Protest! - Sign of the Cancer (Juraj Herz, 1967)

Primo lungometraggio di Juraj Herz.

Uno dei primari di una clinica viene assassinato in circostanze misteriose. Si cerca il colpevole. Nell’arco di una settimana si raccontano le vicende interne alla struttura ospedaliera, i cui dipendenti (e degenti) si interrogano sull’accaduto e provano a far luce sulla vicenda analizzando la cronologia dei fatti e cercando di individuare il colpevole.

Forse il paragone parrà azzardato ma ho trovato diversi punti di contatto tra questa opera e Riget di Von Trier, soprattutto per quanto riguarda l’analisi delle dinamiche relazionali che intercorrono tra le persone che fanno parte dell’ecosistema della clinica, spesso cariche di ombre e risvolti oscuri, di equilibri disfunzionali e grotteschi, di interazioni morbose e di conflittualità irrisolte.
Diversamente dal capolavoro danese però manca del tutto l’elemento soprannaturale.

La bella fotografia in bianco e nero e certe inquadrature particolarmente inusuali (pur senza eccessi espressionisti) contribuiscono a trasmettere efficacemente un’atmosfera di straniamento, inquietudine ed incertezza.

Recuperato grazie ad un passaggio televisivo fansubbato, mi piacerebbe vederlo col doppiaggio italiano d’epoca.

Quel furbacchione del distributore italiano, Moris Ergas, acquistò un pacchetto di film cecoslovacchi non per esclusivo amore del “cinema d’autore” ma allo scopo di insertarli con sequenze sexy. Allo stato delle conoscenze, Ergas è stato il primo in assoluto a praticare in Italia la tecnica degli inserti.

Il primo film insertato di questo gruppo è IL QUINTO CAVALIERE DELLA PAURA di Zbynek Brynych. Ergas convocò a Roma il regista cecoslovacco per fargli girare una scena addizionale di nudo (un gruppo di donne nude sotto la doccia). Seguì il film di Milos Forman L’ASSO DI PICCHE, che nella versione italiana (oggi pare perduta) includeva una lunga sequenza erotico-voyeuristica girata appositamente a Roma dallo stesso Forman. Per il terzo film, PROTEST!, non sono noti i dettagli, ma la campagna pubblicitaria di Ergas insisteva sull’associazione tra l’erotismo e la recente protesta cecoslovacca culminata nell’invasione sovietica. L’altro film di questo gruppo importato e distribuito da Ergas è il sexy ceco LA SCUOLA DELLE VERGINI. Qui il distributore superò se stesso perché aggiunse alla versione italiana due sequenze girate a colori (tra cui un’orgia).

Questa è una delle tante storie del cinema italiano minore, che i libri non raccontano e che invece andrebbero studiate e approfondite.

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Mi chiedevo infatti il senso del titolo italiano, dato che all’interno del film non c’è alcun riferimento a proteste o similia!

Nella versione originale del film di erotismo non v’è traccia alcuna, soltanto si vedono due volte (per una frazione di secondo) i seni della stessa donna.