Recupero doveroso di questo film bellissimo, che mi persi all’epoca della sua uscita.
In due parole, una bimba ebrea di otto anni vede i suoi genitori venir deportati e da Bruxelles intraprende un lungo e periglioso viaggio verso est per cercare di ritrovarli, arrivando fino in Ukraina. Non può fidarsi delle persone, dalle quali ha imparato in breve tempo a fuggire, perché in tempo di guerra chiunque è pronto a denunciarti o voltarti le spalle in cambio di un piccolo tornaconto, e chi è davvero buono e ti aiuta finisce in breve tempo pure lui sulla camionetta della ghestapo.
La bimba allora compie il suo viaggio in solitudine attraversando i boschi, mangiando radici, rubando nelle cascine quando capita, diventando schiva e selvatica. E, come dice il titolo, compie una parte del suo percorso in compagnia di alcuni lupi, che grazie alla sua straordinaria sensibilità la accettano come parte del branco in un’ottica di reciproco sostegno.
Film potente dal punto di vista emotivo, si empatizza moltissimo con la piccola protagonista e coi suoi vissuti drammatici, grazie anche ad un’interpretazione magistrale fornita dalla giovanissima attrice. Le scene nell’ostile natura del nord europa sono davvero d’impatto, con la bambina che piena di piaghe e incrostazioni sopravvive per anni nelle gelide foreste innevate. E le scene con gli animali sono di un fascino ammaliante, sembra davvero incredibile che si siano riuscite a girare queste cose. Il cinema riesce a stupirmi sempre.