To Rome with love - Woody Allen, 2012

http://www.imdb.com/title/tt1859650/

Trailer uffiziale uscito da poco:

//youtu.be/B7iaXqWXoZY

Non saprei darne un giudizio… però la battuta finale di Penelope Cruz è notevole :smiley:

In uscita il 20 aprile sui nostri schermi; chiaro come il sole che la versione doppiata in italiano sarà ridicola per forza di cose.
Ah, sembra che il sostituto di Oreste Lionello per il doppiaggio di WA sia Leo Gullotta… ripeto, a me poco importa perché vedrò il film solo in originale, però sono curioso di sentirlo comunque, almeno per un pezzetto.

Sì,ho visto un servizio in tv qualche settimana fa,e Gullotta darà voce ad Allen.Dato che è un attore di qualità (nonostante il Bagaglino e certi film che,insomma…) e un doppiatore di rango (riascoltare prego il lavoro fatto su Polanski in “Una pura formalità”),sicuramente farà un bel lavoro.Epperò,guardando il film,penserò e VEDRO’ comunque Gullotta.Con Lionello (RIP),l’“unione” con l’attore-regista era oramai totale…
P.S.Renato ha ragione:uno di quei film il cui doppiaggio è particolarmente senza senso…

Ma si è effettivamente capito se il film circolerà anche in versione originale?!

A Milano risulta doppiato dappertutto, purtroppo.

Qualcuno l’ha visto o andrà nel we? Perché finora ho letto solo recensioni dal pessimo al passabile e vorrei sentire qualche campana in più

Steed ancora non l’hai capito che devi ignorare le recensioni ufficiali e leggere solo quello che scriviamo qui su GdR! :smiley:

No io ancora non l’ho visto e tantomeno ho in programma di farlo finché sarà disponibile solo doppiato… niente contro Leo Gullotta (anzi), ma questo è un film che va visto coi sottotitoli, come del resto era anche Vicky Cristina Barcelona.
Credo che aspetterò il dvd a sto giro.

Seee… vabbé: se dovessi seguire solo le recensioni di GdR praticamente rischierei di vedere solo i film del sor Darione! :smiley:

Il film di Allen più che altro va visto in originale coi sub perché vedere il labiale di Benigni che si doppia in italiano sul parlato inglese è una esperienza davvero traumatizzante! :axe:

Avrebbero dovuto fare come fece la Academy (o era la Bim) ai tempi con “Daunbailò” di Jarmush che uscì in originale sottotitolato

Ma che stai a ddì??? Io del Sor Mastro non vedo niente, però leggo e scrivo di Matarazzo Allen Cottafavi Wilder Demy… :cool:

Allora avresti dovuto scrive “quello che recensisco io su GdR” :smiley:
p.s. mai poi ti sei visto Tony Manero?

Cmq di Wilder (uno dei miei registi preferiti) li ho visti praticamente quasi tutti, di Matarazzo molti per studio ai tempi dell’università… su Demy confesso di essere meno ferrato: è il regista francese che ho visto di meno… cmq direi di rientrare in topic…

Ma nessuno è andato a vedere il film di Allen neanche stasera?
Spero di sì, così magari ci delucida con una bella recensione :slight_smile:

io l’ho visto ieri sera.
dico subito la mia sul doppiaggio di allen. temevo il peggio ma alla fine è stato fatto un lavoro ottimo, il doppiaggio è praticamente l’imitazione di oreste lionello ed è ben riuscita, ovvio la voce non è proprio la stessa ma è simile e alla fine non ci si fa nemmeno poi tanto caso.
passo al film. a me è piaciuto. è ad episodi, nello stile della classica commedia all’italiana, mi verrebbe da dire alla “vacanze di natale” se non sapessi io per primo che non l’hanno inventato i vanzina quello stile lì… comunque, non tutti gli episodi sono alla stessa altezza, alcuni sono molto divertenti, quello con woody allen ad esempio, altri meno (quello con benigni o quello con albanese). fa strano vedere tanti attori italiani in un film di woody allen, ma fa anche piacere, spesso sono all’altezza. mi è piaciuto molto alessandro tiberi, lo stagista di boris, in un personaggio abbastanza simile come carattere allo stagista, ma anche molto alleniano.
quello con jesse “zuckerberg” eisenberg, ellen paige e alec baldwin è molto divertente, forse già visto ma sempre pungente verso un certo tipo di ragazze artistoidi che pure io detesto.
la roma del film è da cartolina, vero, ma lo sappiamo, anche la parigi di midnight in paris lo era. del resto è vista con gli occhi di un turista americano che vuole godere della bellezza di queste città, e non è negativo secondo me. ce ne fossero di registi che ci fanno vedere quanto sono belle certe città. non possiamo pretendere che wooody allen ci faccia vedere roma con gli stessi occhi con cui lui vedeva manhattan…
la cosa negativa? (ma poi chissenefrega!) ci sono marchettoni ovunque, tra cui la salsa di pomodoro mutti e i salumi beretta.
insomma, se questo film “all’italiana” l’avesse fatto un italiano avremmo gridato al miracolo. l’ha fatto woody allen e ognuno lo paragona con il vecchio woody dell’epoca d’oro e allora leggo in giro che questo è un allen finito, triste, senza idee. invece scrive ancora da dio, dirige ancora da dio. non tutti i film per essere considerati belli devono essere da 10. io ho passato un paio d’ore piacevoli e questo è quello che conta. avanti così.

