Rimetti a noi i nostri debiti (Antonio Morabito, 2018)

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Ovvero il primo lungometraggio italiano distribuito direttamente su Netflix.
Guido (Santamaria), dopo aver perso il lavoro, trova come unico modo per ripagare il debito che ha contratto con la banca - ma che ormai è stato acquisito da una società di recupero crediti - quello di lavorare gratuitamente per quest’ultima fino all’estinzione del debito stesso. A formarlo sarà il veterano Franco (Giallini).
Il film vuole da una parte indagare sul variegato popolo degli indebitati, composto tanto da imprenditori in Bmw quanto da famiglie in reale difficoltà, e dall’altra rappresentare le sfumature peggiori dell’essere umano. Ci riesce più attraverso le interpretazioni molto riuscite dei protagonisti che non attraverso la scrittura esitante di una sceneggiatura che rimane sempre in bilico fra drammatico e grottesco senza però veramente imboccare una strada precisa. Bella ed elegante la fotografia e intelligente l’uso delle musiche, missaggio audio poco convincente (in alcuni punti ho avuto difficoltà a cogliere i dialoghi pur ascoltando attraverso delle cuffie AKG da 180 euro). Regia senza fronzoli ma funzionale ai toni dell’opera. Nel complesso passabile, si è visto sicuramente di meglio ma anche tanto di peggio nel cinema italiano degli ultimi anni.

Visto mesi fa e parzialmente rimosso.
Ricordo che lo trovai orrendo e imbarazzante, con personaggi banali e interpretati in maniera davvero discutibile (anche per colpa di dialoghi e sceneggiatura). Ricordo più che altro una serie imbarazzante di macchiette

L’unica cosa salvabile è la prova dei due protagonisti che comunque si limitano al minimo sindacale. La cosa che mi ha colpito di più in negativo è la completa approssimazione del soggetto che pure aveva un potenziale interessante. Se si fosse affrontato il mondo dell’inferno del debito come era stato fatto da “Gli Equilibristi” con quello dei separati, avremmo avuto un capolavoro. Invece ha ragione Giorgio quando dice che è macchiettistico. Per dirne una, è risibile la direttrice di filiale di banca che “vende” direttamente dei crediti non performanti. Potrei aggiungere il cinico Giallini che va a messa da perfetto ipocrita e così via.
Si può vedere se proprio non si ha niente di meglio da fare.

Ripeto, non lo ricordo più bene, ma era quello dove Santamaria aveva il vicino di casa russo, vero?
Se è quello, la caratterizzazione di quel personaggio era una roba da fustigazione.

Sì era quello con il tipo che hai citato e che assume un ruolo decisivo nel finale

Facciamo outing, ho svolto la stessa professione tra il 2014 ed il 2016 -insuccesso più totale con strascichi fiscali ancora oggi, mi sono ridotto peggio dei debitori che cercavo e ho maturato un odio schifoso verso chi “ce l ha fatta” perché ha sicuramente giocato sporco, ah, mai osato anche solo alzare la voce con un debitore, mai usato violenza di alcun tipo- ironia della sorte guidavo anche io un 320d Touring :oops:
A me il film è piaciuto, pur condividendo in linea generale il macchiettismo (in primis i due che girano in Toga porcodiaz). Per il resto film scorrevole e riuscito, Giallini rende bene il personaggio e sarebbe da prendere a sprangate nei denti dalla prima all’ultima scena specie in pizzeria con la cameriera. Bravo santamaria, il vicino anziano che gioca un ruolo chiave nella vicenda rappresenta una via di mezzo del torbido mondo del debito italiano in particolare il settore NPL- Non performing Loans. Un “Cazzo di lavoro” si, ma per quello che compra merda al 2% del valore , non per lo scemo che va a suonare il campanello. Realtà nvergognosa e schifosa nel complesso abilmente ricostruita.