di film importanti, che gli erano costati tantissimo, ed era uno di quei produttori che, non so perché, ad un certo punto si mettevano in testa di voler fare i Carlo Ponti, senza averne però né i soldi, né le aderenze, e così facendo si mangiavano la dote che si erano costruiti magari con venti film piccolini… è come se oggi nel calcio il Como si mettesse in testa di voler fare la Juventus… eh no, sei il Como! Vedete, non per lamentarmi, ma nella mia carriera mi chiamavano come “salvatore della patria”, io arrivavo sempre quando la produzione era da ricostituire, per cui pretendevano che con due lire facessi Ben Hur. In questi casi tu il lavoro lo accetti, perché magari hai famiglia, ma non puoi fare miracoli, non è che con “pizza e fichi” puoi rimediare un pranzo di nozze andato a male. Anche in questo caso, quando arrivai io, prima di me c’era stato uno sceneggiatore bravo, uno dei più importanti, che già gli aveva fatto due film, e di cui non ricordo più il nome.
Oltre a questo, lei diresse, sempre per lo stesso produttore, Mi chiamavano Requiescat… ma avevano sbagliato e In nome del padre, del figlio e della colt…
Ce n’era anche un quarto, che avrei dovuto fare e che non feci, perché nel frattempo andai a fare quello a Barbarano Romano di cui vi parlavo prima. Il film s’intitolava Più forte sorelle e al posto mio presero il nipote di Girolami (Renzo – n.d.r. -). Accadde che questo quarto film non partiva mai, mi capitò quest’altra occasione, e siccome era un favore che dovevo al direttore di produzione e lì, con Mangini debuttante, ero più un co-regista che un aiuto-regista, accettai, anche se molti mi dicevano: “Ma come torni indietro, sei diventato regista e torni a fare l’aiuto?”. Quando finalmente mi chiamarono: “Tieniti pronto che domani cominciamo”, dovetti dire che non ero più libero perché avevo preso quest’altro impegno, ci fu un po’ di casino e Battistini finì per odiarmi.
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(da “Cine70 e dintorni” n.5, intervista a cura di Stefano Ippoliti e Matteo Norcini con la collaborazione di Franco Grattarola, pag.23).