Esistono film belli, film brutti, persino film di collocazione indefinibile. Questo tremendo erotico anni 90 non appartiene, probabilmente, a nessuna di queste categorie. Perché è un film che semplicemente c’è, esiste, così com’è e dinanzi ad esso non bisogna fare domande, perché sarebbe tutto inutile, vano.
Nel 1989 Emiliano Di Meo, ex generico che negli anni 80 tenterà la via del produttore prima col porno poi con film “normali” (ma in entrambi i casi con risultati fallimentari), convoca il piemontese Carlo Ausino con l’intenzione di affidargli la regia di un giallo dalle venature erotiche, Il ritorno, protagonista sarebbe stata Virna Anderson, in seguito nota pornoattrice. Dopo un migliaio di metri girati, il progetto è costretto ad interrompersi, mancano i soldi. Ma quel girato, in sala, con stupore dello stesso Ausino, ci arriva. Però stavolta il tutto ammonta a regolari 90 minuti. Mistero? No, dopo conclusione del progetto, Di Meo (forse forgiato dall’esperienza del porno) richiama parte del cast e fa girare a qualche fantasma una serie di scene erotiche, sconnesse, con personaggi che con la sceneggiatura non c’entrano niente. Ausino tenta la denuncia, ma non c’è niente da fare, il film è persino già uscito in videoteca.
Il risultato di tutto questo è quindi un pastrocchio indefinibile, che ha come seme il girato dell’autore di Torino Violenta (ridicola storia di una donna che gode solo facendosi stuprare, il ritorno del titolo consiste nel ritorno della protagonista in una villa in cui le affiorano ricordi del genere) da cui si dipanano scene posticce incredibili con Marino Masè nella parte del simil-Jeffrey Epstein della situazione, specializzato in raccattare ragazzine per festini d’alta borghesia, personaggi che sbucano fuori dal nulla (per esempio quello di Kieran Canter) che hanno come unica funzione quella di scopare (scopare però in versione cut, intediamoci). A coronare il tutto un finale dalla genesi inesplicabile e delle musichette patinate di sottofondo ad opera di Ubaldo Continiello, ex compositore incredibile, qui al suo ultimo lavoro cinematografico, costretto perché alla canna del gas.
Almeno nell’esperienza di chi scrive, il peggior softcore mai realizzato in Italia.