Visto l’altro giorno ma ne scrivo solo ora per sedare un poco gli entusiasmi.
Il film già in apertura si porta addosso un gran puzzo d’america che pregnerà l’aria ancora per molto.
Ma per me solo di profumo si tratta…
I movimenti di macchina iniziali e l’occhio cinematografico parlano di una visione del cinema non proprio da fessacchiotti.
Insomma…chi pensa di imbattersi nel solito filmettino yankee “0 idee”, mdp col delirium tremens e montaggio “alla missionaria” magari si sbaglia.
E’ e resta, bisogna dirlo, pellicola con un seguito di fanatici, prodotta con poco e a Venezia non l’hanno ancora proiettata.
In più, essendo stata citata da quell’infame e spilungone ciuccia-bourbon del Tennessee, parte ancor più svantaggiata.
Ma io dico che c’è del buono in questa ora e venti d’asfalto rovente.
Fatti i paragoni con quella sboronata esagitata di Grinhouse, qui c’è tutto il senso e la ragione che là invece latitano, fottuti da una produzione da qualche milione di dollari.
Era il '71.
Erano quegli stati dove la strada ancora rimaneva quella cosa attorno alla quale tutto si costruiva.
La strada, la sua polvere…da lì tutto arrivava, nasceva o moriva.
Erano pure gli anni in cui la cultura hyppie ancora non faceva ridere tutti.
Ed erano pure gli anni in cui certe cose, sebbene già viste (e già lette), ancora non stufavano i più.
Con la sua struttura apparentemente così semplice, lineare quasi quanto la strada che Kowalski percorre a tutta birra, il film si presta a varie interpretazioni, anche le più scellerate.
Tutto sta a vedere quanta benzedrina voi vi siate cacciati giù per il buco prima o durante la visione.
E questo film di successivi lavori ne deve aver stimolati parecchi…e non solo di Tarantino (che certamente l’ha omaggiato in maniera sfrenata) visto che è sin troppo facile trovarne tracce in un bel lotto di film molto più fortunati, da “Sugarland” ad “American Graffiti”.
Americano e desperado fino all’osso.
Un po’ Eagles, un po’ Lynyrd e un po’ Allman con tanto tanto soul spoverato sopra…
Punto e Capo.