The Tribe - Plemya (M. Slaboshpytskyi, 2014)

http://www.imdb.com/title/tt1745787/?ref_=nv_sr_1

Si era parlato parecchio di questo film pluripremiato a Cannes nel 2014 e vincitore di tanti altri premi in festival e concorsi di mezzo mondo.
L’ho recuperato solo ieri dal buon dvd italiano e riconosco che non è un film che lascia indifferenti.

Oltre due ore completamente mute, gli unici suoni che si sentono sono i rari mugugni dei ragazzi sordomuti che lo interpretano, a volte simili a grugniti bestiali, altre volte grida soffocate. Non si sente una sola voce, solo in un paio di scene si sente una specie di vago brusio in sottofondo con delle persone che parlano ma sono solo dei brevi attimi in un film basato sul silenzio più totale.

Non c’è musica, solo rumori d’ambiente, e questo contribuisce al realismo del film, girato interamente con lunghi piani sequenza, senza che ci sia mai una sola inquadratura ravvicinata. Ci sono solo campi medi e campi lunghi, nessuno dei protagonisti viene mai mostrato in primo piano.

Tutti i dialoghi dei protagonisti avvengono tramite la lingua dei segni ucraina e, per esplicita volontà dell’autore, non ci sono sottotitoli di sorta o voice over. Lo spettatore deve quindi fare uno sforzo importante per cercare di capire cosa succede e cosa viene detto. All’inizio l’impatto è totalmente straniante, poi ci si abitua e si inizia a capire meglio la storia (peraltro molto semplice), rimanendo piacevolmente sorpresi da sé stessi quando ci si rende conto di aver interpretato bene certe situazioni.

È ambientato in una Kiev orribile, dallo squallore quasi post-atomico e la gran parte delle azioni si svolgono in una specie di collegio/riformatorio per ragazzi sordomuti (non ho proprio capito di cosa si tratti esattamente).
Il protagonista è un ragazzo che arriva in questo istituto e si trova subito invischiato nella spirale di degrado e violenza rappresentata da un gruppo di bulli che gestiscono un giro di prostituzione, furti e violenze.

Si va avanti così per due lunghe ore più 7 lunghissimi minuti finali e si arriva stremati all’ultima inquadratura.

È un film letteralmente estenuante, che cattura e che colpisce, con scene insostenibili per la loro violenza e crudezza (il finale è una delle cose più atroci viste ultimamente) ma anche per come si insiste su momenti di apparente normalità (tipo gli interminabili minuti in cui vengono mostrati i professori che tengono le loro lezioni a scuola). Ci sono scene di sesso crude e realistiche (in un contesto di squallore difficilmente eguagliabile), una scena orrenda un po’ prima del finale (ma anche molto furbetta, diciamolo) e un finalissimo realmente sconvolgente.

Però, nonostante tutto, il film mi è sembrato poco onesto e molto molto molto furbo.
Lo zenith della “furbizia” del regista si trova, secondo me, nella lunga scena dell’aborto. Chi ha visto il film capirà perché dico questo.

Per me resta un film da vedere (anche se dubito fortemente che lo rivedrei una seconda volta) ma molto meno sincero di quanto il regista vorrebbe far credere. Tutto è molto calcolato (pure troppo) e alla fine, nonostante un paio di momenti davvero bellissimi nella loro tragicità, mi è rimasta la sgradevole sensazione di aver visto qualcosa di tanto furbo quanto presuntuoso.
Però una visione la merita sicuramente.

Il dvd italiano delle Officine Ubu è molto buono, come extra ha un backstage di 5 minuti assolutamente inutile, una fotogallery abbastanza senza senso e un corto del regista, di 9 minuti, che non mi ha colpito particolarmente.

L’ho visto oggi nonostante il DVD acquistato da chissà quando… Opera decisamente ostica per il linguaggio ma alla fine, vuoi per la storia decisamente semplice si riesce quasi sempre a capire cosa sta succedendo. Nonostante il linguaggio dei segni questi ragazzi sanno essere anche violenti nel ‘parlare’, i gesti sono spesso affilati e si rimane infastiditi e disturbati esattamente quando ci si trova in contesti ‘normali’. Poi ci si mette un contesto sociale sporco e deviato a creare un’atmosfera squallida e povera di tutto, la maggior parte dei ragazzi hanno un aspetto da teppisti che manco nei peggiori sobborghi della periferia più extra urbana.

Non sono sicuro di aver capito la tua critica sulla scena spoilerata, intendi dire che è una scelta facile ad un argomento sensibile?

Nel senso che mostrare quella cosa in maniera esplicita e sgradevole è, secondo me, una scelta facile e furba per dare un pugno allo stomaco dello spettatore.

Sta diventando un classico di un certo tipo di film da festival.

Non a caso la si trova anche in due film recenti di due altri registi notoriamente furboni: uno che, secondo me, oltre alla furbizia ha anche il talento (Noè) mentre l’altro ha solo la sua presunta furbizia (Von Trier).