Ray Bradbury

Non sono uno sfegatato appassionato di fantascienza, anche se di tanto in tanto mi capita di leggiucchiare qualche vecchio Urania o similia; quello che apprezzo maggiormente è quando la sci-fi viene utilizzata come metafora per parlare del mondo d’oggi, della nostra società: problemi, criticità, direzioni sbagliate che l’uomo intraprende, portate all’eccesso e riflesse in maniera distorta ed un po’ distopica attraverso la lente deformante della fantasia.

In questi giorni ho letto un paio di magnifiche raccolte di adattamenti a fumetti delle novelle di Ray Bradbury, autore che conoscevo solo per sentito dire, e mi sono piaciute tantissimo. Queste storie fanno uno step ulteriore, ovvero si usa il pretesto di altri mondi ed altre dimensioni per indagare in realtà nel profondo l’essere umano e il suo animo, le sue dinamiche, le sue emozioni, i suoi istinti più reconditi e innati, il suo modo di amare, di sperare, di relazionarsi con gli altri. Non solo analisi sociale e parabola profetica sul percorso della nostra civiltà ma anche indagine, tanto individuale quanto universale, dello specifico che ci differenzia come specie, di ciò che ognuno di noi ha al suo interno, il come siamo fatti ed il come funzioniamo.

Ecco, mi piacerebbe leggere qualcos’altro di Bradbury, qualcosa di più ampio, di più impegnativo se vogliamo, ma che resti sempre su questi binari: cosa mi consigliate?

Ti consiglio di recuperare la serie tv The Ray Bradbury Theatre, supervisionata dal Maestro.
ecco le mie impressioni su alcuni episodi della stagione 1 e stagione 2:

A metà anni 80 la tv americana sembra riscoprire il formato antologico delle serie tv a tema fantastico: Spielberg firma Storie incredibili, vengono riproposte in versione aggiornata Ai confini della realtà (a cui lavorò molto il compianto Wes Craven) e Alfred Hitchcock presenta, mentre continua a riscuotere grandi ascolti Tales from the darkside di Romero e Rubinstein. Stessa formula anche per questa serie, ispirata dai racconti del leggendario scrittore Ray Bradbury, il quale compare nella sigla di apertura davanti alla sua macchina da scrivere nel suo studio, ricolmo di libri, memorabilia e suppellettili fantastiche. In generale le storie sono piacevoli, ben dirette, con grandi attori e dalla fotografia vivace anni 80, senza la sensazione di budget risicato (come Tales from the darkside) e naturalmente sono scritte benissimo, con bei dialoghi e caratterizzazioni non banali dei personaggi.

Stagione 1
Marionettes, Inc.
di Paul Lynch
Un impiegato stressato dalla routine della sua vita (lavoro, casa, moglie) viene incuriosito da annunci pubblicitari - che continuano ad apparirgli dappertutto, anche sul monitor del suo PC - di una strana ditta, la Marionettes, Inc. Decide di andare a vedere di cosa si tratta e in un edificio futuristico, viene accolto da quello che sembra il capo dell’azienda (Leslie Nielsen). Questi, in cambio di tutti i suoi risparmi in banca, gli propone un sosia robot, che è già costruito e funzionante, il quale lo sostituirà sul lavoro e nella vita casalinga mentre lui potrà spassarsela e godersi i vizi. L’impiegato accetta. Dopo un po’ di tempo, un vecchio amico incontra l’impiegato al bar e vedendolo molto felice, si fa raccontare il suo segreto: egli gli spiega della Marionette, Inc., poi lo porta davanti casa sua e sbirciando dalla finestra, gli mostra il suo sosia seduto sul divano mentre fa compagnia alla moglie. Il vecchio amico torna a casa sua pensandoci su, attratto dall’idea di farlo anche lui, ma entrato nell’abitazione, scopre che il libretto bancario è vuoto. Nei suoi occhi si legge il più che sospetto che la mogliettina felice lì che lo aspetta sul divano sia una sosia mentre la vera moglie sia fuori a divertirsi. Nel frattempo, l’impiegato è seccato che il suo sosia partecipi troppo attivamente alla vita domestica e faccia divertire la moglie, con il rischio di essere scoperto. Così entra dalla finestra della cantina e con un telecomando convoca giù il robot, con l’intenzione di disattivarlo e riporlo nel suo cassone per essere reso alla ditta. Ma il sosia ha capito e, dichiarandosi innamorato della moglie, dopo una lotta con l’uomo, ha la meglio, lo rinchiude nel cassone attivando la disintegrazione e torna su dalla donna, con due biglietti per Rio per la seconda luna di miele. Questa storia non mi era nuova, infatti l’avevo già vista adattata per la televisione nell’episodio 6 della quarta stagione di “Alfred Hitchcock Presents” (1958), intitolato “Design for Loving”.

