Un poliziotto e mezzo - Vento, vento portali via con te (?, 1976)

Non v’è traccia di questo film sulla rete.

Uscito in vhs su cinehollywood, il titolo che compare sui titoli di testa è Un policia y medio. Mario Bianchi è accreditato al soggetto e Fragasso alla sceneggiatura. Chi è il misterioso regista accreditato come Mario di Paola? Esiste veramente? Oppure è uno dei due registi che ho citato in precedenza?

La Cinehollywood riporta come titolo UNO SBIRRO E 1/2 ,prova a cercarlo cosi.Comunque se ti serve , la copia te la posso fare io,dammi un pochino di tempo (se ancora non li hai trovati ti ci aggiungo Karamurath e White pop jesus).Contattami via pm.

Il Gremese riporta il titolo Uno sbirro e mezzo (1976). Come regista è accreditato Mario Bianchi.

Su kultvideo la vhs

http://www.kultvideo.com/scheda.asp?item=7786&type=VHS&archivio=1

http://www.kultvideo.com/scheda.asp?item=10160&type=VHS&archivio=1

Grazie ragazzi ho già un riversamento in dvd ;), solo avevo il titolo sbagliato!

E’ un po’ più complessa la storia di questo film e dei suoi titoli. Prossimamente (forse) su altri schermi.

se non sbaglio sul Poppi viene riportato anche il titolo alternativo: “Vento, vento, portali via con te”…

Non è il titolo alternativo, è il titolo con cui è appellato in tutte le fonti ufficiali. L’altro è in realtà uno dei titoli provvisori.

Ricordavo quel titolo ma controllando il Dizionario dei registi (Gremese, a cura di Roberto Poppi) “Vento vento portali via con te” lo indica separatamente
(un film del 1975) Ma:

http://www.imdb.com/title/tt0215329/

http://ftvdb.bfi.org.uk/sift/title/552202

E’ lo stesso film, ho consultato la documentazione ministeriale.
L’equivoco nasce molto probabilmente dalle vhs, che recano tutte il titolo “Uno sbirro e mezzo” (nei titoli di testa ortografato, a differenza degli altri accrediti che sono in italiano, in lingua spagnola).

Il film andrebbe spostato nella stanza delle commedie. Ho visto i primi 8 minuti e pensavo fosse passata almeno mezz’ora, una cosa inqualificabile come quasi tutto quello che è uscito dalla factory di Mario Bianchi. Umorismo infantile e doppiaggio appiccicato in modo dilettantesco… da impazzire.

Buongiorno Frank e sucusa il disturbo si puo’ avere una copia di questo film?

Buongiorno ma non si trova una copia di questo film?

Buongiorno a lei caro luke, il film è disponibile solo in una vetusta nonché obsoleta videocassetta.

Buona caccia.

Grazie mile Gentilissimo si trova piu’ in spagna sotto il nome di un policia y medio

Trovato in rete

https://www.youtube.com/watch?v=a9_qAHke3sQ

Mario Bianchi ha sempre negato nelle sue interviste di aver diretto questo film. Si è vociferato che sia stato diretto (in buona parte) dall’aiuto regista quell’Aureliano Luppi che ebbe ad assistere l’americano Mel Welles o secondo altre fonti il tedesco Ernst Von Theumer nella direzione del capolavoro trash Lady Frankenstein. Ho scritto una rece su filmtv

3 Mi Piace

Intanto sulla baia c’è la VHS Cinehollywood in vendita

2 Mi Piace

A tutta la massa trashista mi permetto una mia modestissima recensione dedicata a tutti coloro che volendosi fare particolarmente del male decidano di imbattersi nella visione di cotanto capolavoro…

Straniante, indefinibile, ti scuote, ti martella, ti sfianca e ti sfinisce come cinefilo, come esteta, come intellettuale e forse anche come uomo.

Comico nelle intenzioni e drammatico negli esiti sia artistici che commerciali, questo film, con ritmo incalzante e dinamica helzapoppiniana, ci propina un concentrato inaudito di battute che non fanno ridere, gags penose, attori che non funzionano, personaggi assurdi, incongruenze, farneticazioni, idiozie.

Un delirio allo stato puro che riunisce quale coppia “non comica” per eccellenza l’ex vigile urbano Emilio Roy e il mediocre attore atesino Gianni Elsner. Il primo, anteriormente a questa credo unica e senz’altro fallimentare esperienza cinematografica, venne fagocitato verso la fine degli anni sessanta dal rutilante mondo dello spettacolo in qualità di dimenticabile cantante (al suo attivo una manciata di 45 giri, peraltro ricercatissimi dai cultori del brutto e una partecipazione a un’edizione del “Disco per l’Estate”). Il secondo, dopo aver collezionato particine in films minori, divenne successivamente conduttore radiofonico per quella “Radio Luna” di ciccioliniana memoria, nonchè assurse a vera e propria icona della tifoseria laziale come commentatore “a caldo” delle prestazioni biancazzurre nelle emittenti ciociare.

Questi John Belushi e Dan Aykroyd “a contrariis”, dai tempi comici sbagliatissimi, paradigmatici in tutto ciò che non si dovrebbe dire o fare in una performance anche semplicemente gradevole, sono due scalcinati poliziotti che non riescono a portare a termine nemmeno un incarico, collezionando unicamente sonore figuracce. Nel corso di una delle improbabili missioni a cui vengono inviati più che altro per liberarsi di loro, finiscono invischiati nella lotta tra due ridicole bande rivali: una formata da soli uomini capitanata dal pelato Eolo Capritti e l’altra, composta da sole donne, con a capo l’ex bluebell tedesca Rosemarie Lindt, ripresa quasi sempre a seno scoperto (non chiedeteci il motivo ma è la cosa migliore del film!). Dopo allucinanti avventure e incomprensibili peripezie, il puro caso aiuterà i nostri eroi ad assicurare alla giustizia entrambe le gangs; nelle patrie galere saranno però costrette a suggellare una curiosa e inopinata alleanza dovuta al matrimonio dei figli ritardati dei loro capi.

