Straight Outta Compton (F. Gary Gray, 2015)

http://www.imdb.com/title/tt1398426/

Da buon amante dell’hip-hop vecchia scuola, aspettavo questo film con ansia. A chi ne mastica di rap, l’argomento è evidente sin dal titolo: la storia degli N.W.A, i niggers with attitude, uno dei gruppi rap più famosi e controversi di sempre, tra i primissimi esponenti del gangsta rap e probabilmente quelli che più di altri hanno contribuito a portare il genere sulla bocca di tutti, diffondendolo a macchia d’olio e influenzando anche altri ambiti musicali.

Innanzitutto, il film si struttura come un vero e proprio biopic e non un documentario, cosa che inizialmente mi ha fatto tremare i polsi, perché temevo di trovarmi di fronte a una versione più che romanzata (direi ‘fantasiosa’) della loro storia, scritta magari da qualche esterno che l’argomento lo conosce sino a un certo punto. Fortunatamente, dietro alla produzione ci sono due ex-membri originali e la vedova di un altro di loro, che hanno vigilato sulla sceneggiatura e agito da consulenti in modo da restituire quanta più fedeltà possibile alla vera storia del gruppo… cosa che è comunque riuscita sino a un certo punto, visto che guarda caso i membri di cui si parla di più e meglio (o forse sarebbe meglio dire: su cui sono maggiormente puntati i riflettori) sono proprio quei tre… ma ad ogni modo sotto questo punto di vista il risultato è ugualmente eccellente, “licenze poetiche” a parte. Certo, vedere Mc Ren relegato al ruolo di mera tappezzeria fa un po’ storcere il naso, per non parlare di altre piccole mancanze e dimenticanze (tipo il fatto risaputo che Dr Dre avesse il vizio di alzare le mani sulle sue fidanzate, che qui non viene manco menzionato), ma comunque non ci si fa poi troppo caso.

E non ci si fa caso perché il film ha un ritmo bello indiavolato! Certo, la storia degli N.W.A è stata movimentata e ricca di colpi di scena, quindi diciamo che si partiva avvantaggiati, ma regista e sceneggiatori fanno davvero di tutto per mantenere altissimo il livello di attenzione, che sia grazie a uno sviluppo della storia, la ricostruzione di un concerto, della nascita di un pezzo, o semplicemente il concentrarsi sulla valanga di belle donne che fanno capolino in diversi momenti del film, soprattutto nelle scene dei party (ecco, forse un altro difetto non da ridere è la presenza femminile relegata pressoché sempre a un ruolo che definire di contorno sarebbe poco, direi che “oggetto sessuale” rende più l’idea, salvo in un paio di casi; ok, il gangsta rap è sempre stato pesantemente misogino, ma…). Comunque, io mi sono visto la director’s cut, che dura circa due ore e quaranta minuti, e sono volate senza il minimo accenno di stanca.

Un applauso al cast, con attori davvero in parte e azzeccatissimi anche fisicamente (ho giusto qualche riserva su Corey Hawkins, che interpreta Dr Dre, che secondo me ci sta sino a un certo punto soprattutto nella parte in cui è più adulto), con una menzione speciale per il figlio di Ice Cube, O’Shea Jackson Jr., che ovviamente interpreta suo padre e che oltre a recitare molto bene è praticamente UGUALE a lui… ok, bella forza, ma non era così scontato che potesse funzionare.

Cose da dire ce ne sarebbero altre, ma in buona sostanza a me il film è piaciuto molto, ne sono rimasto soddisfatto e penso che alla fine non si sarebbe proprio potuto fare di meglio (o quantomeno non si sarebbe potuto fare altro). Come detto, non è esente da difetti e omissioni, soprattutto se si conosce un po’ la storia degli N.W.A, ma è ugualmente godibilissimo. Visione indispensabile per i fan, per chi si ricorda quegli anni, per chi vuole avere la fotografia di un momento che ha indubbiamente cambiato la storia della musica (quando ancora si poteva), per chi vuole uno spaccato di un’America (e di una Los Angeles in particolare) quando l’idea di un presidente afroamericano era ancora fantascienza pura, per chi è semplicemente curioso, e infine per chi crede che il rap siano Moreno, Fedez e compagnia cantante, così apre occhi e orecchie e magari cambia idea.