Retreat through the wet wasteland (Yukihiro Sawada, 1973)

Film realizzato nel primo periodo del roman porno, quando la Nikkatsu cominciò ad abbandonare i generi precedentemente battuti per focalizzarsi sempre più sull’eros per salvarsi dalla bancarotta.
Qui la transizione è piuttosto evidente, poiché ad una ossatura che segue solidamente I canoni del film gangsteristico si innestano sequenze erotiche tendenzialmente brutali e violente (l’unica scena d’amore consenziente e passionale è ripresa in campo lungo, quasi a sottolinearne la distanza da ciò che il film voleva mettere a fuoco).
I personaggi sono spostati, violenti ed amorali, oppure privi di etica poiché folli, o ancora privi di coercizioni sociali perché provenienti da esperienze traumatiche in ambito familiare.

Sawada mette alla berlina soprattutto i poliziotti, dipingendoli come immorali, violenti, iniqui, privi di scrupoli, falsi, doppiogiochisti, opportunisti, criminali, assassini di innocenti, stupratori…

Il film è permeato da un asfissiante nichilismo che probabilmente lascia lo spettatore fin troppo stranito.

È un filmetto, non è un capolavoro, è evidente che sia stato girato in ristrettezza economica, eppure ha quel qualcosa di particolare e di dissonante che ti riecheggia ogni tanto nel cervello a diversi giorni di distanza dalla visione.

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