Stasera ho rivisto, dopo tanti anni, questo thriller francese del 1990.
Probabilmente qualcuno se lo ricorda, in Italia uscì al cinema, ebbe almeno un passaggio tv (su Raitre, se non erro) ed uscì in vhs per la Multivision.
Il titolo originale del film è “36 15 Code Père Noël”, che in italiano non ha molto senso ma che in francese ha il suo bel perché. “36 15”, infatti, è il codice che permetteva di connettersi al Minitel, l’antenato (un po’ sfigato, a dire il vero, ma con potenzialità interessanti) dell’attuale internet.
In Italia il Minitel ebbe ben poca fortuna mentre invece in Francia andò fortissimo e fino a qualche anno fa era ancora in funzione.
La storia del film è abbastanza semplice.
Un ragazzino di 10 anni (con una pettinatura da ergastolo) vive in un immenso castello alle porte di Parigi assieme alla mamma (proprietaria di una grossa catena di centri commerciali) e al nonno (diabetico, mezzo cieco, un po’ rinco ma in fondo simpatico).
Questo ragazzino è un incrocio tra Rambo, MacGyver e CUG. Ha riempito la casa di trappole, ha messo videocamere dappertutto per creare un sistema di videosorveglianza, ha realizzato dei poderosi marchingegni anti-intrusione…
Insomma, il classico genietto.
La notte della vigilia uno squilibrato vestito da Babbo Natale si introduce nel castello e, armato di una paletta per torte (!), bracca senza pietà il nonnino e il suo bambino.
Immaginate il resto.
Il film è ben fatto, parecchie sequenze di suspense sono ben costruite, il film è girato con gusto ed eleganza (con qualche gradevole momento tamarro), la location è tanto suggestiva nonostante tutto sia stato ricostruito in studio, la fotografia è piena di preziosismi sorprendenti, le musiche (che includono una canzone di Bonnie Tyler) sono realmente momorabili, la sceneggiatura è giustamente improbabile (ma sticazzi, funziona quasi tutto alla perfezione…), gli attori sono bravi e il bimbo Rambo, per quanto qualcuno lo potrà trovare odioso, se la cava egregiamente.
Il finale, poi, è un finto happy end che non delude