The Straight Story - Una Storia Vera (D. Lynch, 1999)

Il 73enne Alvin Straight conduce un’esistenza serena insieme con la propria figlia Rose,quando una sera viene avvertito da una telefonata: suo fratello Lyle,con il quale non ha rapporti da diversi anni,ha avuto un infarto e non sta affatto bene.Alvin decide così di andarlo a trovare ma,dato che non ha più la patente,intraprende il viaggio a bordo di un lento trattorino rasaerba.

Clamoroso capolavoro di David Lynch.Bellissimo come ad ogni nuovo incontro il protagonista possa,di volta in volta,elargire grandi perle di saggezza sull’importanza della famiglia,della natura,dell’indipendenza personale,della fratellanza,del non bruciare la gioventù,ed affrontare i suoi più reconditi scheletri nell’armadio.Personaggio quello di Alvin nei confronti del quale è impossibile provare simpatia ed ammirazione.Non mi vergogno di dire che ho avuto gli occhi lucidi per quasi tutta la durata del film a causa anche di una colonna sonora davvero degna di nota e di inquadrature da brividi oltre che dalle ottime prove degli attori su tutti ovviamente Richard Fransworth e Sissy Spacek.In definitiva un grandissimo film,sublimato dalla scena finale dove Harry Dean Stanton in 2 minuti 2 che appare,sfoggia una prova d’attore eccezionale infatti il suo primo piano quando vede il trattore del fratello e gli chiede “Hai fatto tutta questa strada con quell’affare solo per vedermi?” e l’espressione commossa che segue la risposta di Alvin è un qualcosa che entra di diritto nei più bei momenti di cinema nella storia.

Film molto bello, a mio parere migliore nella prima parte che nella seconda, dove tende a calare un po’ man mano che ci si avvicina alla fine del viaggio.

Sono sempre convinto che registi dallo stile spiccato come Lynch funzionino meglio con soggetti apparentemente più ordinari, dove l’estro visionario diventa una venatura del racconto piuttosto che una serie di eccessi formali. E in questo film lo stile di Lynch si manifesta in tanti particolari che fanno da contrappunto al viaggio di Alvin: il piccolo branco di cani che ogni tanto attraversa il paese di corsa, l’asfalto che scorre lentamente sotto camera, i silos che si stagliano contro il cielo, le grandi macchine agricole al lavoro nei campi, apparentemente animate di vita propria, oppure immobili e silenziose nel deposito dove Alvin compra il suo tagliaerba.

Bellissime anche le lunghe scene contemplative in viaggio tra i campi, in cui film e musica scorrono ai ritmi lentissimi di Alvin, o quella magnifica in cui

Alvin si dirige pian piano sotto una tettoia per ripararsi da un temporale in arrivo, poi spegne il motore, si accende un sigaro, si stringe nella giacca e sorridendo si gode lo spettacolo della pioggia sui campi

Grande prova di Richard Farnsworth che purtroppo morirà suicida neanche un anno dopo il film.

Gran bel film, che mi ha commosso profondamente anche per una delle sue tematiche portanti nelle quali a volte mi riconosco un po’.
Mi riferisco al fatto di fare le cose lentamente, alla propria maniera, anche quando non c’è più molto tempo. Sarà banale ma trovo davvero struggente il contrasto tra l’urgenza di raggiungere il fratello prima che sia troppo tardi (e potrebbe essere troppo tardi da un momento all’altro) e la scelta del mezzo di locomozione più lento che esista.

Capolavoro anche secondo me, e non sono uno che usa spesso questa parola come altri forumisti di mia conoscenza… :gelato:

Amen fratello… concordo decisamente. Lynch dovrebbe farsi scrivere le sceneggiature, o perlomeno i soggetti da qualcuno di lontano dal suo mondo mentale, se poi i risultati sono questa chicca, o The elephant man.

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Quoto praticamente tutti, e in particolare Freudstein che lo definisce un capolavoro: più passa il tempo, e più emerge come il miglior film di Lynch, apparentemente poco o nulla “lynchiano”, appunto, ma di grandissima forza e intensità “sotterranee”. Gigantesca la prova di Farnsworth (qui così fragile fisicamente, ma non scordiamoci che è stato uno degli stuntman più tosti di Hollywwod, specie nel western), un finale che riesce sempre a farmi piangere (eh, sì, c’ho il cuore tenerello, quando capita…), sottiglliezze inaspettate da un regista fin troppo spesso attratto dall’eccesso e dalle truculenze (a volte gratuite). Da segnalre anche, per il protagonista (già malato durante le riprese) , un degnissimo doppiaggio a cura del mio concittadino Omero Antonutti.
P.S. I film successivi di Lynch sarebbero stati “Mulholland drive” e “Inland empire”: l’inizio della fine, proprio (anzi, i prodromi c’erano già tutti in “Strade perdute”, và…).

Difatti considero questo film e the elephant man il meglio di Lynch, assieme ad Eraserhead che è sì del tutto surreale ma aveva anche l’orginalità di essere il suo primo lungometraggio.

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A confronto varie edizioni dvd, più il br nipponico, su www.dvdbeaver.com/film/Reviews/Straight Story.htm#ss

film stupendo, di una poetica immensa solo l’esempio fatto della famiglia alla ragazza coi bastoncini e’ da antologia del cinema,inarrivabile



Imperdibile imho, pur in mancanza di extra, in questa splendida combo bd+dvd… :grinning:

Se a qualcuno interessa, così tanto per dire, segnalo che il capolavoro di Lynch è uscito da noi in br 4k. Zero extra, ma il film basta e avanza, signori miei…:heart::heart::heart::heart:
P.S. Incredibile ma vero, dovrebbe essere la prima edizione 4k a livello mondiale. Uscita giusto, 25 anni dopo la presentazione al festival di Cannes…:cocktail::cocktail::cocktail::+1::slightly_smiling_face:

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Master 4k di alto livello. Curato dalla Immagine Ritrovata,e Lynch stesso. Colori e luminosità migliori, rispetto al pur ottimo br standard. E nonostante la mancanza di extra, il prodotto merita l’acquisto immediato…:slightly_smiling_face::cocktail: