The Counselor - Il procuratore (Ridley Scott, 2014)

Ieri sera ho visto l’ultimo film di Ridley Scott, sceneggiato da Cormac McCarthy, con un super cast: Michael Fassbender, Cameron Diaz, Penelope Cruz, Javier Bardem e Brad Pitt.

Sono rimasto un po’ deluso. Forse le mie aspettative erano eccessive, ma l’ho trovato eccessivamente verboso e scarsamente coinvolgente. Poca azione e quando c’è è del tutto gratuita (come nel caso della decapitazione del motociclista che non ha alcuna logica, ma serve solo a regalare allo spettatotre un omicidio coreografico).

Anche i personaggi vanno dall’astratto al caricaturale. Lo sceneggiatore riprende la riflessione di Non è un paese per vecchi, ma con risultati a mio parere assai inferiori.

C’è qualcuno che l’ha visto o ha intenzione di vederlo?

ha deluso anche me, per la sua gratuità, a tutti i livelli. Molte scene - come quella citata da Don Carrasco - sono coreografiche ma del tutto autocompiaciute, non necessarie in quel modo, in quella forma, per l’economia del film. Sembrano più un “guarda fino a dove posso arrivare”. Ne potrei citare una decina, ma evito per non dover annerire tutto il post. Molti dialoghi sono pieni di sentenze ad effetto e sentenze scolpite nel marmo. Mi pare ci sia una vera e propria exploitation di attoroni (che saranno stati pagati profumatamente eh, per carità), usati per ruoli minori, o anche importanti ma dal minutaggio contenuto. Il personaggio della Cruz e quello di Pitt sono proprio buttati lì, senza cura.

Scott gira un film cinico, sadico, inutilmente violento (non perché il contesto non giustifichi la violenza, ma perché il modo in cui Scott ce la mostra - sia quella fisica che psicologica - è paraculesco), che insiste voyeuristicamente sui pianti e le faccette drammatiche di Fassbender, liscia i capelli a Brad Pitt, esalta la Diaz (ogni sua espressione, ogni sua frase, ogni sua movenza fisica è teatrale e iconica), mette dentro particolari crudi, tutto in nome di un esasperato formalismo, di un’estetica dell’abiezione e della truculuenza. Quelle tipiche cose che vengono rimproverate spesso al più ruspante Oliver Stone, e che nel caso del felpato Scott invece dovrebbero forse diventare forma d’Arte nobile.

The Counselor è un film per certi versi masturbatorio e inconcludente che, a mio parere, trova giustificazione unicamente nella bellezza della messa in scena (grandi scenografie, interni di design, lussuosi alberghi, abiti di Armani e Versace, accessori vari, belle macchine, felini maculati ed ingioiellati). In questo Scott ha gusto estetico, senza dubbio.
Paradossale però che la cosa più accattivante ed interessante del film, a mio parere, sia un video virale di pochi minuti fatto circolare prima del film a scopo promozionale, nel quale vediamo Fassbender recarsi in un negozio di lingerie per acquistare biancheria sexy per la Cruz; la commessa (Natalie Dormer) è una bionda maliziosa - che poi ha un ruolo anche nel film - che flirta con Fassbender in un fine gioco erotico intellettuale. Non c’entra nulla con la trama principale ma è fatto da Dio.