Raffaella Leone racconta suo padre a Venezia

A Venezia sbarca la copia restaurata di “Per qualche dollaro in più” del grande regista

Il ricordo della figlia alla Mostra e i progetti: "Presenteremo 40 minuti inediti di ‘C’era una volta…’ "

“La mia vita con un capolavoro”

Raffaella Leone racconta il padre

dal nostro inviato CLAUDIA MORGOGLIONE

VENEZIA - “Ricordo quando, giovanissima, fui catapultata sul set di ‘C’era una volta in America’, come aiuto-aiuto-aiuto costumista, ovviamente gratis. Mio padre voleva che facessi la gavetta. Furono riprese interminabili: allo scadere dell’anno di lavorazione, Robert De Niro regalò a tutti noi una medaglietta tipo quella dei marines, con la scritta ‘complimenti per essere sopravvissuto’…”.

A rievocare la realizzazione di uno dei grandi capolavori della settima arte è Raffaella Leone, 44 anni, figlia del grande Sergio. Sbarcata alla Mostra, insieme al fratello minore Andrea, per la proiezione - questa sera dopo mezzanotte, in Sala Grande - di uno dei mitici spaghetti western del papà: “Per qualche dollaro in più”, anno di produzione 1965, protagonista - ovviamente - Clint Eastwood. Un’operazione di recupero importante, realizzata da Sky e dalla Cineteca di Bologna. Che viene presentata nel corso di un pranzo di lavoro, offerto su un’esclusiva terrazza affacciata sul mare. Ed è in questo pomeriggio assolatissimo, tra una portata e l’altra, che i figli del grande regista rievocano la figura del padre.

Raffaella, cos’è stato per lei Sergio Leone?
“Un padre che ho amato di un amore assoluto. Ricambiato. Una figura autoritaria, ma in uno strano modo: non ti imponeva nulla, ma ti portava dove voleva che tu andassi. Un po’ come accadeva ai suoi attori, che hanno sempre avuto grande rispetto per la sua autorevolezza”.

E per voi figli, come è stato vivere con un papà regista?
“Per noi era una cosa normale avere in casa tutti i grandi nomi del cinema, uomini straordinari come Clint Eastwood. So che mio padre disse di lui la celebre frase ‘ha due sole espressioni, col cappello o senza cappello’; ma io credo che se ci ha lavorato così a lungo è perché vedeva qualcosa di speciale. Insomma era solo una battuta, mio padre era molto spiritoso. E poi Estwood ha dimostrato il suo valore diventando un grande regista”.

Tornando a Leone, qual era il preferito tra i film che ha girato?
“Sicuramente il prossimo che avrebbe fatto. Ma credo che per lui il più importante sia stato ‘C’era una volta in America’: il più sofferto, quello su cui ha lavorato più a lungo. Un’opera in cui ha messo molto di se stesso in tanti personaggi, anche quelli femminili”.

E quello meno amato?
“Almeno prima di averlo realizzato, certamente ‘Giù la testa’: non voleva girarlo, ma solo fare il produttore. Poi gli fu in qualche modo imposto: la troupe era già pronta. La realtà è che lui a quel tempo già inseguiva ‘C’era una volta in America’”.

Ed è su “C’era una volta…” che ora state lavorando, vero?
“Sì, sempre in collaborazione con Sky vogliamo recuperare quaranta minuti di scene inedite che abbiamo ritrovato: ad esempio, una parte in cui recita Louise Fletcher, premio Oscar per ‘Qualcuno volò sul nido del cuculo’, che nel montaggio definitivo sparì. Intendiamoci, però: non rimonteremo il film, resterà quello che fece mio padre. Ci piacerebbe però mostrare, magari in una proiezione a un festival, questi inediti così interessanti. Magari presentati e illustrati da qualcuno di grosso, tipo Quentin Tarantino”.

Adesso, però, è il momento di “Per qualche dollaro in più”…
“Sì, anche perché era la pellicola che maggiormente aveva bisogno di un restauro. Ci tenevamo che venisse presentato in Sala Grande, e ce l’abbiamo fatta”.

Ultima curiosità: qual era, a giudizio di suo padre, il ruolo femminile più bello dei suoi film?
“Quello di Claudia Cardinale in ‘C’era una volta il West’”.

(6 settembre 2006)