Nuovo editoriale di Pietro Ichino, sul Corriere della Sera di oggi, riguardante il famoso professor M.
Per chi non lo sapesse, il professor M. è un insegnante di un liceo di Milano (anche se pare sia stato trasferito), noto per il perenne assenteismo e la costante nullafacenza in classe. Ma forse è ancora più noto per non essere stato ancora licenziato, nonostante la sua documentatissima inettezza.
Ebbene, molti studenti del suddetto insegnante, sono stati bocciati all’esame di stato (maturità).
In attesa che il sito corriere.it riporti il suddetto editoriale, posto alcuni spezzoni significativi.
… Le famiglie, indignate, dichiarano di voler muovere causa all’amministrazione scolastica per esser risarcite del danno causato dal non-insegnante.
Non faticheranno a vincere la causa: il danno è grave e la colpa è evidente. Non solo colpa del professore, la cui nullafacenza è stata accertata in tempi diversi da due ispettori, ma anche quella dell’amministrazione scolastica che, nonostante le ripetute denunce di una preside seria e coraggiosa e i due referti ispettivi, non ha mai adottato l’unico provvedimento che poteva e doveva essere adottato: il licenziamento. C’è solo da domandarsi perché le famiglie non abbiano chiesto il risarcimento molto prima della bocciatura alla maturità, visto che quella deplorevole situazione si protraeva da anni: perché qui il vero grave danno non sta tanto nell’insuccesso finale, quanto nell’ignoranza cui lo studente è condannato dal professore che non insegna.
… La realtà è questa: il grado massimo di inefficienza che un’amministrazione pubblica può raggiungere è, in generale, quello che la cittadinanza è disposta a sopportare.
… il caso del professor M. sembra destinato a segnare una svolta: il 14 giugno scorso il Procuratore regionale lo ha citato in giudizio davanti alla Corte dei Conti per il risarcimento del danno da lui causato all’amministrazione statale, valutato in 124.200 euro. Attendiamo che il Procuratore citi in giudizio anche chi avrebbe potuto e dovuto da molto tempo metterlo alla porta e non lo ha ancora fatto.
Sull’eventualità di perseguire il collega fancazzista son d’accordo, un po’ meno sullo scaricargli la responsabilità delle bocciature. In qualità di supplente ho spesso sostituito colleghi assenti per tutto l’anno per motivi vari, e in genere chi si faceva bocciare era un fancazzista ancora più gargantuesco del prof assente. Gli studenti che si applicano ottengono comunque dei risultati; semmai il problema è la difficoltà per gli insegnanti chiamati a sostituire nel finire il programma entro l’anno. Il che ovviamente si rivela un danno per gli allievi.
Sono d’accordo con te per quanto riguarda le colpe delle bocciature: studenti davvero bravi e diligenti non sarebbero mai stati bocciati. Inoltre gli studenti stessi devono firmare a fine anno il programma svolto: se questo è scarno, la commissione d’esame ne tiene conto. Poi i commissari interni descrivono sicuramente la situazione della classe e gli eventuali problemi con un docente.
Il punto è un’altro, come giustamente afferma Ichino.
Se nella scuola continuano a lavorare (si fa per dire) docenti assenteisti, fannulloni o incompetenti, non è solo colpa dell’amministrazione che se ne lava quasi sempre le mani, ma anche della tolleranza degli utenti.
Con questa eventuale causa delle famiglie dei bocciati, forse verrà rotto il ghiaccio e sia andrà verso una gestione più seria della scuola, considerandola realmente per quel che è: un fondamentale pubblico servizio di istruzione ed educazione.
L’attuale sistema scolastico permette simili vergogne, non basta punirne uno per educarne milioni. Quest’anno ho sostituito per tre mesi una collega assente da un anno, oltretutto recidiva. Fannullona? No, il caso è molto più delicato. Qualche anno fa la poveretta è rimasta vittima di un ictus, da cui si è ripresa riportando danni psichici e fisiologici permamenti. Ha chiesto di essere assegnata ad altro incarico scolastico, viste le difficoltà oggettive di insegnare nelle sue condizioni; le è stato negato. Ha chiesto di andare in pensione, ma siccome le mancano tot giorni di servizio le han negato pure quello. Che cazzo avrebbe dovuto fare, di grazia? Farsi licenziare e campare di elemosina di stato? Continua a prendere malattia per poi rientrare qualche giorno ed assentarsi di nuovo,. Ciò crea gravissimi problemi a livello didattico, cambiare 7-8 supplenti in un anno è cosa che alla lunga si rivela deleteria per una classe. Ma non me la sento di condannare la collega, dovrebbe essere lo stato a cercare una soluzione dignitosa al suo problema.
Qui stai citando un caso eccezionale, sicuramente malgestito, ma non è un esempio significativo riguardo ai mali della scuola.
Ci sono molti casi di vero e proprio assenteismo, ossia la riprovevole pratica di darsi malati con lo scopo di stare a casa. I medici sono compiacenti ed elargiscono i certificati, ma questo è un altro discorso.
Se i genitori dei ragazzi cominciassero una buona volta ad andare dai presidi a protestare insistentemente e con opportune minacce di far causa (per iscritto sarebbe l’ideale) per le mancanze dei docenti fancazzisti, le cose, a mio avviso, dovrebbero migliorare.
Attualmente i presidi sono spesso senza polso, non vogliono grane, non si mettono contro un docente inetto per attirarsi contro le proteste dei sindacati e non risolvere poi nulla. Ma a fronte di lettere di giusta protesta, acquisite agli atti e protocollate, non potrebbero più rimanere immobili.
