The Organ - grab that gun

Quintetto tutto femminile proveniente dal canada, queste The Organ sono in giro ormai da qualche annetto, ma solo ora il loro disco di debutto (che dovrebbe risalire al 2004) si è guadagnato una distribuzione adeguata e le ha quindi permesso di iniziare a far parlare un po’ di sé.
Musicalmente parlando è, senza peli sulla lingua, la fiera del derivativo: il filone è quello tracciato dagli Interpol prima e dagli Editors poi, e le Organ si inseriscono bene come ipotetico terzo punto unito dal filo rosso del tributo alla new-wave anni '80 in generale ed ai Joy Division in particolare. A differenza dei due gruppi di cui sopra, però, queste ragazze canadesi dimostrano di avere una decisa predilezione per i Cure del periodo “Three Imaginary Boys” e, soprattutto, per gli Smiths, arrivando a proporre uno strano ibrido che a tratti, all’interno della stessa canzone, ricorda pesantemente tutte le band citate sino a qui. Derivative quindi, e sulla carta niente di speciale, ma all’atto pratico sono davvero capaci di coinvolgere ed emozionare parecchio, soprattutto se siete amanti di queste sonorità britanniche che le nostre dimostrano di aver assimilato estremamente bene e che personalmente non mi stancano mai.
Una nota la merita la voce della cantante, anche qui all’apparenza nulla di particolare (una “buona” voce femminile come ce ne sono tante), ma che ascolto dopo ascolto scava a fondo nell’anima grazie ad una cadenza ed una tonalità che stanno a metà tra il Morrissey più malinconico e la Sonya Madan dei mai dimenticati Echobelly. L’album “Grab that gun” consta di 11 brani per una mezz’ora scarsa di musica, breve ed incisivo come un disco di questo genere deve essere, per toccare il cuore e poi scappare via veloce come è venuto. Io lo consiglio.

Per ascoltare qualche brano, tra cui la bella “Brother”, fate un salto qui:
http://www.myspace.com/theorgan

Quoto tutto sebbene questo revival wave/post-punk non mi entusiasmi; “Love, Love, Love” la mia preferita.

Mi sono piaciute abbastanza, anche se nel triangolo ci metto più volentieri questo gruppo (sempre canadesi): I Love You But I’ve Chosen Darkness http://www.ondarock.it/recensioni/2006/iloveyou.html, già il nome dice tutto.

Ho ascoltato qualcosa, niente male, il filone ancora non mi dispiace, anche se presto arriverà sicuramente ad annoiarmi. Per ora mi godo quel che di buono c’è e mi cerco pure il gruppo consigliato da massimiliano

Minchia che gruppo!

Memorize the city mi dà i brividi…

Io intanto mi sono recuperato il mcd d’esordio “Sinking Hearts”, aspetto solo che mi arrivi. :cool:

Sto riascoltando or ora l’album in questione, e’ l’ennesimo ascolto da settimane a questa parte, e mi pento di non averlo inserito nei miei migliori dischi del decennio, perche’ lo e’.
E’ effettivamente un disco strano: musicalmente molto molto derivativo, ma ha quel qualcosa di vibrante che aleggia in tutti i pezzi, insomma si sente che e’ un disco suonato e scritto con passione vera e se si e’ in un particolare stato d’animo le emozioni vengono trasmesse benissimo. Peccato il gruppo si sia squagliato.