È lo special di una serie televisiva ancora medita, Storie dell’anno mille, che si prolungherà per sei settimane sullo schermo casalingo. Nato da un copione di Tonino Guerra e Luigi Malerba (di cui sì può ricordare, a questo proposito, la solitaria prova registica in collaborazione con Antonio Marchi: un divertimento medioevale dal titolo Donne e soldati), Tre nel mille si propone come una variante intellettualistica e ripulita di L’armata Brancaleone. Stavolta Franco Indovina, un regista sempre attento ai valori formali, ha impaginato con finezza di tagli e sobrietà di colori le avventure di tre straccioni attraverso un’Italia turbata dal superstizioso terrore del millennio atteso come fine del mondo. Fortunato, Carestia e Pannocchia si incontrano fra i cadaveri di un campo di battaglia, partecipano a un assedio, rischiano il rogo come stregoni, catturano un leone che poi gli sfugge, cadono prigionieri di un bizzarro castellano. Barbuto, doppiato e irriconoscibile, Carmelo Bene si alterna con Giancarlo Dettori a fare la spalla di Franco Parenti, unico a cogliere nel film qualche occasione di divertimento: come quando replica, nella scena dei ritorno a casa, il personaggio di Ruzante che gli ha dato notorietà a teatro. Ma il film di Indovina, che certo si giudicherebbe meglio sulla versione integrale, appare stranamente smorto.
Da Tullio Kezich, Il Mille film. Dieci anni al cinema 1967-1977, Edizioni Il Formichiere [-]