Il Verdone furioso contro Allen
“La sua Roma finta mi fa piangere”

L’attore, impegnato in teatro a Torino, durissimo contro l’ultimo film del regista newyorkese: “La città che mostra non è mai esistita: voleva solo farsi una vacanza”. Poi l’atto d’accusa contro la capitale: “La amo tanto ma è impossibile”. E sul film di Sorrentino a cui parteciperà come attore: “Lui si che rimetterà i puntini sulle i…”

http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2012/05/28/news/verdone_allen_roma-36086553/

Non ho ancora visto il film di Allen, tuttavia da concittadino mi sento di sottoscrivere totalmente ciò che ha detto il buon Carlo sul declino della Capitale

Visto ieri sera, e concordo con la rece di Johnnyglobo. Tengo a precisare che l’ho visto in originale, con gli italiani che parlano in Italiano e gli yankee in mmericano, a parte i siparietti tra la famiglia di Allen e quella di Arminiato, e il vigile dell’inizio, perfetto nel rappresentare il classico italiano cazzone con accento pesantissimo quando parla inglese. Non il migliore film di Allen, non quel capolavoro di Match Point, ma nemmeno spazzatura, considerato che il 76enne regista sforna praticamente un film all’anno dal lontano 69. E piu un divertissment, alla Che? di Polanski, un film a episodi che deve molto alla commedia italiana di una volta, ma anche a quella scollacciata, tutto il siparietto con Penelope Cruz ne e la prova, oltre al perenne tema musicale che fa molto Oliver Onions. Bello l'episodio con Baldwin diavolo/consigliori, spettacolare quello con Fabio Armiliato, uno dei piu grandi tenori viventi che fa il beccamorto e sa cantare solo sotto la doccia. Ma il piu divertente e triste, specie per me che risiedo all'estero, e quello surreale con Benigni, un Benigni sfruttato benissimo, una bella metafora su quella moltitudine di signor Nessuno che diventano svip per una stagione in Italia, inondando i rotocalchi, i telegiornali e la tv, per essere dimenticati la stagione dopo, tutta quella mandria di inutili che imperversa sui grandi fratelli, amici, isole dei famosi eccetera, tutta gente che se uno non segue la tv italiana non ha la piu pallida idea di chi siano, ne riesce a comprendere come abbiano ottenuto tanto clamore. Gran cast, e una moltitudine di camei, da Giuliano Gemma a Carol Alt, da Gianmarco Tognazzi a Maria Rosaria Omaggio. Irritante il product placement, da Mutti a Beretta, con certe riprese per inquadrare il logo Lancia che neanche con l’acqua Pejo dei tempi d’oro. Roma da cartolina, certamente, ma lo erano anche Parigi e Barcellona, e` normale, in un certo qual modo anche la sua Manhattan lo era. Insomma, quasi due ore divertenti, io me lo sono goduto.

Ahaahaaahah (inizio facendomi una risata, amara per giunta, commentando questo circo di luoghi comuni su Roma e sull’Italia). Woody Allen deve aver preso una bella botta in testa, per far un film del genere, se penso ai suoi primi, che amo (nemmeno a Matchpoint, che odio, personalmente)… Banalità che si sprecano, assurdità assolute, tipo il pizzardone che abita accanto a Piazza di Spagna ( e chi vive a Roma sa che al massimo potrebbe abitare a Ponte di Nona, con tutto il rispetto).
Non lo boccio, come film, se voglio pensarlo come trash. Signore e signore: Woody Allen si è dato al trash, è ufficiale!:smiley:

Alla fine ho recuperato una versione in lingua originale (il film è per metà in italiano, comunque) e l’ho visto. Sono perplesso.
Si tratta di quattro episodi, molto diversi per livello:

  1. La coppia italiana Tiberi-Mastronardi che arriva da Pordenone in città (anche se lei già ha l’accento romano, miracolo!) e si perde, causando tutta una serie di problemi che culmineranno nel tradimento reciproco. Palese omaggio a Lo sceicco bianco, ma non siamo più nel 1951 e vedere certi atteggiamenti in due 25enni a Roma stona non poco.
  2. Il tizio qualunque (Benigni) che si scopre famoso dalla sera alla mattina senza capire il perché: potenzialità notevoli, ma tutto si risolve nella ripetizione e nel non-sense più completo. Oltretutto Benigni recita da cani, ed è ora che la cosa venga fatta notare
  3. Il giovane architetto americano (Eisenberg) che si prende una sbandata per la solita giovane donna alleniana mezza matta e parecchio zoccola (la Page), con il contributo di una sorta di osservatore esterno (Alec Baldwin, ottimo) che li segue sempre. E’ il trionfo del già visto in Allen, ma l’episodio è ben scritto e diverte.
  4. Il cantante d’opera che riesce a cantare bene solo in certe condizioni: qui entra in gioco anche Allen come attore, e forse non a caso è l’episodio migliore dei quattro: la trovata della doccia, se proprio non è geniale, direi che ci va vicino. Grandi battute.

