Faccio outing: non ho mai capito come mai questo film (e il romanzo da cui è tratto, che peraltro ho letto) abbia avuto tutto questo successo.
È una storia antirazzista, ok, Gregory Peck è molto bravo, ok… Ma poi?
Alla fine è un buon film ma nulla più, almeno secondo me.
Mulligan non è un gran regista (e nel film si nota, fosse anche solo per certi zoom sgraziati e usati ad minchiam) e il film (così come il romanzo) gira un po’ a vuoto, con una risoluzione finale forzata e che suona persino giustizialista.
Molto bella la fotografia, belli i titoli di testa, belli certi momenti con i bambini e alcune scene molto tese, ma per il resto non riesco a considerarlo un capolavoro come dicono in tanti. È un film decente, tutto qui.
Il blu ray presenta un master meraviglioso e una notevole serie di extra anche se il lunghissimo documentario making of (di 90 minuti) è noioso e prolisso, con uno sgradevole tono simil “autoriale” che lo rende davvero insopportabile (l’ho finito solo grazie al fast forward).
Molto meglio invece con il bellissimo documentario su Gregory Peck, davvero notevole. Contiene generosi estratti dai Q&A che l’attore ha fatto nei teatri negli ultimi anni della sua vita, ricchi di aneddoti e umanità. Peck poi viene mostrato in famiglia e in altre situazioni istituzionali e non. Davvero bello, 97 minuti ben spesi.
Ci sono anche altri extra tipo il discorso di ringraziamento di Peck durante la cerimonia per gli Oscar (con la Loren che gli consegna il premio) e altro ancora. Tutto molto bello.
Io ho il digibook che è bellissimo e molto ricco.
Il film è anni che non lo rivedo, ma ne conservo un ottimo ricordo. Le zoomate sgraziate però le ho sempre ben impresse, ed effettivamente Mulligan non è che sia stato proprio un regista indementicabile…
Ho anch’io il favoloso digibbook in BD, ma l’ho solo guardata quà e là, per constatare la qualità. Su questo bluray sono state scritte, ovunque, fiumi di parole sul restauro fatto da Universal, che come al solito ha un approccio non proprio da numeri uno.
Oh, intendiamoci: il film è comunque un bel film anche se lo trovo con diversi difetti che stanno proprio alla base e quindi nel romanzo della Lee (che, ripeto, è bello ma non l’ho mai trovato così sensazionale).
Tra l’altro vedendo il bellissimo documentario fatto dalla figlia di Peck si nota come questo film (e anche il romanzo) abbia lasciato un segno indelebile negli spettatori americani che ne parlano con un affetto straordinario (in tanti hanno chiamato Atticus i propri figli).
Il restauro è oggettivamente superlativo, uno dei migliori che abbia visto per un film del periodo.
A me è sempre piaciuto moltissimo, non so se definirlo capolavoro dato che non uso spesso il termine ma per me sta parecchie spanne sopra un semplice buon film.
In realtà quello che mi ha sempre affascinato fin da bambino non è tanto il messaggio antirazzista quanto la narrazione dal punto di vista dei ragazzini e il modo in cui le loro vicende si intrecciano con la trama principale e il punto di vista degli adulti. Il misterioso vicino Boo Radley e i suoi doni, un’atmosfera un po’ oscura in cui violenza e morte li sfiorano in più occasioni e che mi ha sempre un po’ ricordato (solo un po’) The Night Of The Hunter. In questo senso il titolo italiano è molto azzeccato.
Una scena che mi ha sempre impressionato è quella del cane idrofobo, con svolgimento e inquadrature degne di uno zombie movie.
Molto bello anche lo score di Elmer Bernstein, qui c’è il main title in una reincisione del '96 diretta dall’autore.
Mulligan è un regista che, a suo tempo, ha avuto una certa fortuna presso i critici francesi e inglesi legati alla politica degli autori, ma personalmente non ho visto abbastanza film per farmene un’idea precisa, e comunque non lo affronto da troppi anni. Ricordo solo vagamente un altro suo film cult, La notte dell’agguato, che era una sorta di psycho-thriller in salsa western, sempre con Gregory Peck.
Visto per la prima volta, mi è piaciuto ma non tanto quanto la fama del film avrebbe fatto supporre. Troppo strano - ai miei occhi - il mix tra la parte giudiziaria e quella dei bambini, peraltro bravissimi.
Spettacolari i titoli di testa, e sorprendente vedere Robert Duvall in un ruolo del genere.