Pret-a-Porter (Robert Altman, 1994)

133 minuti, 31 attori, 14 celebrità che impersonano loro stesse, un gargantuesco (come di consueto) affresco altmaniano, stavolta sul mondo della Moda, con annessi e connessi. Inconsistente, vacuo, effimero. Come il mondo della Moda che rappresenta - mi si dirà; può darsi, ma se durante le 2 ore e passa di visione mi annoio e sbadiglio ho l’impressione che il film non sia granché e se ho speso soldi al cinema (o per il dvd, come nel mio caso), la cosa non mi fa piacere. Altman dà un’impronta documentaristica al tutto ma imbastisce la rappresentazione con microstorielle che in qualche maniera attenuino il senso di vuoto. Solo che sono storielle da niente, con dialoghi da niente, dove non succede niente, e dunque l’obiettivo fallisce. I vari Tim Robbins, Julia Roberts, Kim Basinger, il povero Mastroianni, vengono sprecati, sottoutilizzati, per non dire umiliati, anche se certamente i loro consulenti bancari avranno brindato a champagne. Si fa fatica a pensare che Pret-A-Porter non sia che una gigantesca marchetta, costantemente scandita da griffe, loghi e marchi pubblicitari, nonché un brutto film, pigro e un po’ vanaglorioso. Ma sicuramente sarò io che non avrò colto la satira sottile. In America il film è uscito come “Ready To Wear” poiché i produttori ritennero che il pubblico americano non avrebbe compreso il titolo originale (in francese). Satira per satira…

Lo vidi a suo tempo al cinema. Certo non fra i migliori Altman, ma comunque uno dei suoi più divertenti. Cast ricco e “variopinto”, gustoso e azzeccato. Ed è uno dei maggiori successi commerciali del Maestro sul mercato italiano…