In sostanza, tutta la parte americana funziona come si deve, mentre le dolenti note arrivano solo e soltanto dai due brutti, brutti episodi italiani. Tiberi poi recita malissimo, e i vari macchiettoni di Gemma, la Muti, Mariano Rigillo, Giuseppe er Tapparella Pambieri eccetera eccetera ben poco aggiungono.

Corsi e ricorsi della filmografia alleniana: qui, il personaggio di Baldwin l’ho sempre considerato a metà fra il fantasma (sempre Baldwin in “Alice”, anno 1990) e la “guida spirituale” alla Bogart (“Provaci ancora Sam”, anno 1972). E’ sempre presente anche quando è palese che NON dovrebbe esserci, perciò…

Recuperato grazie al passaggio in prima tv su canale 5… devo ammettere che, da fan “sfegatato” del primo Allen (almeno fino ad “Alice”, ossia al 1990 compreso, praticamente non c’è un suo film che mi sia piaciuto poco), non riesco a trovare le parole per descrivere questa immane schifezza, girata con la mano sinistra da un Allen davvero sul viale del tramonto… :frowning:

Potrei dire di concordare con Renato, ma sinceramente non riesco a trovare nemmeno i pochi lati positivi che ha trovato lui. Magari sarà stata colpa anche del fatto di aver visto la versione interamente doppiata, ma in realtà da quel punto di vista non l’ho trovato così pessimo perché Allen ha avuto il merito (forse l’unico in questo caso) di far recitare in italiano le scene con i soli attori italiani, quindi le incongruenze coi labiali si limitano all’episodio “misto” (ossia con attori italiani e usa), quello con Armiliato e lo stesso Allen… e al “prologo” con il vigile (in realtà un vero vigile romano), che dal labiale sembra aver detto le sue battute in inglese per poi venire doppiato in italiano da Pannofino.

Evitando di soffermarmi sul “maldestro” e continuo “product placement”, tra le cose più irritanti del film, oltre all’inconsistenza della sceneggiatura e alle (molte) pessime prove degli attori - soprattutto quelli italiani - ci sono la fotografia “calda” di Darius Khondji, talmente piatta e banale che si stenta a credere sia stata realizzata dallo stesso direttore della fotografia di un film come “Delicatessen”. Leggo però che Khondji ha fotografato anche “Io ballo da sola” di Bertolucci e allora si spiega (quasi) tutto… anche se nel film di Bertolucci paradossalmente gli effetti “fiction rai/mediaset” e “cartolina” erano meno evidenti, forse per merito della regia meno sciatta, rispetto a quella alleniana, del regista nostrano.

Altra nota negativa la colonna sonora insulsa e scontata, col brano portante recuperato dal repertorio de El Pasador, cosa che avvicina il film alle nostre commedie scollacciate, soprattutto quelle dei primi anni 80. Questa caratteristica non sarebbe necessariamente un difetto, ma in questo contesto “delirante” non fa che aggravare la situazione già molto precaria. E poi, capisco che Allen ami e conosca principalmente il cinema italiano degli anni 40/50/60, ma perché tutti gli attori italiani protagonisti (uomini e donne) vanno in giro vestiti come negli anni 50? Capisco che l’episodio con Tiberi e la Mastronardi (entrambi, come notava Renato, appena arrivati da Pordenone ma con l’accento già romanissimo) sia influenzato (per non dire quasi “plagiato”) dal primo Fellini de “Lo Sceicco Bianco”, ma se gli abiti fossero stati più contemporanei non sarebbe cambiato molto. Incredibile poi la presenza di un attore come Albanese per la parte del “divo” italiano: ripensando alla grandiosa cialtroneria dello sceicco sordiano, questa scelta lascia davvero basiti. Alla fine credo che sulla scarsa riuscita del film possano aver pesato anche molte delle scelte a livello di casting, magari per “l’imposizione”, da parte di qualche agente, di “pacchetti completi” di suoi clienti. Peraltro in questo modo si spiegherebbe il perché della massiccia presenza di attori napoletani in un film ambientato a Roma.

L’episodio di Benigni, sulla carta potenzialmente interessante, è talmente poco approfondito oltre che mal recitato (soprattutto dall’attore toscano, non molto a suo agio) da risultare oltremodo irritante.
Le battute “migliori” (???) del film restano quasi tutte confinate all’episodio con Allen, ma, se si fa il paragone con le battute splendide presenti nella maggior parte dei suoi film, il risultato è francamente desolante. Dopo aver visto questa pellicola debbo necessariamente cominciare a riabilitare sia “Criminali da strapazzo” che “Ombre e nebbia”, due degli Allen che (non avendo ancora visto “Vicky Christina Barcellona”) finora, insieme a “Tutti dicono I love you” (il film di Allen, tra quelli visti, che detesto di più e che non credo potrei mai arrivare a rivalutare), considero tra i suoi meno riusciti di sempre.