La trama sembrava interessante, magari un po’ bislacca ma interessante: un ragazzo vittima di bullismo che acquisisce il potere di non sentire più il dolore ma anzi ritrasmetterlo a chi glielo infligge.
Roba che nelle mani giuste poteva venirne fuori magari un horror esistenziale bullying&revenge con una spruzzata di dilemmi morali - quella roba là.
Be’, sgombriamo subito il campo: non siamo in mani giuste.
No, amici, raramente ho visto mani meno giuste.
Ma, sapete, io in fondo sono di bocca buona.
Quindi i primi due eloquentissimi minuti con un Lance Henriksen molto invecchiato e in apparente stato confusionale non mi hanno mica dissuaso dal continuare, no no.
Bene (si fa per dire): disseminato qua e la, tutto il peggio che si può immaginare in termini di regia, fotografia, montaggio, recitazione, dialoghi, tra pressapochismo, dilettantismo e – non vorrei suonare offensivo – dabbenaggine.
Ho continuato a seguire il film perché, incredibilmente, paradossalmente - nonostante tutto - non è che fosse poi così inguardabile.
Se non che a un certo punto ho avvertito una strana sensazione - come se stessi sognando – e mi sono accorto che il film cambiava le carte in tavola come gli pareva, e il ragazzo acquisiva poteri nuovi e i personaggi dicevano assurdità e due poliziotti potevano spuntare dal nulla e mettersi a sparare senza motivo e un altro tizio moriva e uno non moriva ed era giorno ed era notte e l’ambulanza e la pianta magica tritata e usata tipo kryptonite con uno spruzzatore e stammi lontano oppure mi sparo ma il proiettile te lo becchi tu e questo e quello e il capo indiano e ora mi mangio il cuore di un cadavere e poi muoio e moriamo tutti e ora i poteri sono passati a lei ma non era morta ah no.
Fine.
Lo trovate su Prime.
È un avvertimento più che un consiglio.