Mario Bianchi, distintosi come uno dei registi più corrivi e scalcinati della nostra cinematografia di genere, pur celandosi sotto l’usbergo dello pseudonimo di Mario Di Paola, ha sempre comprensibilmente negato di aver diretto questo film (e ne ha avuto ben donde!). Vergogna a parte, può darsi che la pellicola sia stata portata a termine dall’aiuto regista, quell’Aureliano Luppi che ebbe ad assistere l’americano Mel Welles, o secondo altre fonti il tedesco Ernst Von Theumer, nella direzione del capolavoro trash “Lady Frankenstein” datato 1973.

Basato su un copione a firma, fra gli altri di un allor giovane Claudio Fragasso, pessimo regista negli anni a venire (fu assistente di Bruno Mattei vi lascio immaginare!), il film pullula di trovate talmente demenziali da lasciare interdetti persino i più smaliziati trashofili.

Introdotti da un motivetto di irritante stupidità cantato in romanesco dalla tal Corinna Rosini, assistiamo attoniti e sbigottiti ai due ritardati che declamano il loro amore esprimendosi con i titoli dei films, squallida variazione di un’idea originaria del Quartetto Cetra dove ci si esprimeva con i titoli delle canzoni nella “Biblioteca di Studio Uno”. Battute come “l’amore è una cosa meravigliosa!” oppure “vieni ti porto nel nostro posto delle fragole!”, messe in bocca a miserabili figuranti, difficilmente riusciranno a distaccarsi dalle nostre memorie di esteti dell’orrido. Ciò senza tralasciare la rottura della quarta parete, nei momenti più impensati e inopportuni, con il regista (o chi per esso) che di spalle dà indicazioni ai due goffi e incapaci protagonisti; la rissa finale fra le due gangs rivali, allucinante scimmiottatura delle scazzottate alla Bud Spencer e Terence Hill, alle quali Bianchi non era certamente nuovo (vedasi il coevo “Più forte sorelle” (1973); l’urlante commissario siculo, interpretato dal sardo Efisio Cabras, che si renderà protagonista di uno dei finali più assurdi della storia del cinema: dopo essersi augurato per tutta la durata del film la morte dei due imbranati protagonisti, preso dall’esasperazione, si metterà improvvisamente a sparare all’impazzata, il tutto con non poca incredulità per noi malcapitati spettatori, espressamente invitati, prima dei titoli di coda, a far da passaparola nel caso ci fossimo divertiti!!! (vedere per credere!).

Noto anche con il diverso titolo di “Uno sbirro e mezzo”, il film, dopo una fugacissima apparizione nelle sale, è circolato verso la fine dei settanta nelle prime mitiche TV locali ante legge Mammì, per poi sprofondare nell’oblio dei films dimenticati e forse irrecuperabili. Riesumato dal catalogo della “Variety Film”, è stato recentemente trasmesso dalle reti Mediaset in orari impensati (paura che qualcuno lo vedesse?) e reso di pubblico ludibrio (ops… dominio) grazie a “Youtube”.

Un ultima curiosità: il refrain del succitato raggelante motivetto della colonna sonora verrà in seguito riciclato per musicare il protohard “Con la zia non è peccato” interpretato dalla divina Frajese.

4 Mi Piace

Sei un po’ troppo severo verso Bianchi, e soprattutto nei confronti di Fragasso. Ma la tua lunga, elaborata stroncatura mi fa venir voglia di vedere il film. Quindi, l’obiettivo lo hai raggiunto. Sempre che il tuo obiettivo fosse davvero invogliare, o quantomeno incuriosire, incauti potenziali nuovi spettatori… :grin:
P.S. Parlando più seriamente. Quanto hai scritto, conferma ciò che penso di tanti film italiani del nostro passato : ci sono opere così sciagurate, sciatte, brutte e imbarazzanti, da essere “impermeabili” a qualunque tipo di onesta e corretta rivalutazione. Sono, nella migliore delle ipotesi , oggetto di curiosità. E di doveroso, se vogliamo un po’ cinico, scherno da parte di noialtri cinefili… :shushing_face::cocktail:

4 Mi Piace

Bianchi è comunque un personaggio che al di là delle stroncature di qualche singolo film (ammesso e non concesso che questo lo abbia diretto effettivamente lui) vada comunque, se non rivalutato, considerato con affetto.
Fu il primo a sdoganare in tempi non sospetti la festa di Halloween nel suo “Nel nome del Padre, del Figlio e della Colt”, datato 1971, quando nessuno da noi sapeva cosa fosse.
Fece da ispiratore occulto all’assai più acclamato “Eyes Wide Shut” con il suo “Ad un passo dall’aurora”, datato 1989, anch’esso liberamente tratto dal “Doppio Sogno” di Arthur Schnitzler (alcuni passaggi sono molto simili per non dire quasi identici).
Nella sua simpatica e ormai celeberrima intervista a “Cine 70” sul suo “cinema pizza e fichi” ricordiamo tutti il suo sincero e appassionato excursus su una vita passata a frequentare sets scalcinati e produzioni senza una lira, confessando pure di essersi votato al porno più per ragioni di sopravvivenza che per reale vocazione.

3 Mi Piace