L’ascesa al potere (pre presidenza) di DJT, in arte Trump. Molto bello e molto informativo, Abbasi tiene bene il ritmo, stupefacente Sebastian Stan ma anche Jeremy Strong che interpreta il vero “creatore” di Trump, l’avvocato Roy Cohn a cui Donald è debitore delle 3 regole per vivere. Standing ovation a Cannes, recuperatelo come potete perché il faccione orange ha cercato di bloccarlo in tutti i modi.
Bello l’uso del formato 4:3, e il tipo di immagine che è stata creata:
Various dated visual textures were used to give the movie a more authentic feeling, making it look almost like a documentary. The crew used 16mm film to shoot the scenes from the 1970s, and a filter mimicking the look of a VHS video for scenes from the 1980s.
per me il discrimine non è trump ma proprio abbasi. quel che ho finora visto di suo è sempre stato vagamente interessante ma mai pienamente convincente o folgorante. non sono comunque d’accordo: chi lo venera è invece curioso di eventuali contraddittori, un hater con un contraddittorio che avvalla posizioni anti-trumpiane ci va a nozze. ma per me il problema è ripeto proprio il regista.
Sugli incassi non commento, da qualche tempo qui in forum c’è un duo di forumisti che si occupa solo di quello, onestamente non me ne cale, mai andato a vedere un film in base agli incassi, anzi.
Del regista ho visto (se si esclude The Last of Us) solo Holy Spider, gran film quello, gran film questo.
Per me guardabile, ma il salto temporale mi ha straniato perché i personaggi cambiano troppo: pur capendo il perché, mi ha fatto uscire un po’ dal film. Va detto che ha un ritmo molto serrato nonostante non succeda niente di straordinario, e la regia è buona pur non avendo particolari picchi.
Per il resto, so di avere un problema con i film biografici, e non mi è del tutto calata la tesi secondo cuil’avvocato Cohn sia il “creatore” della personalità di Trump. Le sue “regole per il successo” sono l’ABC della manipolazione, e chiunque abbia conosciuto gente con disturbi della personalità simili sa che non sono niente di straordinario.
C’è un documentario del 2019 su Cohn, “Where’s My Roy Cohn?”, molto interessante (sebbene cada un po’ nella trappola di ritrarlo come una figura molto più importante di quanto probabilmente sia stato) che parla tangenzialmente anche di Trump e fa, forse per primo, il collegamento tra gli atteggiamenti del tycoon e quelli dell’avvocato: un film biografico su di lui sarebbe stato molto più pungente in quanto avrebbe fatto capire quanto certi atteggiamenti facciano parte del DNA degli Stati Uniti e il trumpismo alla fin fine non è niente di nuovo, ma immagino sarebbe stato più debole a livello mediatico.