Titolo: Striptease
Regia: A. Bergman
Anno: 1996
Paese: Usa
Durata: 115 theatrical / 117 uncut
Cast: Demi Moore, Armand Assante, Ving Rhames, Burt Reynolds, Robert Patrick
Produzione: Castle Rock
Link IMDB
Striptease lo vidi al cinema nel '96 e, a distanza di qualche lustro, l’ho rivisto in dvd. Il film in sé è carino e stupidino al contempo, le due cose convivono tranquillamente, e la sua visione si è confermata piacevole. Oggettivamente quella Demi Moore era veramente di un altro pianeta, bellissima e micidiale. All’epoca il suo compenso di 12,5 milioni di dollari stabilì un nuovo record.
Ho sempre avvertito una certa frizione tra il personaggio di Erin Grant e Demi Moore. La Grant viene dipinta come una che coltiva un rapporto molto negativo con la sua professione di “ballerina”, la detesta, detesta il pubblico di ometti bavosi davanti al quale deve esibirsi ogni sera, ne è nauseata, ed è gratificata unicamente dall’aspetto economico. Si vuol dare ad intendere che la Grant insomma è una ragazza “per bene” che finisce a fare la stripper per caso, per ripiego, controvoglia, e che, fosse stato per lei, sarebbe andata a fare catechismo ai bambini.
D’altro canto però, le esibizioni della Moore sono molto intense, sentite, autocompiaciute, alla Moore piace e parecchio che il pubblico (stavolta quello cinematografico, seduto in sala) la osservi e la veneri mentre fa le piroette. Tanto Erin Grant vive vive male le sue nudità, tanto Demi Moore ci sguazza volentieri, mettendo in mostra con vanità il meglio di sé e danzando come dovesse sedurre il mondo intero.
Chiaro che il clou del film siano le performance della Moore al suo bel palo di lap dance, “vestita” con lingerie provocantissima, e il clou nel clou siano gli strombazzatissimi topless, dati in pasto al pubblico col contagocce (circa 2 minuti di pellicola su quasi 2 ore di film). Per altro, tette di acciaio inossidabile. Anche se, a ben vedere, quella di Striptease era già la sesta volta che la Moore mostrava il seno al cinema (sebbene qui, col “rinforzino”).
Si narra che al primo provino di ballo della Moore, il responso del finto pubblico di attori e comparse - accorsi in massa per vedere la Moore nuda - fu talmente entusiasta che si dovette interrompere la scena a causa dei rumori molesti dell’audience.
Striptease vinse diversi Golden Raspberry/Razzie Awards, ovviamente. Al di là dello snobismo congenito dei parucconi però, un appunto mosso al film è condivisibile, quello che praticamente tutti i personaggi del film spingono su di un registro da commedia (in alcuni casi anche platealmente comico, si pensi all’avvocato di Ving Rhames, al proprietario dello strip club, all’ex marito di Erin Grant, al maniacale deputato repubblicano interpretato da Burt Reynolds), eccetto quello della protagonista, unicamente drammatico. La Moore insomma si prende troppo sul serio rispetto all’universo che la circonda, anche se probabilmente la sceneggiatura tendeva ad esaltare e incorniciare ancor di più la Dea Moore rispetto alla platea di personaggi che la attornia.
Da segnalare le assurde mongolfiere di Pandora Peaks - pornostar professionista - qui in prestito al cinema mainstream.