The Playground
di William Fruet
Un padre di famiglia (William Shatner) ha difficoltà a portare suo figlio al parco giochi vicino a casa, dove a sua volta da piccolo era stato vittima di bullismo. Convinto dalla moglie, fa un salto a vedere il posto ma qui gli sembra di vedere un bambino identico a quello che lo tormentava, riportando alla luce terribili ricordi. Tra incubi che si mischiano alla realtà, decide di affrontare la situazione portando suo figlio al parco.

The Crowd
di Ralph L. Thomas
Dopo un incidente in auto, a notte fonda, l’uomo che era alla guida, ferito e sdraiato sull’asfalto, si vede attorniato da una folla che sembra comparsa dal nulla. Qualche giorno dopo, mentre nel suo appartamento riceve la visita di un suo amico, accade un incidente d’auto di fronte a casa sua. Guardando dalla finestra, si accorge che in pochi secondi si raduna intorno alla macchina distrutta un nugolo di persone, le stesse che aveva visto nel suo incidente. Visionando e analizzando videocassette della polizia di incidenti stradali, si accorge che tra i curiosi compaiono sempre gli stessi volti, sebbene gli incidenti siano accaduti in città molto distanti tra loro. Scopre anche che queste persone sono morte, mostrando all’incredulo amico le loro foto dell’obitorio: sono vittime incidenti stradali che perseguitano i luoghi dove accadono altri incidenti stradali per vedere se ci saranno altri come loro. Nonostante l’amico gli consigli di dimenticare la faccenda, escono insieme per trovare queste persone misteriose e interrogarle ma questa sua insistenza costerà la vita del suo compagno in un incidente causato da lui.

The Town Where No One Got Off
di Don McBrearty
Su un treno, dopo una discussione circa la vita tranquilla che ci dev’essere in uno qualsiasi dei paesini isolati che stanno attraversando - senza traffico, crimine e sudiciume metropolitano - nasce una scommessa: un uomo d’affari invita uno scrittore (Jeff Goldblum) a provare a scendere alla prossima fermata in una di queste località solitarie, che secondo lui sono di una noia mortale. Lo scrittore accetta e scende. Le poche persone che incontra sono ostili nei suoi confronti, inoltre è seguito da uno strano vecchio, che aveva già notato seduto in stazione. Finalmente i due si parlano e, passeggiando insieme, il vecchio, mentre gli racconta di come lo stesse aspettando da tempo, lo conduce in un capannone isolato. Da vent’anni stava aspettando pazientemente che una persona qualsiasi scendesse a quella fermata, uno sconosciuto, per poi portarlo in un posto isolato e poter compiere un delitto di cui nessuno avrebbe sospettato, di cui nessuno avrebbe fatto domanda. Lo scrittore, all’inizio sorpreso, risponde che è un’incredibile coincidenza: lui era sceso in una stazione qualsiasi di un luogo anonimo per poter avvicinare uno del posto e, con la pistola che dice di avere nella sua tasca, ucciderlo e fuggire via impunito con il treno successivo. Nell’ultima scena, lo scrittore sale sul convoglio e guarda al finestrino una sedia vuota, quella usata dal vecchio per aspettare. Poco dopo l’anziano sopraggiunge e si siede.

