Ok milanoodia mi ha fatto tornare alla mente un regista che trascuro da un po’, e cioè il grande Robert Bresson. Non ho visto tutti i suoi film -mi mancano ancora Quattro notti di un sognatore, che comunque ho registrato e dovrei averlo da qualche parte, Lancillotto e Ginevra che onestamente mi ha sempre spaventato un po’ (temo sia noioso, mi sbaglierò…) e Il processo di Giovanna d’Arco.
Di quelli che ho visto ho amato alla follia Pickpocket, la storia di un borsaiolo a Parigi girata con uno stile freddo eppure che coinvolge ed emoziona, Un condannato a morte è fuggito, quell’inizio in auto con l’inquadratura che resta ferma in auto mentre lui tenta la fuga mi ha sempre allucinato, ma anche Mouchette, Au hasard Balthazar…insomma ce ne sarebbero tanti da citare, anche se Bresson non è uno di quei registi che ha fatto 50 film, tutt’altro.
Trovo che possedesse una estrema libertà espressiva, che unita al suo stile in apparenza freddo e distaccato gli ha permesso di raggiungere una sorta di alchimia impossibile…ok sto delirando, vi lascio la parola.
Tra i miei Bresson preferiti inizierei con il citare Il Diavolo Probabilmente che contiene una delle scene che per regia e montaggio a mio pareri non ha eguali nella storia del cinema: a metà film circa c è una sequenza di circa due minuti sull autobus che segmenta passeggeri, mezzo di trasporto, strada, autista, in tremila frammenti e li monta dando un’idea del tutto, ma senza farlo vedere. Magistrale.
Poi un condannato a morte è fuggito è sicuramente nella mia top ten di tutti i tempi. Cito anche la Conversa di Belfort che nessuno nomina mai…
Una delle caratteristiche che più amo in Bresson è l uso del fuoricampo. Per esempio Un condannato a morte è tutto costruito sulla dicotomia campo e fuoricampo. Dentro, nella prigione, c è la sicurezza, ciò che vediamo, fuori l imprevisto, ciò che può accadere, uscire o meno. E’ in campo la porta della cella ed è fuori campo il corridoio. E’ in campo il protagonista e sono fuoricampo i suoi vicini di cella, sempre misteriosi ed emblematici. Ancora: in Il diavolo probabilmente verso la fine, l’amico del protagonista, quando scavalcano il muro, scende dal fuoricampo, ed è evidente come Bresson voglia sottolinearlo in quanto di li a poco chi viene dal fuori lo ucciderà, quindi cambierà la sua esstenza. E se non ricordo male il ragazzo muore fuori campo e chi lo ammazza è in campo, si invertono i ruoli, perchè al momento dello sparo chi si esplicita è chi uccide, chi muore va in un mondo estraneo, fuori appunto. Scusate lo sproloquio ma Bresson mi sta molto a cuore.
Su tutti io nomino sicuramente L’argent: un film in cui Bresson raggiunge una essenzialità assoluta
LANCILLOTTO E GINEVRA mostra come il mito possa essere affrontato restituendone l’epica e la tragicità, senza ricorrere ad alcune baracconata. Il rumore delle armature e dei corpi come colonna sonora.
Di tutti i suoi film, che adoro quasi allo stesso livello, forse il mio preferito resta PICKPOCKET.
Tra l’altro, rivedendo di recente AU HASARD BALTHAZAR, ho notato come i primissi minuti ( quelli dell’infanzia della protagonista) abbiamo un montaggio rapido e delle immagini meno desaturate del solito, mi è parso girato con uno stile alla nouvelle vague, come se Bresson omaggiasse quegli autori, emersi dopo di lui, che l’hanno sempre esaltato sulle pagine dei Cahiers.
Questo è uno di quei registi a cui proprio non arrivo. Ho provato con Mouchette e Pickpocket, e ho dovuto sforzarmi per arrivare alla fine. Quello che più mi impedisce ad apprezzare è il suo voluto distacco degli attori che devono recitare in maniera impersonale e fredda. E’ davvero un altro cinema.
Proprio stanotte mi sono rivisto per l’ennesima volta Un condannato a morte è fuggito…dopo due minuti ho messo l’audio italiano, dato che i sottotitoli del dvd della SanPaolo partono a cazzo, o troppo prima o troppo dopo la linea di dialogo…mah.
Comunque sempre splendido, ho notato che il vecchio nelle cella accanto a Fontaine è doppiato dallo stesso doppiatore di Victor Sjostrom ne Il posto delle fragole.
Un film davvero emozionante, se penso al finale, a come Bresson riesca a rendere da batticuore l’inquadratura del protagonista fermo immobile appoggiato al muro, e questo perché prima ci ha mostrato con dovizia di particolari il percorso della guardia visto dall’alto…
Grande, grande, grande…se stasera non mi abbiocco prima mi vedo Il diavolo probabilmente
Allora se ti vedi Il Diavolo Probabilmente penso non arriverai alla mezz ora. Lì si che quest aspetto è esasperato!
mi unisco a quanti amano il cinema di Bresson, che anche se non è tra i primissimi “Mostri Sacri” della mia personalissima e discutibile top dedicata agli Dei dell’Olimpo Cinema (e probabilmente solo per motivi di natura, diciamo così, per semplificare, “ideologica”) sicuramente ne fa parte.
mi ha sempre affascinato l’essenzialità glaciale -a volte in fondo solo apparente- del suo modo di concepire sequenze e inquadrature.
un autore “estremo”, per certi versi, che merita senz’altro ogni approfondimento possibile.
se dovessi indicare una preferenza indicherei, forse, AU HASARD BALTHAZAR. ma probabilmente solo perché è un film che mi è capitato di studiare anche all’università… e che quindi ho approfondito e metabolizzato di più.
un grande Autore.
un grandissimo Autore.
Anche per me Robert Bresson è il numero 1. A conquistarmi sono stati sufficienti due soli film AU HASARD BALTHAZAR e MOUCHETTE tra l’altro tra loro complementari. Una terribile riflessione sul male e sulla morte.
Quest’ultima vista a volte come unica soluzione alle troppe sofferenze della vita.
Visto proprio ora Il Processo di Giovanna D’arco… pensavo, ma quanti premi ha vinto Bresson tra Cannes e Venezia?! Un sacco davvero.
Sì, però, se la memoria non mi inganna, mai il primio premio.
Ieri notte ho visto per la prima volta Il diario di un curato di campagna, davvero molto bello
Grandissimo. Il primo film che ho visto è un condannato… ed è stato amore a prima vista. Anche a me è piaciuta la scena in macchina mentre lui scappa… e il finale fantastico… devo ancora vederne molti, ce l’ho già pronti nel raccoglitore da un bordello di tempo ma in questo periodo sto studiando il cinema orientale quindi non sarà per adesso, comunque grande grande regista…
Nei contenuti speciali ci sta un professore di cinema di non so quale scuola che parla di bresson e di sti film, ebbene… non ce l’ho fatta a finire di vederlo perchè m’ha fatto due coglioni, ma due coglioni allucinanti! Se stessi in classe con quel professore mi addormenterei dopo due minuti! Cristo santo! :sleep::icon_hang
Se hai i dvd della San Paolo, si tratta senz’altro di Pino Farinotti, una sorta di critico dell’Opus Dei. Vade retro, Saragat :throwdong
Sì, è sicuramente quello, c’ha la barba e la giacchetta classica del professore, non mi ricordo se c’ha pure le toppe sui gomiti:D
Sì, sì, vade retro proprio:finga: