Disponibile su Netflix
E’ la storia di un anziano capo ultras del Napoli che a cinquant’anni si trova di fronte ad un bivio tra onorare il suo glorioso passato di leader della curva o lasciare stare tutto per un inaspettato e travolgente amore. Nel mezzo s’impegna anche per cercare di non far commettere i suoi errori ad un giovane ragazzo che vuole emularlo.
A mio avviso è un film sufficientemente riuscito anche se ha due limiti. Il primo è che non aggiunge niente di nuovo, sa di già visto. Il secondo è che a mio avviso il finale, che doveva essere l’acme della vicenda, sembra invece buttato via come se ci fosse fretta di chiudere il film.
Diversi però i punti favore. La coppia di protagonisti, Aniello Arena ed Antonia Tuppo, è validissima. Mi piacerebbe vederli in futuro alle prese con ruoli meno regionali. Bravi anche i comprimari, soprattutto Daniele Vicorito (il “Gabbiano”) la cui cattiveria ti si attacca addosso come la puzza di una carogna. Un vero “malamente”.
Anche Francesco Lettieri se la cava per essere il suo primo film. Il suo back-ground da videoclipparo si vede tutto ma mi è piaciuta la sua estetica che fa entrare in una Napoli diversa da quella normalmente mostrata al cinema. Mi scivola nel clichè (moderno ma sempre clichè) solo nella scena con il commento sonoro di Pino Daniele. Per carità, meglio zio Pino della canzone di Liberato fortunatamente relegata sui titoli di coda.
Per quanto riguarda la credibilità della storia, a mio avviso è stato fatto un buon lavoro fino al finale che invece è completamente scollato dalla realtà. Peccato perché fino a quel momento la rappresentazione di un certo conflitto generazionale nel mondo ultras era stata decente.
Interessante.