Tutto È Musica", ci dice Domenico Modugno. Quest’anno la Mostra presenta al pubblico il celebre cantautore nella veste di regista: è il 1963 quando Modugno (insieme a Franco Migliacci e Tonino Valeri) scrive il soggetto per un film autobiografico, accompagnato da un album contenente le tracce audio del lungometraggio, in cui egli si presenta come un cerimoniere, introducendoci alle canzoni più significative della sua carriera.
Mi aspettavo fosse un musicarello, dopo i bei titoli di testa invece sembra un film autobiografico, niente di tutto ciò, è solo un insieme di canzoni con relativi video cantati da Modugno. Incomprensibile per il senso del film la parte con Franco e Ciccio e la parte con i “doppi” Modugno, insomma alla fine si rimane allibiti da tutto ciò.
Sì è un film che lascia un pò allibiti e anche annoiati. Probabilmente uno dei film musicali italiani più “fuori”. Uno all’inizio si aspetta anche un monumento egocentrico di Modugno, e invece ci si ritrova anche scenette tirate per le lunghe in cui non compare.
il film è probabilmente il tentativo di Modugno di imporsi anche nel cinema, sua vera passione e aspirazione con un film autoprodotto in cui ha messo dentro di tutto per piacere ad ogni costo, con il risultato però di non piacere a nessuno…
Io l’ho trovato interessante e mi è anche piaciuto anche se non l’ho visto interamente.
Più che altro mi è sembrato un film d’autore per il popolo, un film felliniano fatto da un cantautore popolare invece che da uno sceneggiatore letterato formatosi nell’ambiente cinematografico. A parte molte ingenuità tecniche e narrative, le sue canzoni, fortemente emotive, cinematografate, riuscivano talvolta a comunicare con una certa intensità; alla fine però rimane un collage di videoclip e scenette in un pasticcio che ha l’unico pregio della diversificazione. Rimane, comunque, oggettivamente un buon documento di storia popolare (vedi la caccia del pescespada fatta con tecniche arcaiche e con quelle voci ormai appartenenti solo al passato).