Sulla soglia del serial televisivo UFO, che all’epoca (sebbene in bianco e nero) sulla Rai raccoglieva ampi consensi, apparvero nelle sale cinematografiche una serie di lungometraggi inerenti alla serie britannica, realizzati cucendo episodi inediti ancora da mandare in onda, sfruttando l’unico punto debole che all’epoca i cinema potevano sbafare all’incontrastata Mamma Rai: il colore. Queste pellicole vennero realizzate in fretta e furia a cavallo tra il 1973 e il 1974. Le prime tre vennero prodotte e distribuite dalla romana Kent World Distributor, prima tra tutti ideatrice di questo format. Sebbene le premesse dall’aria truffaldina, questa prima trilogia si rivelò assai soddisfacente negli incassi. Quindi l’idea venne copiata dalla I.N.D.I.E.F. una società di distribuzione all’epoca collaborante con la Sampaolo film. Ormai però il pubblico si era stancato di certe cose e i due film prodotti riuscirono a guadagnarsi solo le terze visioni dei cinema parrocchiali.
È interessante focalizzarsi sulla prima trilogia poiché tutte e tre le pellicole vennero montate dal buon Bruno Mattei. Non solo, come racconta il Nostro ad un’intervista a horror.it, fu proprio lui a ideare e proporre questo progetto di cut&paste. Pare infatti che tra le sue esperienze di montatore, antecedenti a quelle di regista, Mattei si trovasse alla Rai e casualmente gli capitò di poter ammirare le copie degli episodi della serie che giungevano a Roma, ancora a colori, nella loro integrità, prima della messa in onda. Da qui quindi la nascita della geniale quanto discutibile idea.
Allarme rosso…attacco alla terra, sbarcato in sala nel 1973, realizzato montando gli episodi 19, 23 e 24, non è solo il primo lungometraggio della serie UFO, ma anche (per l’appunto) la prima esperienza in cui Mattei si trovò in qualità di factotum a dirigere e modificare (almeno in moviola) l’intero evolversi di una pellicola. Come ci tiene a ricordare, di conseguenza, formalmente il suo esordio in regia.
Mattei a parte, si tratta di un film guardabile, seppur con abbondante dose di caffeina. L’eccessivo pathos televisivo degli attori, i ridanciani effetti speciali di truka (complice ovviamente l’epoca), i parrucconi argentati o cotonati, la discutibile formula di mitizzazione dei protagonisti che brillano contro gli alieni cattivi, elementi che già all’epoca, nel contesto di una sala cinematografica, stonavano discretamente, oggi non possono che annoiare o, nel bene, far sorridere.