The Screaming Woman
di Bruce Pittman
Drew Barrymore è una bambina piena di fantasia, che si diverte a leggere Tales from the Crypt e che, mentre gioca in un prato vicino casa, sente delle urla di donna provenire dal bosco. Chiede aiuto a suo padre ma, dopo un sopralluogo insieme, il genitore le spiega che è solo frutto della sua immaginazione. Ma la bambina è convinta che le urla che lei continua a sentire provengano da sottoterra. Comincia ad indagare, convinta che un suo antipatico vicino, proprietario del bosco e che le ha impedito di scavare sul terreno, abbia fatto sparire la moglie. Con una chiamata anonima manda la polizia a casa del vicino, ma sua moglie è la con lui. Allora i sospetti della vivace bambina ricadono su un altro abitante della zona, i cui litigi con la moglie sono famosi in tutto il vicinato ma dalla cui abitazione ultimamente regna il silenzio. Entrata in casa sua con una scusa e, raccontando all’uomo di aver sentito delle urla dal terreno del bosco per vedere come reagisce, appura che sua moglie non è presente e fugge. Durante la notte suo padre, poco prima di addormentarsi, realizza che la canzone che la bambina stava canticchiando quando l’aveva messa a letto e che giurava di aver sentito dalla voce di donna nel bosco, era la stessa canzone che aveva sentito intonare da una vicina. Va nella camera della piccola ma scopre che non è nel suo letto: nel frattempo la bambina di nascosto era andata nel bosco. L’uomo si fionda fuori di casa e salva la bambina dalle grinfie del vicino, che l’aveva catturata nel bosco. Quasi immediatamente arriva la polizia e si inzia a scavare: viene trovata la porta di una stanza sotterranea dalla quale esce, viva, una donna.

Banshee
di Douglas Jackson
Un’impacciato sceneggiatore (Charles Martin Smith) si confronta con un regista (Peter O’Toole) dal carattere dominante nella vecchia casa isolata di quest’ultimo. Il regista lo invita ad uscire, nella notte, per affrontare il fantasma di una donna.

Stagione 2
The Fruit at the Bottom of the Bowl
di Gilbert M. Shilton
Dopo il rifiuto della pubblicazione del suo ultimo romanzo, un pavido scrittore (l’ottimo Michael Ironside) accecato dall’ira uccide il suo editore (Robert Vaughn), che tra l’altro era l’amante di sua moglie, una delle ragioni per cui gli pubblicava gli scritti. Cercando di ricordare gli oggetti dell’abitazione dell’assassinato che aveva toccato, così da cancellare ogni impronta digitale lasciata sul luogo del delitto, lo scrittore inizia un viaggio verso la follia che lo porterà a lucidare tutta la casa fino all’arrivo della polizia. E la beffa è che l’editore era un malato terminale a cui mancavano pochi mesi di vita.

Skeleton
di Steve DiMarco
Un ipocondriaco (Eugene Levy), dopo svariate analisi, convinto che il suo scheletro sia la causa del suo male, decide di farsi visitare da uno strano dottore esperto in ossa e collezionista di scheletri. Sua moglie, per ironia della sorte una infermiera, gli sconsiglia di vedere quello strambo specialista ma dopo un attacco del suo malore immaginario convoca il medico a casa sua. Al rientro, la moglie troverà un ammasso di pelle e carne ad aspettarlo afflosciato sul pavimento: suo marito, ancora vivo, privato dello scheletro.

The Emissary
di Sturla Gunnarsson
Un bambino malato costretto a letto in casa sua ha come unico contatto con il mondo il suo vivace cane, che esce e ritorna con foglie attaccate al corpo, pezzetti di legno e altri oggetti dell’ambiente esterno che il suo padroncino raccoglie avidamente. Un giorno egli attacca una targhetta con un messaggio di invito a chiunque lo legga di venire a trovarlo. Lo trova una sua insegnante, che comincia puntualmente a frequentarlo. Ma un giorno la madre del bambino riceve da una telefonata la notizia che la donna è morta in un incidente, con la conseguente tristezza del ragazzino. Poco dopo sparisce anche il cane, finché la notte di Halloween, il quadrupede si ripresenta dal bambino, sporco di terra e dietro di lui, dalla porta semiaperta della cameretta, spunta una mano cadaverica e si sente la voce dell’insegnante che saluta il ragazzo.

Gotcha!
Un uomo crede di aver trovato ad una festa l’anima gemella. Cominciano a frequentarsi e non smettono mai di ridere. Un giorno l’uomo le chiede: ma un giorno finirà questa nostra felicità? Allora la donna gli propone un gioco che ha inventato lei: Gotcha! Lo porta in un subdolo motel, mette l’uomo sul letto, lo invita a stare in silenzio per 30 minuti (è una regola del gioco) e spegne la luce, scomparendo sotto il letto. Cominciano a succedere cose strane, in bilico tra la suggestione e il soprannaturale, che spaventano profondamente l’uomo.

The Man Upstairs
di Alain Bonnot
A Parigi un uomo prende una stanza in un hotel. Il giovane nipote della proprietaria sospetta che egli sia un vampiro, il colpevole delle strane morti di giovani ragazze che ha colpito il quartiere.

