Visto grazie ad un recente passaggio sul canale televisivo digitale della Toei, che un po’ come sta facendo mediaset coi titoli del catalogo Variety ogni tanto tira fuori delle chicche assurde finora inedite in ogni formato.
Me lo sono guardato senza sottotitoli ma non è stato poi un grande ostacolo, la trama è semplice.
Il film per me era interessante perché alterna una parte di fiction (che nella prima metà è poco più che una cornice, mentre nella seconda metà diventa l’elemento centrale) a delle sequenze “rubate” dal vivo all’interno di saune/centri massaggio/bagni turchi, con un commento in sottofondo che le accompagna, accomunando queste parti dell’opera ai mondo movies-inchiesta su tematiche sessuali tipici del nostro cinema dell’epoca.
La storia è quella di una coppia, composta da una giovane prostituta e dal suo fidanzato (un capellone perdigiorno nullafacente che vive alle sue spalle), che decide di abbandonare la propria routine quotidiana e di spostarsi di città in città, fermandosi in ciascuna per brevi periodi.
In ogni posto in cui si stabiliranno lui continuerà ad ammazzare il giorno giocando d’azzardo e frequentando bar malfamati, mentre lei proseguirà a portare i soldi a casa andandosi a prostituire in centri massaggi.
La loro dinamica però è troppo precaria e ad un certo punto culminerà in un’esplosione di violenza distruttiva, in seguito alla quale sarà davvero difficile rimettere insieme i cocci.
Ho apprezzato molto le riprese poetiche del Giappone innevato che accompagnano il viaggiare dei protagonisti, rivelando una discreta sensibilità artistica dell’autore.
Oltre ai motivi di interesse che ho elencato il film in sé è poca roba e non mi stupisce che sia rimasto nel dimenticatoio per tanto tempo.
Curiosità: il regista doveva essere piuttosto fissato con l’urofilia acrobatica, poiché in una scena la protagonista piscia fuori da una finestra di un piano alto di un palazzo ed in un’altra piscia fuori dalla carrozza di un treno in corsa.