Sui presidi ti quoto al 100%. La cosa buffa è che fanno scaricabarile su noi docenti, blaterando di “insegnanti senza polso”… vengano loro a tenere certe classi, poi vediamo. Comunque il caso da me citato non è affatto eccezionale; l’hanno scorso ho avuto una situazione analoga, con collega assente tutto l’anno e recidiva da tempo (soffriva di un disturbo congenito, una grave forma di allergia che la teneva a letto la maggior parte dell’anno). Sono situazioni tutto sommato frequenti, sicuramente non condannabili eticamente al pari dell’assenteismo selvaggio ma senz’altro dalle conseguenze altrettanto gravi.
I casi da te citati non rientrano nella fattispecie di quelli dei vari professori M., ossia i fancazzisti senza ritegno, che sono ben più numerosi. Costituiscono sicuramente un problema, dagli effetti analoghi, ma devono essere affrontati in modo assai diverso, opposto direi: con solidarietà sociale, non con il bastone!
La mia insegnante di inglese delle superiori (nonché moglie di quello che all’epoca era il sindaco del mio paese) veniva a tenere lezione quando le girava (circa 1-2 volte al mese), portando certificati medici firmati da suo fratello medico…
Fantastico! Ha pure un altro lavoro e non gli fanno nulla? Ma un insegnante quando firma il contratto deve specificarlo, di non ricoprire altri impieghi. Potrebbero buttarlo fuori a calci per il solo fatto di non averlo dichiarato (lo avesse fatto dubito che gli avrebbero dato il posto); evidentemente santi in paradiso ne ha parecchi (o pochi ma influenti).
Mi risulta che i docenti possano avere un’altra attività, se il preside la concede (pare che il prof. M. abbia chiesto l’autorizzazione, concessa in una scuola, non nell’ultima), a queste condizioni:
[ul]
[li]Non deve interferire in alcun modo con la professione docente[/li][li]deve avere attinenza con la materia insegnata[/li][/ul]
Ad esempio, un insegnante di informatica, potrebbe essere autorizzato a fare anche l’analista/programmatore; un insegnante di elettrotecnica potrebbe progettare impianti elettrici. Naturalmente senza interferenze con l’orario di lavoro scolastico.
Invece, un preside non dovrebbe autorizzare, ad esempio, un insegnante di italiano a fare, il rappresentante o a gestire una palestra, perchè sono attività che nulla hanno a che fare con l’insegnamento della materia.
Uhm sto trattamento speciale ai professori, se vero (è vero per i professori universitari, non so per gli altri), è alquanto irritante e incomprensibile. Perchè tutti gli altri dipendenti tecnico-amministrativi non possono farlo, a meno di mettersi a part-time (al 50%)?
Esiste in realtà una motivazione nobile.
Immagina di avere un insegnante di elettronica che nella sua vita non si è mai occupato di elettronica, se non sulla carta (libri di testo).
Ora immagina un’insegnante di elettronica che è anche libero professionista e che, senza sovrapposizione alcuna con la professione docente, tocca con mano la materia presso aziende o industrie.
Chi conosce meglio la propria disciplina? Chi è meglio aggiornato?
Questa motivazione è (potrebbe essere) sicuramente convincente, ma resta il fatto che la disparità di trattamento personale ed economico col personale tecnico è importante. Allora perchè non pagare meno i docenti che fanno un secondo lavoro?
La seconda condizione non l’ho mai sentita. Si può svolgere un secondo lavoro, come hai detto tu, a patto che non interferisca con l’insegnamento; e va dichiarato nella domanda d’assunzione. Chiaro che uno come il tanghero oggetto del topic che considera quello del docente “un hobby” e vanta altri mestieri potrebbe essere sbattuto fuori a calci in culo, in quanto le condizioni del contratto sono venute meno con le numerose assenze. Ripeto, per me questo ha dei santi in paradiso…
Io l’avevo sentita, tantissimi anni fa. Ogni tanto ricerco sul web per vedere se trovo qualcosa a riguardo.
Per il momento ti posso solo dire che mi pare logica: che senso avrebbe concedere ad un docente di italiano o di matematica di fare anche il gelataio?! Quale vantaggio ne trarrebbe la scuola?
Nessuno. Ma non vedo neanche svantaggi, finchè non interferisce con l’attività didattica. Un precario che campa di supplenze fra un incarico e l’altro dovrà guadagnarsi la pagnotta in altro modo, no? E non è che se lo chiamano per 15 giorni può mollare il lavoro part-time che svolgeva già e che lo aiuterà a tirare avanti quando la supplenza sarà conclusa.
Ma certamente. Io mi riferivo però a docenti di ruolo.
In questo caso, gli svantaggi per la scuola ci sono, almeno teoricamente.
Si dice infatti che il docente ideale dovrebbe amare la disciplina che insegna e conseguentemente approfondirla costantemente. Ma come potrebbe farlo se al pomeriggio è occupato a fare i gelati?
Bah, se è un suo hobby… io per la verità non ho mai sentito di docenti di ruolo che svolgano come seconda attività la mescitura di coni gelato.
L’approfondimento non è incompatibile col secondo eventuale lavoro che fai (sarebbe semmai da capire perchè senti il bisogno di una seconda attività); e d’altronde non ti dico quanti colleghi di ruolo non han voglia di approfondire una cippa…