“Reality is what you make of it”
(David Cronenberg)
Ho rivalutato parecchio questo film, tratto dall’omonimo romanzo di Patrick McGrath (che si è occupato anche della sceneggiatura) e ambientato in Inghilterra tra il 1960 e il 1980. Un’opera, per certi versi, simile ad una pièce de théâtre, molto recitata, molto intensa; devo dire anche ben doppiata, dato che ho potuto visionarne solo la versione italiana.
La metafora cronenberghiana (molto vicina a quella dell’Antonioni di Blow Up) stavolta utilizza la storia di Dennis (alternativamente interpretato sia da Bradley Hall che da Ralph Fiennes), un giovane uomo cresciuto in manicomio, che l’istituzione psichiatrica inglese tenta di riabilitare attraverso un periodo di prova alloggiandolo presso la pensione gestita dalla signora Wilkinson (Lynn Redgrave; la ricordiamo in Viva la muerte… tua! di Tessari). Il disturbo del già fragile Dennis, traumatizzato dall’assistere ad un rapporto erotico tra i genitori nel cortile di casa, consiste in una percezione scissa delle donne: la donna-madre e la donna-prostituta. Ciò che lo porterà a precipitare sempre di più nella sua follìa omicida.