Scandalo - Salvatore Samperi, 1976

Titolo: Scandalo
Nazione: Italia
Anno: 1976
Genere: Erotico
Durata: 102’
Regia: Salvatore Samperi
Cast: Lisa Gastoni, Franco Nero, Raymond Pellegrin, Andréa Ferréol, Claudia Marsani

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Melò erotico intenso e cupissimo. Chi ha visto La Seduzione di Di Leo, sempre con la Gastoni, avrà certamente colto delle somiglianze. L’ambientazione è totalmente diversa (la Sicilia post guerra, nel primo caso, la Francia coi nazisti alle porte, nel secondo), ma certe situazioni si richiamano, con la Gastoni “attempata” ma sempre bellissima e sensuale, circuita da un uomo che finisce per dominarla e soggiogarla, e che esige come ultimo tributo la giovane figlia. Anche qui la Gastoni (più spogliata e martoriata che mai) è una donna apparentemente tranquilla, adagiata in una calma e routinaria quotidianità, che viene progressivamente sconvolta dall’esplosione di una passione morbosa, erotica e annichilatrice, tale da destabilizzarne la psiche e portarla sull’orlo della follia. Non bisogna però esagerare con i paralleli, poiché Samperi si discosta anche molto dal film di Di Leo, costruendo tutto un altro mondo attorno alla Gastoni, premendo il piede più ferocemente sull’acceleratore dell’implosione emotiva della protagonista, scegliendo un finale completamente diverso ma, se possibile, ancora più distruttivo, nero e privo di speranza. Qui il clima è da götterdämmerung, una soffocante, ossessionante disfatta senza redenzione, la fine di tutto, per colpevoli e innocenti.

Come per La Seduzione, l’azione si svolge in provincia, in un piccolo mondo fatto di una piazza dove tutti si conoscono, e i legami sono pericolosamente stretti. La guerra infuria (siamo assediati dal notiziario radio che continuamente ci terrorizza sullo stato del fronte), ma in paese tutto scorre invariato, e la Gastoni, quasi annoiata, si può addirittura concedere dei giochetti erotici col garzone, un maschio violento, sadico, represso e tiranno, che gode nell’umiliare il più possibile la donna. Nero mira a imbarazzare e svergognare la Gastoni in ogni occasione, farla mortificare di se stessa, farla sentire totalmente impotente e schiavizzata, e la scoperta di questa condizione dapprima atterrisce la donna, poi la avvolge in una rassicurante stretta mortale, quasi ricercata, voluta, certamente masochistica, è il piacere della sottomissione. La Gastoni si presta alle peggiori nefandezze, nel profondo sa di essere morta nel momento in cui ha iniziato questa relazione clandestina.

Molti passaggi sono terribili anche per lo spettatore, che assiste al degrado senza fine della Gastoni. Un plauso alla bella attrice ligure, che rende splendidamente il personaggio nella sua deriva psicologica, una parte davvero difficile ed impegnativa da sostenere, non solo per i continui nudi, ma perché la farmacista non ha sostanzialmente un solo momento di goia, di luce, è una inarrestabile discesa all’inferno durante la quale anche i momenti di sesso non incarnano vitalismo ed energia creativa, bensì afflizione, sottomissione, morbosità autodistruttiva. Un’eccellente prova la sua. Quasi insostenibile la scena in cui Nero costringe la stimata farmacista del paese ad ancheggiare nottetempo per strada, davanti al suo negozio, seminuda come una prostituta, senza concederle possibilità di fuga e facendo sì che un avventore ubriaco della taverna di fronte la veda in quelle umilianti condizioni
Che quella del garzone sia la rivalsa del proletariato contro la borghesia (in una scena Nero dice di divertirsi enormemente a far scontare alla “padrona” ciò che lui ha dovuto subire per anni), come dice il Morandini, o che piuttosto si tratti di una allusione metaforica alla borghesia francese troppo accondiscendente e arrendevole verso il nazismo, come sostiene Tentori, è evidente come il rapporto malsano tra Nero e la Gastoni vada letto anche su di un piano metaforico, a simboleggiare la distruzione dei tempi, la Caduta degli Dei appunto, in un preciso momento storico altamente drammatico, il 1940.

Al clima da nevrosi contribuisce la fotografia (assai buia e crepuscolare) di Storaro, e la stupenda colonna sonora di Riz Ortolani, ma in primis è il gusto narrativo di Samperi a rendere appetibile questa pellicola, ancorché fortemente disturbante. Terribile la figura del marito della Gastoni, un impotente emotivo che non sarebbe mai in grado di prender posizione neanche vivesse un’eternità intera, tutto rivolto ai suoi “balocchi” (vasi d’antiquariato) e che mentre le bombe distruggono la Francia, rimane chiuso imperterrito nel suo studio a incollare pezzi di vasellame.
Da notare che il film è tutto girato in interni (in opposizione alle teorie della nouvelle vague), ed anche gli esterni della piazza del paese sono finti, riprodotti in studio, e la cosa è volutamente malcelata.

Dvd Millenium Storm che presenta un po’ di sporcizia a livello video, venduto in un elegante cofanetto cartonato sul quale però è riportata erroneamente la durata di 94’, mentre quella corretta di 102’ è riportata sul dvd interno. Zero extra spaccati. Peccato, un’intervista alla Gastoni o a Nero ci potevano stare :sadblink:

Conosco pochissimo il cinema di Samperi e me ne dispiaccio ogni giorno di più. Di questo film ho un DVD acquistato l’anno scorso al mercatino domenicale dell’usato, pagato ca. 2,50 euro, tutto impolverato. Per quella modica cifra, ho trovato un buon film e la conferma di un ottimo regista.

La recensione di D-Fens ha detto praticamente tutto: Lisa Gastoni, all’epoca più che 40enne, era di una bellezza e sensualità invidiabili, oltre che straordinariamente “in parte”. Meno bene Franco Nero, che secondo il mio punto di vista, non possiede proprio l’appeal del seduttore di quelle che una volta si chiamavano “tardone”, poi, trovo che non abbia abbastanza faccia da “figlio di puttana”…

Da notare che il film è tutto girato in interni (in opposizione alle teorie della nouvelle vague), ed anche gli esterni della piazza del paese sono finti, riprodotti in studio, e la cosa è volutamente malcelata.

Sarà, ma non ci vedo polemica. E’ vero che l’associazione col cinema classico americano viene spontanea, piuttosto, il girato in interni, la fotografia e l’atmosfera generale del film mi sembra mirino a simulare la fase onirica.
Le letture di Tentori e Morandini ci possono anche stare ma non mi convincono: lo dico perché, appunto, Samperi mi sembra più che altro particolarmente abile a mettere in scena le sue fantasie erotiche che sono le fantasie erotiche di un po’ tutti.

Non solo La seduzione: vedendo questo film è impossibile non pensare a Ossessione di Visconti (fatti salvi i dovuti “distinguo”) e alla coppia Calamai/Girotti.