Ho appena finito di vedere “Quo Vadis” nel dvd a doppio disco della WB: faccio i miei complimenti più vivi ai tecnici che si sono occupati di questa edizione perché è stato fatto un lavoro di rimasterizzazione in HD davvero eccellente. In casi come questo viene, paradossalmente, da pensare che, quando i riversamenti e le rimasterizzazioni sono fatte con competenza e serietà, le differenze tra bd e dvd, almeno per certi film meno recenti, risultano quasi azzerate. In certe scene, soprattutto all’inizio del film, i profili e i dettagli erano così nitidi che sembravano superiori a quelli visibili in alcune edizioni bluray di film recenti che mettono in commercio le major.
Alla WB hanno anche deciso di lasciare l’originale audio monofonico senza nessuna inutile traccia rielaborata in 5.1, benché per un film spettacolare come questo la tentazione a qualcuno sarebbe potuta venire. Anche il doppiaggio italiano è quello originale (con la voce di Arnoldo Foà che doppia Peter Ustinov-Nerone) ed è, tranne un paio di “gracchiamenti” nella scena dell’arena coi leoni, davvero sbalorditivo se consideriamo che il film ha 61 anni sul groppone.
Questo disco - imho - dovrebbe essere preso ad esempio per tutte le riedizioni di film di una certa importanza.
Riguardo il film… ha i difetti che hanno molti kolossal del genere: lungaggini (imho soprattutto nelle parti riguardanti l’indottrinamento dei cristiani), kitsch spinto all’estremo… ma alla fine il tempo mi è passato più velocemente rispetto a “Il Gladiatore” di Ridley Scott, indice del fatto che Mervyn LeRoy (benché fosse alla sua prima regia di un “kolossal”) se l’è cavata in maniera egregia.
Anche qui, come nel film di Scott, cast praticamente tutto inglese, a parte Robert Taylor e la nostra Marina Berti.
Tra gli extra, sul disco 1 (quello col primo tempo del film) sono presenti il trailer originale e il teaser (rispettivamente di 5 e 1 min.), purtroppo non sottotitolati. Sul disco 2, oltre al secondo tempo del film, c’è un documentario di 45 minuti sulla realizzazione del film con il commento di alcuni storici e critici, uno dei quali ha curato anche il commento alla pellicola. Documentario interessante, nonostante un critico affermi che i set di Griffith era più belli di quelli dei nostri Guazzoni e Pastrone… vabbé
Certo che se uno pensa che questo film è stato girato a Cinecittà (cosa peraltro ben evidenziata sul cartello finale) viene quasi da piangere per lo stato in cui versa attualmente l’ex “industria cinematografica” nostrana