Sarò franco. Questo film mi ha davvero entusiasmato.Ennesimo capolavoro: atmofera gotica e decadente al tempo stesso, cast stellare ed ambientazioni giuste. Effettivamente, ciò che il film ha di particolare è la struttura ad episodi che richiama un pò le tipiche commedie di quegli anni. Ho visionato il film sull’ottima edizione Koch e non ho avuto problemi con l’ ottimo inglese di Mario Lanfranchi che negli extra si rivela un personaggio davvero interessante. Egli ci tiene comunque a ribadire che la sua figura è legata per lo più alle opere teatrali nonchè liriche (esordì al cinema con “la traviata” nel 1967, con quella che poi sarà sua moglie fino al 1974 circa, Anna Moffo, conosciutissima nell’ambiente lirico e scomparsa recentemente, mentre il suo ultimo lavoro al cinema dovrebbe essere “Genova a mano armata”, a cui prese nuovamente parte al cast Adolfo Celi), infatti, non a caso, il film è appunto strutturato in “4 atti”, proprio come se si trattasse di un’opera teatrale. La fotografia di Antonio Secchi così come la musica di Gianni Ferrio, rendono in maniera davvero efficace, soprattutto nelle sequenze desertiche e nel “covo” di Padre “Celi” Baldwin, dove lo spettatore è quasi accecato dalla tinta bianca del paesaggio che ben contrasta la presenza “oscura” degli scagnozzi a cavallo dello stesso Celi, fanatico pistolero che dispensa la parola di Dio a suon di proiettili; proprio nella sequenza in questione infatti osserviamo, nella disposizione del protagonista e dei vari caratteristi, un chiaro rimando simbolico alle pratiche divinatorie del sacrificio umano, dove Celi riveste il ruolo del “Santone”, piuttosto che del sacerdote. Ma torniamo al cast. Richard Conte alias “Diaz”; per quanto riguarda l’interpretazione, nulla da aggiungere se non ribadire la sua indiscussa bravura, anche se, come ribadito dallo stesso Lanfranchi, la “maschera” di Conte non riesce ad essere davvero cattiva, nel senso fisionomico del termine, anzi, proviamo un forte senso di solidarietà nella scena conclusiva dell’atto quando il poveretto illudendosi di aver trovato un pozzo, trova invece nient’altro che sabbia e quindi muore, psicologicamente e fisicamente abbattuto; l’atto con Enrico maria Salerno invece, è quello che dal mio punto di vista risulta narrativamente più efficace, sebbene la mia predilezione artistica è tributata indiscutibilmente a Tomas Milian. La partita a poker con in posta la vita, è sicuramente un gran bel momento cinematografico (“c’è sempre qualcosa da giocare…” :rolleyes: )
dai connotati epici. Altro giro, altra corsa, altro indiscusso talento: Tomas Milian, albino epilettico che potremmo identificare come l’autentico antagonista di Cash, per i connotati luciferini di entrambi; Cash infatti, alias l’esordiente Robin Clarke, è tutt’altro che un personaggio positivo; anche la sua vendetta personale è in effetti basata su un male già precedentemente radicato in famiglia, giacchè il fratello era un bandito traditore. La sua vendetta, meditata ed astuta, non ha pietà. E’ irremovibile. Decisa. “Greca”, se vogliamo porre in essere anche una chiara influenza peplum. Anche il rapporto con la ragazza bionda usata come esca per Milian nel finale, sebbene voglia presagire classicamente un possibile amore, risulta invece basato su un esclusivo uso “strumentale”, o meglio, finalizzato all’oscuro concretizzarsi della sua visione senza redenzione alcuna. Milian è straordinario. Punto. Non ho parole, ma non sono di parte. Il personaggio dell’albino non sarebbe stato così memorabile se non fosse stato interpretato da Tomas; occhialini neri, penna rossa che disegna gli occhi “spiritati” e i soliti, ma quanto mai appropriati “tic nervosi” che incarnano e fissano un vero e proprio dandy d’altri tempi che, a mio giudizio, ricorda molto il Gary Oldman nei panni di Dracula (F.F. Coppola). Dunque, un film essenziale per gli amanti del genere; strepitosa Koch per l’edizione stupenda curata nei minimi dettagli, a cui va tutto il mio rispetto e stima. Un saluto a tutti gli amici del forum ringraziando, come sempre, per lo spazio concesso.
PS: Nel film è presente anche l’indimenticabile e virtuoso caratterista Luciano Rossi, mai ricordato a dovere.
Alla prossima by il Saggiatore!..