The Small Assassin
di Tom Cotter
Una donna ha un bambino dal marito ma sembra non volerlo. Confessa al suo medico che il bebè sia intelligentissimo, capisca tutto, possa già camminare ed ha paura che voglia ucciderla.

Punishment Without Crime
di Bruce MacDonald
In un futuro dall’aspetto asettico, un uomo (Donald Pleasence) scopre che la giovane e bella moglie lo tradisce. Allora ne fa creare un duplicato robotico, per poterla sostituire, una pratica legalmente valida. Però poi si pente della scelta e invece che la donna uccide il duplicato. La società non approva la sua decisione e viene condannato a morte.

On the Orient, North
di Frank Cassenti
Una donna su un treno che sta attraversando l’Europa si accorge di un uomo anziano seduto davanti a lei che non sembra stare in salute. Lei, una infermiera, capisce che è un fantasma e il suo malessere è dato dalla gente che non crede più nel soprannaturale. Allora lo aiuta nel suo viaggio alla ricerca di un posto dove ancora ci sia la credenza dell’ultraterreno.

The Coffin
di Tom Cotter
Nella sua lussuosa magione un ricchissimo inventore (Dan O’Herlihy, il Cochran di Halloween 3) è intento a costruire la sua ultima ideazione, una bara, quando gli fa visita lo scapestrato fratello (Denholm Elliott), con cui ha un rapporto conflittuale. E durante un litigio con lui l’inventore muore. Lo squattrinato fratello gli organizza un funerale economico e rallegrandosi, attende la lettura del testamento: il parente gli ha lasciato la casa, che però ha dei costi di mantenimento altissimi. Però una voce del documento evidenzia che tutti i beni economici presenti nell’abitazione sono suoi, e in confidenza, il notaio gli dice che l’inventore aveva appena ritirato il suo enorme conto bancario in contanti e il suo patrimonio verosimilmente dovrebbe trovarsi nell’edificio. L’uomo inizia la ricerca e un indizio lo porta a controllare l’interno della bara tecnologica che l’inventore stava costruendo, situata in una stanza del piano di sopra. Ed effettivamente i soldi si trovano lì, ma nel momento in cui entra a prenderli, un meccanismo fa chiudere la bara con lui dentro. Escono delle ruote e la bara comincia a muoversi, percorrendo la casa, uscendo dalla porta per dirigersi verso il giardino. La cassa ha il lato della chiusura in vetro, così l’uomo all’interno vede tutto il tragitto. Arrivata in giardino, tramite delle trivelle la cassa comincia a scavare autosotterrandosi.

Tyrannosaurus Rex
di Gilles Béhat
Un produttore dall’aspetto sgradevole e dal carattere aspro commissiona ad un artista una scena di dinosauri in stop motion, ma continua a fargli rifare la sequenza del tirannosauro, del quale non gradisce l’aspetto. Esasperato, alla fine l’effettista realizza un dinosauro come una caricatura del volto del produttore, il quale gradisce.

There Was an Old Woman
di Bruce MacDonald
Un’anziana testarda muore ma il suo spirito non vuole saperne. Con lo stupore di tutti, va alla camera mortuaria a riprendersi il suo corpo.

And So Died Riabouchinska
di Denys Granier-Deferre
La polizia indaga sull’omicidio di un uomo, avvenuto in un teatro dove si esibisce un ventriloquo. Sarà la sua bambola, raffigurante una ballerina, a confessare che l’assassino è il suo padrone. Aveva ucciso perché ricattato dalla persona trovata assassinata, la quale aveva assistito in passato all’omicidio da parte del ventriloquo di una ballerina, sua amante e ispiratrice del volto della bambola.

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Segnalazione forse banale ma è imprescindibile la lettura del grande “Fahrenheit 451” sulla potenza della lettura.

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Grazie per questa esaustiva risposta!

Il personaggio del bebé non potrebbe essere stato fonte di ispirazione per Stewie dei Griffin?

Queso racconto c’è anche nell’antologia a fumetti che ho letto, la ditta che produce i duplicati robotici è sempre la Marionettes Inc.

Si, Farenheit 451 ce l’ho già ma non l’ho mai letto, per il fastidio di rimanere condizionato dalle immagini e dai volti visti nel film di Truffaut. Ormai però saranno 20 anni che non lo rivedo, quindi forse il momento è maturo per la lettura del libro!

Grazie per la segnalazione “banale” ma utile :wink: :+1:t3:

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