Un Ghostface riappare a Woodsboro con il suo coltello e ricomincia la mattanza.
Inutile dire più di tanto sulla trama perchè gli appassionati della saga sanno che è solo un “template” nel quale inserire delitti truculenti. Quello che è rilevante è l’esercizio di metacinema che si aggiorna di sequel in sequel e che è piuttosto divisivo. E’ facile immaginare che vedere nel 2022 un horror con gli stilemi dei film degli anni 80-90 possa lasciare deluso chi cerca di restare attaccato alla poltrona o si aspetta scene gore scioccanti. In questo senso questo quinto capitolo dà una sensazione di obsolescenza.
Se invece si accetta di entrare in un gioco di citazionismi e di rimandi di un film indubbiamente ben girato, allora si esce dal cinema soddisfatti. Io appartengo a questa categoria.
I due registi raccolgono bene il testimone di Craven tanto che non si avverte soluzione di continuità con i quattro atti precedenti. Si sente un grande rispetto al di là della dedica finale prima dei titoli di coda (e del nome Wes dato ad uno dei personaggi).
I “temi cinefili” su cui poggia l’impalcatura di Scream 5 sono sostanzialmente due: la contrapposizione tra horror moderno ed horror classico ed il radicalismo del fandom cinefilo. Ho messo sotto spoiler il secondo perchè è la chiave per la soluzione dell’ whodunit che tutto sommato regge fino alla fine grazie al continuo rimescolamento delle carte che fanno i registi. Per il primo punto invece è bello il dialogo tra Ghostface e la prima vittima sul classico “qual è il tuo film horror preferito?” quando la giovane della generazione Z risponde Babadook.
Fa paura? No, fatta eccezione per qualche telefonato jumpscare del babau bianco e nero ma comunque è piuttosto violento. I registi però costruiscono bene le scene di tensione, scherzando anche con lo spettatore (cfr. il tormentone delle porte/ante che potrebbero rivelare il killer quando vengono chiuse).
La conferma dei personaggi storici della saga forse è l’unica cosa che mi ha lasciato un po’ freddino e, a parte Linus, il loro intervento mi è sembrata l’unica cosa forzata del film. Questo però a voler essere pignoli perchè poi l’effetto nostalgia ed il fatto che i loro ruoli sono stati tutto sommato centellinati fanno apprezzare il redde rationem finale con protagonisti Neve Campbell e Courtney Cox (mannaggia alla chirurgia plastica…).
Consigliato a chi non crede che ormai si possano vedere solo gli horror di Peele.