Recuperato grazie al passaggio in prima tv su canale 5… devo ammettere che, da fan “sfegatato” del primo Allen (almeno fino ad “Alice”, ossia al 1990 compreso, praticamente non c’è un suo film che mi sia piaciuto poco), non riesco a trovare le parole per descrivere questa immane schifezza, girata con la mano sinistra da un Allen davvero sul viale del tramonto…
Potrei dire di concordare con Renato, ma sinceramente non riesco a trovare nemmeno i pochi lati positivi che ha trovato lui. Magari sarà stata colpa anche del fatto di aver visto la versione interamente doppiata, ma in realtà da quel punto di vista non l’ho trovato così pessimo perché Allen ha avuto il merito (forse l’unico in questo caso) di far recitare in italiano le scene con i soli attori italiani, quindi le incongruenze coi labiali si limitano all’episodio “misto” (ossia con attori italiani e usa), quello con Armiliato e lo stesso Allen… e al “prologo” con il vigile (in realtà un vero vigile romano), che dal labiale sembra aver detto le sue battute in inglese per poi venire doppiato in italiano da Pannofino.
Evitando di soffermarmi sul “maldestro” e continuo “product placement”, tra le cose più irritanti del film, oltre all’inconsistenza della sceneggiatura e alle (molte) pessime prove degli attori - soprattutto quelli italiani - ci sono la fotografia “calda” di Darius Khondji, talmente piatta e banale che si stenta a credere sia stata realizzata dallo stesso direttore della fotografia di un film come “Delicatessen”. Leggo però che Khondji ha fotografato anche “Io ballo da sola” di Bertolucci e allora si spiega (quasi) tutto… anche se nel film di Bertolucci paradossalmente gli effetti “fiction rai/mediaset” e “cartolina” erano meno evidenti, forse per merito della regia meno sciatta, rispetto a quella alleniana, del regista nostrano.
Altra nota negativa la colonna sonora insulsa e scontata, col brano portante recuperato dal repertorio de El Pasador, cosa che avvicina il film alle nostre commedie scollacciate, soprattutto quelle dei primi anni 80. Questa caratteristica non sarebbe necessariamente un difetto, ma in questo contesto “delirante” non fa che aggravare la situazione già molto precaria. E poi, capisco che Allen ami e conosca principalmente il cinema italiano degli anni 40/50/60, ma perché tutti gli attori italiani protagonisti (uomini e donne) vanno in giro vestiti come negli anni 50? Capisco che l’episodio con Tiberi e la Mastronardi (entrambi, come notava Renato, appena arrivati da Pordenone ma con l’accento già romanissimo) sia influenzato (per non dire quasi “plagiato”) dal primo Fellini de “Lo Sceicco Bianco”, ma se gli abiti fossero stati più contemporanei non sarebbe cambiato molto. Incredibile poi la presenza di un attore come Albanese per la parte del “divo” italiano: ripensando alla grandiosa cialtroneria dello sceicco sordiano, questa scelta lascia davvero basiti. Alla fine credo che sulla scarsa riuscita del film possano aver pesato anche molte delle scelte a livello di casting, magari per “l’imposizione”, da parte di qualche agente, di “pacchetti completi” di suoi clienti. Peraltro in questo modo si spiegherebbe il perché della massiccia presenza di attori napoletani in un film ambientato a Roma.
L’episodio di Benigni, sulla carta potenzialmente interessante, è talmente poco approfondito oltre che mal recitato (soprattutto dall’attore toscano, non molto a suo agio) da risultare oltremodo irritante.
Le battute “migliori” (???) del film restano quasi tutte confinate all’episodio con Allen, ma, se si fa il paragone con le battute splendide presenti nella maggior parte dei suoi film, il risultato è francamente desolante. Dopo aver visto questa pellicola debbo necessariamente cominciare a riabilitare sia “Criminali da strapazzo” che “Ombre e nebbia”, due degli Allen che (non avendo ancora visto “Vicky Christina Barcellona”) finora, insieme a “Tutti dicono I love you” (il film di Allen, tra quelli visti, che detesto di più e che non credo potrei mai arrivare a rivalutare), considero tra i suoi meno riusciti di sempre.