The Siege of Jadotville (Rychie Smyth, 2016)

Credo che il Congo condivida con l’Afghanistan lo scettro di nazione più sfigata della terra, nel senso che ha quasi sempre avuto guerre e distruzioni. Solo che se ne parla poco, ormai di bianchi ce ne sono pochissimi e quindi chissene. Ma nel 1961 sì che se ne parlava, l’anno prima era diventato indipendente, c’erano state le elezioni e i congolesi avevano eletto Lumumba. Subito la provincia del Katangha, con immensi giacimenti minerari, si separò, Lumumba fu fatto ammazzare (CIA, Belgi), si scatenò la guerra tra governo centrale (USA), Katangha (Belgio, Francia) e Free Congo (URSS). In breve intervennero massicciamente le Nazioni Unite, e ovviamente quando ci sono molte armi ci scappa il morto, per cui eccidio di caschi blu irlandesi (Niemba, 1960) e italiani (Kindu, 1961) e alla fine persino il Segretario Generale dell’Onu, Dag Hammarskjöld.
A Jadotville, 155 soldati irlandesi (al battesimo del fuoco) si trovano in un compound senza protezioni, sotto l’attacco di 3000 tra ribelli katanghesi e mercenari francobelgi. Immaginatevi Zulu, ma con gli Zulu che hanno le mitragliatrici e il supporto aereo, mentre gli irlandesi son costretti a difendersi con roba della seconda guerra mondiale. Non vi dico il risultato finale, lo potete ricercare, aggiungo solo che fino a poco tempo fa nessuno conosceva la storia che era stata insabbiata. Il nipote del comandante irlandese è un attore nel film, e ha dato i log delle comunicazioni radio col comando centrale alla produzione del film, log che nemmeno l’esercito irlandese era a conoscenza dell’esistenza. Bello, tesissimo, secco come una fucilata, da vedere.

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