The Bay (B. Levinson, 2012)

È un found footage abbastanza anomalo, sicuramente molto interessante anche se, per i miei gusti, lo era di più sulla carta.
È anomalo già dal regista, quel Barry Levinson noto per ben altro genere di film e di produzioni. Non so quanto effettivamente fosse a suo agio dietro questo film. È un po’ difficile da capire perché è un film con troppi punti di vista, dove vengono usati tutti i tipi di immagine possibile (reportage televisivi, Skype, telefonini, camere di sorveglianza, webcam, youtube, filmati amatoriali… tutto insomma) e l’impressione finale è quella che non ci fosse una vera mano forte a tenere saldo l’insieme.

Il film inquieta perché è verosimile nel senso che alla fine parla di inquinamento (e delle sue derive più estreme) ponendo un po’ di questioni etiche relative all’ambiente e alle sconsiderate cose fatte dall’uomo in termini di rispetto dell’ecosistema.
Inquieta perché parte da un presupposto che in fondo è verosimile. Certo, poi prende una deriva apocalittica un po’ esagerata ma l’assunto iniziale è a suo modo qualcosa che potrebbe davvero accadere (o che probabilmente è già accaduta).

Il film ha una struttura un po’ confusa (e, per me, troppo frammentata) ma ha i suoi bei momenti horror. Ci sono anche un po’ di scene schifose (anche se si vedono sempre in maniera molto confusa a causa dello stile di ripresa) con splattume assortito.

Il difetto più grave è il fatto che viene usata la musica e certi effetti sonori per aiutare le scene più horror e da salto sulla sedia. Non bisognava usare cose del genere, alla fine il film viene snaturato.

L’ho visto dal dvd UK, qualità buona (ma la qualità video in questi film è assolutamente relativa) con una breve featurette come extra (abbastanza scrausa) e il trailer.

Quindi è un film dell’anno scorso, perché i trailer italiani passavano in tv fino a un paio di settimane fa.
Per quanto non impazzisca per il filone, due cose mi avevano appunto incuriosito vedendo il trailer: una è la regia di Levinson e l’altra è il fatto delle ambientazioni multiple.
Dato che mi piace molto il genere “contagio” (sono un patito di Virus Letale e un deluso di Contagion) penso che un’occhiata gliela darò.
Sul fatto che non sia un granché drammatizzare le riprese in modo tradizionale, cioé con gli effetti sonori e la musica, sono d’accordo (ne parlavo anche sul thread di Europa Report) ma credo che ormai con 'sto tipo di film abbiamo raschiato il fondo e un qualche tipo di variazione si impone, anche se questa non brilla certo per originalità.

Visto, è un film che parte bene e procede con uno sviluppo inquietante proprio perché verosimilie, però a un certo punto sembra andare in stallo e ripetere le stesse situazioni senza che ci siano altri sviluppi interessanti, fino al finale in cui bene o male vengono tirate le fila e si giunge alla conclusione.
Peccato, perché tra l’altro il soggetto aveva un potenziale splatter micidiale che viene sfruttato ma non fino in fondo.
Vedibile comunque, se non altro perché si tratta del primo found footage “d’autore”.

Forse l’unico del filone in grado di terrorizzarmi, non scherzo. Alcune cose mi gelano il sangue pure riguardandolo a distanza di anni, tipo i due agenti che fanno irruzione in casa di una delle vittime o la scena della giornalista che effettua le riprese sul lungomare, mentre echeggiano le urla di agonia in lontananza. Il trucco di mostrare poco e lasciare spazio all’immaginazione (ma i suoi bei pugni nello stomaco li regala, nulla da obiettare) viene impiegato bene, si vede che alla mdp c’è uno che il mestiere lo conosce.


p.s. Sull’inutilità delle musiche sono d’accordo. Quanto agli effettacci crepa-spaventi, a parte il sonoro insistito devo ammettere che il bacherozzo che schizza fuori dalla branchia del pesce e zampetta sul braccio del turista mi ha fatto fare un bel salto. Con o senza sound, paura e repulsione a piene mani.